C'E' CHI LAVORA E C'E' CHI CHIACCHIERA

È COSI’ O SIAMO DI FRONTE ALLO SMANTELLAMENTO DELLA PUBBLICA AMMINISTRAZIONE?

 

Nazionale -

documento-analisi della Conferenza "DAL PUBBLICO IMPIEGO UN’ OPPORTUNITA’ DI SVILUPPO - Un’analisi dell’evoluzione della Pubblica Amministrazione alla luce dell’ultimo Conto Annuale 2005 della Ragioneria Generale dello Stato" - Roma, martedì 9 gennaio 2007

 

 

Siamo di fronte ad un campagna diffamatoria e criminalizzante contro i pubblici dipendenti, presentandoli come fannulloni e parassiti, in realtà il vero obiettivo è la pubblica amministrazione da colpire nella sua funzione sociale di garanzia dello stato sociale e dei rapporti tra stato e società per introdurre un nuovo modello. Un modello subordinato alle esigenze di competitività delle aziende e alle scelte politiche del governo, non più garante di uno stato sociale affidato al mercato. Così si recuperano le risorse erogate alla pubblica amministrazione e si trasformano in profitto diritti e garanzie sociali, un vero affare che trova facilmente catoni che si scagliano contro l’infame dipendente pubblico. La scelta dell’inefficienza della pubblica amministrazione per garantire i privati viene così pagata dal dipendente pubblico che si trova ad essere criminalizzato e rischia persino il proprio posto di lavoro, la colpa, aver creduto di lavorare al servizio dello stato.


ALCUNE IDEE PER DIFENDERE LA PUBBLICA AMMINISTRAZIONE E RILANCIARNE LA FUNZIONE SOCIALE:


· È NECESSARIO INDIVIDUARE UNA NUOVA FUNZIONE PER LA PUBBLICA AMMINISTRAZIONE E UN NUOVO MODELLO?
La necessità di una nuova dimensione sociale della P.A. è senz’altro indispensabile ma :
- un conto è razionalizzarla per renderla più vicina al cittadino e consentirgli di esercitare diritti e utilizzare servizi sociali quali realizzazione di diritti universali derivanti da un patto sociale 
- un conto è trasformarla in uno dei tanti servizi di un modello sociale funzionale al profitto e al sostegno di una competitività che è la forma moderna del vecchio assistenzialismo all’industria paesana. Un nuovo modello di P.A. è quella di renderla a misura di cittadino.


· È COLPA DEGLI OPERATORI FANNULLONI SE LA P.A. NON FUNZIONA?
O dello stato di abbandono in cui è volutamente tenuta l’amministrazione pubblica, gestita come luogo di clientele per il sottobosco politico e la circolazione di capitali di non sempre percorso trasparente come dimostrano gli innumerevoli scandali di cui siamo spettatori e vittime.


· LA P.A. HA PROPRI STRUMENTI DI GOVERNO O SERVE UNA STRETTA REPRESSIVA?
La P.A. ha tutti gli strumenti di gestione e controllo, dall’impianto disciplinare alla possibilità di licenziamento per giusta causa, alla mobilità volontaria e di ufficio, alla cassa integrazione a cui corrisponde la messa in disponibilità. Evidentemente quello che si vuole è un controllo senza regole degli operatori e dei servizi da essi erogati, allora si sollecitano misure eccezionali che non servono, basta applicare quelle che ci sono.


· GLI OPERATORI DELLA P.A. SONO TROPPI, E IL PRECARIATO?
Gli organici attuali sono sottostimati e sono stati formati dal blocco delle assunzioni che si protrae da anni, quindi non in maniera analitica e mirata. La carenza di organico è diffusa in tutti i comparti e diventa scandalosa in situazioni coma la sanità. Ma se gli operatori sono in eccesso perché il precariato ha assunto le dimensioni attuali? Non riteniamo possibile affermare che sono stati assunti i precari perché gli operatori stabili non hanno voglia da lavorare e allora li affianchiamo con dipendenti ricattabili che sono costretti a sopperire alla mancanza di voglia di lavorare. Se questo fosse ci troveremo davanti ad un omissione dei propri doveri istituzionali proprio da parte di chi governa che, pur avendo gli strumenti normativi per costringere i riottosi al lavoro, non lo hanno fatto. In realtà attraverso il ricorso alle esternalizzazioni si è costruita una pubblica amministrazione depubblicizzata parallela che ha svuotato di funzione i servizi istituzionali rendendoli superflui insieme agli operatori che vi lavorano. L’esternalizzazione ha istituzionalizzato il precariato e precarizza gli operatori stabili che sono collocati in servizi esternalizzati, ha creato un nuovo ambito di clientelismo e di finanziamento occulto reso più difficile all’interno della P.A. dalle inchieste fatte.


· LE RELAZIONI SINDACALI NELLA P.A.
Sono assolutamente inadeguate, indirizzate unicamente verso organizzazioni come CGIL CISL UIL, completamente istituzionalizzate e ormai in via di trasformazione definitiva con la gestione dei fondi pensione. Dei veri e propri broker che con i soldi dei lavoratori giocheranno a fare gli imprenditori. Le RSU sono paralizzate dai lacco a laccioli inventati con i regolamenti interni rendendo i singoli delegati mere comparse. La libertà sindacale è in pericolo, si impedisce la vita di organizzazioni sindacali alternative istituendo l’obbligo della firma dei contratti e degli accordi per poter esercitare la propria attività. Perché si ha paura di un confronto vero con i lavoratori e i propri rappresentanti ch3 gli stessi si scelgono liberamente.


· LA SCELTA DELLE TRASFORMAZIONI, PRODUTTIVITA’, LIBERALIZZAZIONI
È una scelta liberista di smantellamento della macchina statale quale garante dei rapporti sociali, della redistribuzione della ricchezza attraverso l’erogazione di servizi e prestazioni di carattere universale e gratuito. Le liberalizzazioni affidano al mercato la definizione del nuovo patto sociale all’interno del quale sj ha diritti se sei un consumatore e non più se sei un lavoratore. E si che per consumare si ha bisogno di un reddito che però non deriva più dal lavoro stabile ma dalla propria disponibilità ad adeguarsi alle esigenze del mercato, senza diritti e senza garanzie. La misura della produttività della P.A. è funzionale solo alla logica imprenditoriale, la semplificazione amministrativa è solo un alibi per consentire una riduzione di servizi e organici.


· IL MEMORAMDUM (in allegato il testo della bozza)
Devasta l’impianto normativo della P.A. distruggendone i meccanismi di autonomia e si assume come modello quello dell’impresa, con una dirigenza decisionale e decisionista che scardina le garanzie normative e introduce il rapporto fiduciario individuale. Più che una riforma della P.A. è un vero e proprio colpo di mano che viene consentito dall’assenso di CGIL CISL UIL con l’introduzione rapida dei fondi pensione e del tfs nel pubblico impiego. Ogni cosa ha il suo prezzo.


· L’AUTHORITY PER LA VALUTAZIONE DELLE STRUTTURE E DEL PERSONALE PUBBLICO.
È l’organismo esterno che realizza il progetto contemplato nel memorandum, definitivamente esautorata la dirigenza della P.A. questo ente assume caratteristiche maccartiste per una nuova caccia alle streghe. Una nuova condizione che non lascia ombra sulla reale volontà de governo.


· LA DIRIGENZA DELLA P.A.
Ha una sua responsabilità storica, quella di aver sempre prestato ascolto alle logiche dei partiti politici e non agli utenti e ai lavoratori, scelta con meccanismi di garanzia politica di cui l’attuale spole system è la versione più raffinata, ora rischia una resa dei conti perché non più funzionale ai processi di trasformazione. Tra una dirigenza prodotta dall’interno in maniera clientelare e una imposta dall’esterno, ci deve pur essere una via di mezzo che garantisca professionalità, conoscenza, affidabilità, imparzialità e correttezza.


· TFS
La trasformazione della liquidazione in capitale di rischio ipoteca anche la vecchiaia di questi operatori, fannulloni si ma il loro denaro accantonato fa gola per costruire la famosa competitività del sistema paese.


· CONTRATTI
I contratti di lavoro non hanno più alcuna scadenza fisiologica, vengono rinnovati con proroga utilizzando poi il versamento degli arretrati come incremento assurdo del costo del lavoro. Senza contare la miriade di forme contrattuali inventate con frammentazione degli operatori, caduta delle garanzie, salario ridotto, diritti negati. E per rinnovarli fuori tempo e in ritardo è necessario ricorrere a forme di lotta che poi vengono annoverate come eccesso di conflittualità del settore che non ne consente l’efficienza e la funzionalità. Il nuovo modello contrattuale deve essere comprensivo della possibilità di confronto sulle trasformazioni in atto e sul modello dei servi della P.A. e non ridotto a scadenze temporanee senza discussione.


· UTENZA STRUTTURATA E UTENZA SOCIALE
L’utenza viene utilizzata come scudo per portare avanti i processi di destrutturazione della P.A., ricordiamo l’ultima denominazione in clienti. L’utenza strutturata è l’insieme delle associazioni, opportunamente finanziate, che rappresentano istituzionalmente le istanze dell’utenza sociale. Costruite sul modello americano, la loro indipendenza dalle forze politiche è del tutto immaginaria. Il loro compito adeguarsi ai progetti governativi, surrogare l’impegno diretto dei settori sociali, creare le condizioni nell’opinione pubblica per costruire consenso alee scelte politiche. Quasi sempre contro i lavoratori pubblici dipinti come coloro che negano servizi e diritti. L’utenza sociale che per problemi di reddito dipende unicamente dalla funzionalità della P.A. viene tenuta in secondo piano, costretta a richiamare l’attenzione con esplosioni di rabbia che naturalmente vengono censurate. L’utenza di sportello è quella che condivide ogni giorno i problemi dei lavoratori pubblici ed è sensibile alle loro battaglie per l’efficienza della P.A..


· I LUOGHI E GLI AMBITI DEL CONFRONTO
Il confronto sindacale sulle trasformazioni è praticamente inesistente. La nuova concertazione come scelta di confronto, in realtà è un processo di ridimensionamento della presenza sindacale nel paese trasformandone funzione e natura. I fondi pensione sono l’elemento di svolta di questa trasformazione, il confronto sindacale si fa selezionando coloro che sono interni al progetto e discriminando coloro che non lo condividono. I tavoli tecnici sono ininfluenti e si presentano come una semplice rappresentazione del confronto, le decisioni vengono prese altrove e il consenso diventa obbligato. Come si può confrontarsi se o si può influire sulle decisioni, ma solo ratificarle.


Dati della Ragioneria dello Stato rielaborati in riferimento agli anni 2001 –2005:
· TABELLA 1
Si analizzano i dati sul numero dei dipendenti pubblici a tempo indeterminato e con contratti precari nel periodo 2001 e 2005 nei diversi comparti con le variazioni nel quinquennio preso in esame.
· TABELLA 2
Si presentano i dati relativi alle assunzioni e alle cessazioni negli anni 2001/2005 con le variazioni riferite al, 2005.
· TABELLA 3
I dati fanno riferimento ai lavoratori con contratti a tempo indeterminato e con contratti precari nei rispettivi comparti nell’anno 2005 e verificano la distribuzione del personale e del costo del lavoro nei rispettivi comparti.
· TABELLA 4
I dati considerano il costo del lavoro al 2005 generale per comparto in euro e il costo unitario medio per unità.

 

 

Materiali allegati (scarica la cartella zippata allegata) :
- Tabelle 1,2,3,4
- Testo del documento
- Volantino "fannulloni"


11 gennaio 2007 - L'Unità

Fischi e urlacci contro i «Nullafacenti» del professor Ichino
Contestazione di Rdb e Cub alla presentazione romana del libro, dove si auspica il licenziamento degli statali fannulloni

Roma - L’avevano annunciata e puntualmente la contestazione è arrivata: nei confronti del professor Pietro Ichino, docente di diritto del lavoro a Milano, autore di alcuni articoli apparsi sul Corriere della Sera e poi raccolti in un libro Mondadori, dal titolo che dice tutto: «I nullafacenti. Perchè e come reagire alla più grave ingiustizia della nostra amministrazione pubblica». I "nullafacenti" sono dunque, i dipendenti pubblici fannulloni e il rimedio, secondo il professor Ichino, può essere uso solo: il licenziamento. Alla presentazione del libro, ieri pomeriggio a Roma, alla Camera, nella sala del Cenacolo, militanti delle Rdb e dei Cub si sono presentati, come promesso, per fischiare Ichino. Poche ore prima, uno dei portavoce delle Rdb, Tonino Adornato, dipendente delle agenzie fiscali, nel corso di una conferenza stampa, aveva denunciato: «Ma il professor Ichino lo sa cosa facciamo? Perchè non viene nei nostri uffici anzichè girare da un convegno all’altro? E lui, poi quanto insegna all'università?». E un dirigente nazionale delle Rdb, Nazzareno Festuccia aveva insistito: «È in atto una campagna diffamatoria e criminalizzante dei dipendenti pubblici che mira a raccogliere consenso sociale per raggiungere il vero obiettivo che è la devastazione della pubblica amministrazione attraverso una riforma che vuole colpire la sua funzione sociale per sostituirla con un modello subordinato alle esigenze delle imprese e alle scelte politiche del governo, non più garante di uno stato sociale affidato al mercato».
Nel pomeriggio, alla presentazione, come previsto e come annunciato, per un’ora solo proteste e fischi e grida di «buffoni, buffoni, fascisti, fascisti», soprattutto da parte di quanti, per lo più delle Rdb, chiedevano di entrare in sala. Poi un’intesa è stata raggiunta e Nazzareno Festuggia è stato ammesso all’incontro. Fuori sono rimasti molti altri, compresi rappresentanti sindacali e giornalisti. La sala scelta si è rivelata non sufficientemente grande.
Tra i pochi che hanno potuto ascoltare e parlare c’erano Bruno Tabacci (Udc), che ha criticato la scomparsa dei controlli e la moltiplicazione dei centri di spesa; il presidente dell'Antitrust Antonio Catricalà che ha insistito sul controllo dei centri di spesa, auspicando un cambiamento di mentalità, prassi, e dati strutturali; Paolo Nerozzi, segretario confederale della Cgil, che ha ricordato le proposte sindacali in tema di mobilità e ha indicato un nuovo problema: quello dei precari. E infine l’attesissimo Nicola Rossi, il parlamentare già diessino, che ha spiegato come risolvere i problemi della Pubblica Amministrazione significherebbe abbattere costi per un ammontare che oscilla tra l'1 e il 2 per cento del Pil, con vantaggi per le imprese e le famiglie pari al doppio di quello che si è riuscito a dare con questa finanziaria con il provvedimento sul cuneo fiscale.


10 gennaio 2007 - Agi

PUBBLICO IMPIEGO, RIFORMA DEL TFR E MOBILITA'

Roma - Riforma del tfr e piu' mobilita' con i nuovi contratti del pubblico impiego. 'Il ministro della Funzione Pubblica Luigi Nicolais - scrive il Sole 24 Ore - punta a siglare con i sindacati un' intesa il 18 gennaio e prospetta entro fine mese l' estensione agli statali della normativa sul Tfr'. 'Attraverso incentivi si favorira' il passaggio dei dipendenti in comparti diversi - spiega il quotidiano economico -. Si potra' spostare il personale da ministeri ad Enti locali e da una provincia all' altra, nell' ambito della stessa regione'. 'Cgil e Uil aprono agli statali, alt della Cisl' il titolo del Corriere della Sera che riferisce del dibattito interno al sindacato sulla riforma della pubblica amministrazione che approda sul tavolo del conclave di Caserta. 'Ci sono le premesse perche' gia' quest' anno anche altri comparti del pubblico impiego si aggiungano alla scuola' scrive il Messaggero annunciando un decreto 'a gennaio'. Il quotidiano romano pubblica anche un focus sulle prospettive per circa 2 milioni di dipendenti pubblici: 'Una pensione pari a meta' dello stipendio'. 'Slogan e picchetti contro Ichino' il titolo di Repubblica sulla contestazione mossa dai dipendenti pubblici delle Rdb-Cub al giurista secondo il quale i 'nullafacenti' nel pubblico impiego si dividono in 'volontari (e per questi deve scattare il licenziamento) e 'improduttivi' per ragioni organizzative e che ha chiesto una Autorita' in grado di misurare l' efficienza della pubblica amministrazione al fine di premiare i comportamenti virtuosi e punire i casi contrari. Lo stesso Ichino, intervistato dal quotidiano diretto da Ezio Mauro sdrammatizza la contestazione e afferma: 'Le mie tesi? Urticanti ma utili'.


10 gennaio 2007 - Agipress

Statali contro il ministro annunciano una stagione di lotte

"Giornata intensa quella di ieri per il Ministro della Funzione Pubblica Nicolais, la mattina ad un convegno sulla Pubblica Amministrazione della Uil e il pomeriggio alla presentazione del libro di Ichino sui "Fannulloni" organizzato dal sindacato dei giovani dirigenti pubblici", commenta Giuliano Greggi responsabile nazionale RdB-CUB P.I.
"E' difficile non ironizzare sul fatto che coloro che si candidano a riorganizzare la Pubblica Amministrazione non sono nemmeno in grado di organizzare un convegno, visto il rilevante numero di invitati rimasti fuori dalla presentazione del libro a causa della limitata capienza della sala", prosegue Greggi. "Meno divertente è constatare che il Ministro ha ribadito a platee diverse gli stessi concetti: scippo della liquidazione anche per i lavoratori pubblici, per alimentare i Fondi pensione gestiti da Cgil, Cisl e Uil, in cambio del rinnovo dei contratti in cui si prevede l'uso selvaggio della mobilità e tutte le norme idonee ad accompagnare i processi di smantellamento della Pubblica Amministrazione".
"Questi provvedimenti - dichiara il responsabile RdB P.I. - inseriti nel famigerato Memorandum sul quale stanno lavorando i dirigenti della Funzione Pubblica insieme a quelli di Cgil Cisl e Uil, e che a detta del Ministro sarebbero in dirittura d'arrivo, oltre a fare i conti con la litigiosità interna della maggioranza, dovranno vedersela con il malcontento crescente nel Pubblico Impiego, che da anni paga un prezzo pesantissimo in termini economici, di diritti e di dignità, e non è più disposto a sottostare ad altre vessazioni".
"Le RdB-CUB P.I. contestano fermamente l'idea di Pubblica Amministrazione proposta da Nicolais, Confindustria e sindacati concertativi, e le contrappongono quella di una Amministrazione più vicina al cittadino, garante dei diritti universali e rispettosa dei diritti dei propri dipendenti, su cui è necessario investire e non tagliare. In queste condizioni la stagione che abbiano davanti sarà una dura stagione di lotte per l'affermazione di una diversa idea di Stato Sociale e diritti dei lavoratori", conclude Greggi.


10 gennaio 2007 - Il Manifesto

Il pubblico impiego rischia l'incendio
«Memorandum» e «authority di valutazione»: per la Cub-RdB sono un passaggio fondamentale per lo «smantellamento» della pubblica amministrazione
di Francesco Piccioni

Roma - Le grandi manovre sul pubblico impiego - cambiamenti legislativi, regolamentari, organizzativi - stanno naturalmente sollevando le preoccupazioni dei diretti interessati. Anche perché questi cambiamenti avvengono sotto l'incalzare di «una campagna diffamatoria e criminalizzante» che ha come capofila riconosciuto il prof. Pietro Ichino, giuslavorista di origine Cgil ma ormai diventato «ariete d'assalto» dei giornali confindustriali, Corriere della sera in testa.
A dare voce alle preoccupazioni degli statali è in questo momento soprattutto la Cub-RdB, sindacato di base che negli anni ha acquisito un grande peso nella pubblica amministrazione (p.a.). E lo ha fatto sia con una puntuale «decostruzione» dei principali luoghi comuni agitati sul tema, sia con una civile contestazione alla presentazione del libro del prof. Ichino contro i «nullafacenti». Veramente sfortunato, quest'ultimo. Ha fatto buon viso a cattivo gioco, invitando i sindacalisti RdB a partecipare alla discussione, salvo poi doverli far respingere per «esaurimento dei posti in sala». Inevitabile, a quel punto, che ogni successivo partecipante all'incontro finisse malamente apostrofato («buffoni» e «fascisti») dai manifestanti. Se avessero potuto sentire quello che poi ha detto il livello dei fischi sarebbe probabilmente aumentato.
Nessun dubbio, anche per le RdB, che sia «indispensabile individuare una nuova funzione e un nuovo modello», ma «un conto è razionalizzare la p.a. per renderla più vicina al cittadino», un altro è «trasformarla in uno dei tanti servizi di un modello sociale funzionale al profitto». Sotto tiro è la logica delle privatizzazioni e esternalizzazioni che, ad esempio nel settore del controllo e dell'esazione fiscale, ha prodotto ben 12 diversi soggetti (pubblici, semipubblici, privati) che concorrono allo stesso obiettivo senza minimamente dialogare tra loro.
Che il modello non funzioni, è insomma certo. Sulle cause, però, la diagnosi è molto distante dalla vulgata mediatica, fino a delineare un'intenzionale «scelta dell'inefficienza» per prepararne più facilmente lo smantellamento. Una riprova arriva esaminando l'argomento della pretesa «ingovernabilità» dei lavoratori del settore. Ci sono infatti «tutti gli strumenti di gestione e controllo, dall'impianto disciplinare alla possibilità di licenziamento per giusta causa, alla mobilità volontaria e di ufficio, alla cassa integrazione (la messa in disponibilità)». Il fatto che «per prassi» non siano usati non può essere addebitato a chi lavora; semmai al clientelismo politico, che ha fatto per decenni del pubblico impiego terra di conquista.
Smentito dai fatti anche il refrain sul numero «eccessivo» di statali in servizio. I 250.000 precari (senza contare la scuola) stanno lì a dimostrare come il blocco del turnover abbia lasciato funzioni essenziali scoperte: e non ha senso affermare che siano i precari a lavorare al posto di quelli «col posto fisso», perché allora si dovrebbero licenziare (o peggio) tutti i dirigenti che hanno nei loro reparti un precario. Senza parlare del «piccolo dettaglio» che i dipendenti pubblici sono stati assunti per concorso e debbono prestare giuramento al momento dell'ingresso al lavoro (con le conseguenze del caso).
Ma la chiave dello «smantellamento» della p.a. viene individuata nel combinato disposto tra «memorandum» ministeriale e «authority per la valutazione delle strutture e del personale». Con il primo si vuole introdurre un «criterio di produttività» (peraltro «difficile da misurare», viene riconosciuto dagli stessi proponenti); con la seconda si va a esautorare l'attuale dirigenza («prona ai partiti»), aprendo la strada alla sua sostituzione con «tecnocrati» di incerta provenienza.
Quanto al rapporto con l'utenza, viene proposta un'interessante distinzione tra quella «sociale» (o «di sportello»; effettiva, insomma) e quella «strutturata» (associazioni di consumatori e similari), in cui viene riconosciuta una filazione più o meno occulta con i partiti politici e i loro «progetti di riforma»). E' qui che affonda la certezza degli RdB di non essere «isolati», nonostante la campagna mediatica e l'asserita «complicità» dei sindacati confederali del settore, apertamente accusati di star percorrendo ormai la strada che li porterà ad essere «fornitori di servizi» e «gestori di fondi pensione»; non più «rappresentanti dei lavoratori». Il clima si surriscalda intorno a nodi decisivi; e anche la vis polemica fatica a essere contenuta.


10 gennaio 2007 - Corriere della Sera

IL GIUSLAVORISTA
«Con i contestatori abbiamo dialogato»
di Enrico Marro

ROMA — «Con i manifestanti ho parlato prima del convegno. Abbiamo discusso in un modo abbastanza sereno, sia pure su posizioni molto distanti». Per il professor Pietro Ichino quella di ieri è stata una giornata campale. «Ma ne è valsa la pena, sono soddisfatto, c'è stata una partecipazione di pubblico molto appassionata», dice il giuslavorista al termine del secondo dei due convegni che lo hanno visto impegnato ieri nella capitale per illustrare le sue posizioni sulla riforma del pubblico impiego. «Vedo un clima di forte sostegno», dice Ichino.
Certo c'è stata anche la contestazione delle Rdb-Cub, i sindacati di base che accusano il professore di voler licenziare i dipendenti pubblici. Ichino, nel convegno del pomeriggio, ha spiegato che il suo intento è «esattamente il contrario: io chiedo di distinguere la piccola minoranza di fannulloni volontari dalla grande maggioranza dei dipendenti pubblici bravi, che non ne possono più di essere trattati allo stesso modo di quelli che non lavorano». E prima di entrare nella sala del Cenacolo ha appunto discusso con alcuni rappresentanti delle Rdb. La contestazione in realtà c'è stata dopo, quando, a convegno iniziato, ai sindacalisti di base non è stato consentito di entrare. «La sala era strapiena — spiega Ichino — e non c'erano più neppure posti in piedi. Gli organizzatori hanno però invitato due rappresentanti delle Rdb a entrare proponendo loro anche di partecipare». In effetti un loro intervento era stato annunciato dal moderatore, ma poi non si è presentato nessuno.

Ichino: «I fannulloni vanno isolati.
I primi a non poterne più sono i lavoratori onesti»
di Enrico Marro

ROMA — Racconta il ministro delle Riforme, Luigi Nicolais: «Otto anni fa, all'Università di Napoli, feci licenziare due ricercatori che non venivano da anni in ufficio. Ma dopo cinque anni sono stati riammessi in servizio in seguito a una sentenza del Tar, confermata dal Consiglio di Stato. Se le cose non vanno, non è solo colpa dei dirigenti. C'è un sistema legislativo che va rivisto». La platea della sala del Cenacolo, composta in buona parte proprio da dirigenti pubblici, annuisce. Racconta il presidente dell'Autorità antitrust, Antonio Catricalà: «Nel luglio del 1980, al primo giorno di lavoro, un postino fu sorpreso a buttare la corrispondenza nella spazzatura anziché consegnarla ai destinatari. Fu licenziato, ma poi il Tar e il Consiglio di Stato annullarono il licenziamento con la motivazione che il giovane era emozionato e quel giorno faceva caldo». I sorrisi divertiti sono inevitabili. Ricorda il giuslavorista Pietro Ichino: «Il professor M. che dovrebbe insegnare in una scuola al centro di Milano e che non va al lavoro da anni, come ho denunciato sul Corriere della Sera, è stato identificato, ma ai giornalisti che lo hanno intervistato ha riso in faccia dicendo: "Ci rivediamo tra un anno e scommettiamo che sarò ancora al mio posto?"». Uno «scandalo», sottolinea Ichino tra l'approvazione generale.
Tre casi concreti che spiegano meglio di tante analisi quanto sia difficile affrontare il tema sollevato da Ichino nel suo ultimo libro («I nullafacenti») e ieri al centro del convegno organizzato dall'Agdp, l'associazione dei giovani dirigenti della pubblica amministrazione, dal titolo: «Licenziare i fannulloni?». Tema tanto più delicato perché riemerge mentre nel dibattito sull'agenda politica per il 2007 c'è la riforma della pubblica amministrazione. Se ne parlerà nel «conclave» dell'Unione, che il presidente del Consiglio Romano Prodi aprirà giovedì a Caserta, e ne discutono da mesi governo e sindacati, senza che ancora si sia arrivati alla firma del previsto memorandum d'intesa. La partita si gioca in un clima teso, sia perché i contratti pubblici non sono stati ancora rinnovati sia perché la sinistra radicale dà battaglia: no alla riduzione degli organici, no alla mobilità, no ai licenziamenti, sì invece alla regolarizzazione dei precari, sono le loro parole d'ordine. E ieri qualche decina di sindacalisti di base aderenti alle Rdb-Cub ha manifestato in vicolo Valdina, a Roma, fuori dalla sala del Cenacolo. Bandiere, cartelli, distribuzione di volantini e poi grida di protesta («buffoni, buffoni, fascisti») quando non è stato permesso loro di entrare perché nella piccola sala non c'era più posto.
Dove invece, per la Cgil, ha parlato il segretario confederale Paolo Nerozzi. Che, pur dicendosi favorevole a una «riforma profonda», ha subito aggiunto: «Non si può però pensare di colpire gli uscieri per consentire magari ai professori universitari di insegnare 3 ore al mese e fare altri 6-7 lavori». Più sostegno ai fautori di una riforma energica sembra invece arrivare dalla Uil. Il segretario, Luigi Angeletti, ha invitato Ichino a un convegno della sua organizzazione, ieri mattina, e ha confermato il suo impegno per la «meritocrazia e la produttività». Che cosa poi questo significhi in concreto il leader della Uil lo ha spiegato proponendo di «definire criteri che siano il più possibile oggettivi per misurare la qualità del lavoro delle persone e quindi incentivarle retribuendole meglio». Il segretario della Uilm (metalmeccanici), Tonino Regazzi, si spinge molto più in là e si schiera, unico tra i sindacalisti, apertamente in favore di Ichino: «Le sue parole sono condivisibili: la verità è che vi sono dei settori protetti in cui non succede mai nulla mentre in quello metalmeccanico siamo abituati alle ristrutturazioni». Su tutt'altro fronte la Cisl, che non gradisce il più intenso rapporto che indubbiamente esiste tra il ministro e la Cgil. Il leader della Funzione pubblica- Cisl, Rino Tarelli, avverte Nicolais di non dare per scontata la firma del memorandum per il 18 gennaio, aggiungendo che la Cisl è pronta allo «sciopero generale» se non verrà coinvolta nella riforma.
Dibattiti e convegni a parte, sui punti caldi la situazione è al momento questa. Licenziamenti: Nicolais ha ricordato il disegno di legge sulla licenziabilità dei dipendenti pubblici che hanno commesso reati, anche se patteggiano. Fare di più è difficile. Mobilità: il sindacato si dice pronto, ma solo a spostamenti volontari e il ministro precisa «da ufficio a ufficio non da amministrazione ad amministrazione». Il resto è «utopia», taglia corto Catricalà. Meritocrazia: «Si può valutare l'operato degli uffici non quello dei singoli», dice Nicolais.


10 gennaio 2007 - La Repubblica

I dipendenti pubblici delle Rdb-Cub alla presentazione del libro del giurista. Grida di "buffoni" e "fascisti" agli organizzatori
Slogan e picchetti contro Ichino
I sindacati di base contestano il convegno "licenziare i fannulloni?"
di LUCIO CILLIS

ROMA - Prima, al mattino, una conferenza stampa delle rappresentanze di base-Cub. Poi, nel pomeriggio, a pochi passi dalla Camera, la contestazione, con tanto di picchetti, fischi e qualche urlaccio («fascisti, buffoni») lanciato da alcuni lavoratori pubblici dei sindacati di base all´indirizzo del giuslavorista Pietro Ichino e ai partecipanti al seminario "Licenziare i fannulloni?", ispirato al libro di Ichino "I nullafacenti".
Nel suo libro, il professore Ichino, docente di Diritto del lavoro all´università di Milano ed editorialista del Corriere della Sera, punta l´indice sui dipendenti pubblici inefficienti e rilancia la proposta di «licenziare i nullafacenti volontari», mentre per il «nullafacente improduttivo per gravi difetti organizzativi, va rotto il circolo vizioso che paralizza dirigenti e sindacati, prevedendo anche incentivi». Lo stesso autore ha lanciato l´idea di una Authority per la valutazione dell´efficienza e produttività delle strutture pubbliche e dei dipendenti.
All´appuntamento di ieri pomeriggio si sono così presentate diverse decine di manifestanti delle Rdb-Cub pronte a rispedire la proposta al mittente. «Il mio salario non è al passo col carovita», «ma non dovrebbe essere licenziato chi partecipa a certi convegni e non io?» sono solo alcuni degli slogan usati dai lavoratori. Pietro Ichino, giunto al rendez-vous, ha scambiato qualche battuta con i contestatori, invitandoli a partecipare al dibattito in una sala blindata per problemi di sicurezza e già al limite della capienza. I sindacalisti invitati non si sono però presentati, e fuori dalla sala la protesta ha assunto toni più duri. «Licenziare un dipendente "fannullone" su 100 per restituire efficienza al settore pubblico? Ma Ichino sa davvero cosa facciamo? - dice Tonino A., dipendente delle agenzie fiscali - noi, che abbiamo contribuito alla lotta all´evasione aspettiamo ancora il premio di produzione del 2004». Duro anche il dirigente nazionale delle Rdb, Nazzareno Festuccia: «È in atto una campagna diffamatoria dei dipendenti pubblici».
«Condivido in pieno le tesi di Ichino - commenta invece Bruno Tabacci, deputato Udc - nel nostro Paese nessun governo ha avuto il coraggio di rinnovare la Pa puntando alla qualità». Per il presidente dell´Antitrust Antonio Catricalà, «uno dei mali della Pubblica amministrazione resta la lottizzazione» mentre secondo l´economista Nicola Rossi, che nei giorni scorsi ha annunciato l´uscita dai Ds, «il risolvere i problemi della Pa abbatterebbe costi tra l´1 e il 2% del Pil».

Il professor Ichino sdrammatizza la contestazione. "Li abbiamo anche invitati a parlare"
"Protesta civile poi degenerata Le mie tesi? Urticanti ma utili"
Occorre poter valutare l´efficienza nel pubblico impiego
di ALBERTO CUSTODERO

ROMA - «La protesta dei sindacati è stata molto civile, hanno distribuito volantini e un documento molto significativo. Non ho assistito, però, alla degenerazione della loro manifestazione perché ero già entrato nel salone del seminario». Il professor Pietro Ichino non pare scosso dalla contestazione delle Rdb-Cub alla presentazione del suo libro «Nullafacenti».
Professor Ichino, non è la prima volta che i sindacati protestano contro le sue idee e i suoi libri. Il responsabile giuridico della Cgil, Giovanni Nuccaro, la attaccò in febbraio per il suo libro "A che serve il sindacato? ".
«Non posse negare che le mie tesi siano qualche volta un po´ "urticanti" per i sindacati. Ma succede poi sempre che a distanza di tempo il sindacato si renda conto che sono idee sui cui vale la pena di riflettere e discutere. E questo mi è stato riconosciuto proprio al seminario da Paolo Nerotti, uno dei segretari della Cgil».
Con la Cgil ha un rapporto di odi et amo: ha la tessera da quasi 40 anni, ma ne è stato controparte all´Enav (controllori di volo), durante il ministero Bersani. I sindacati di base e indipendenti, invece, ieri l´hanno contestata gridando «buffoni, fascisti».
«La sala del convegno era strapiena. I commessi hanno ritenuto di fare entrare solo due rappresentanti delle Rdb-Cub, ai quali la presidenza del meeting ha offerto la possibilità di intervenire. Nel momento in cui, però, avrebbero dovuto prendere il microfono, verso le 18,30, non si sono presentati».
I sindacati erano arrabbiati forse anche perché non si sono dimenticati la sua provocazione di quest´estate quando propose una sorta di "decimazione": licenziare un dipendente "fannullone" su 100 per restituire efficienza al settore pubblico.
«Mai parlato di "decimazione". Nel momento in cui si decidesse di procedere a una riduzione degli organici pubblici, in quel caso preferirei che avvenisse secondo criteri di produttività, e non secondo la prossimità alla pensione. Poi, però, l´idea della riduzione degli organici pubblici è stata accantonata. E si è iniziato a parlare dell´attivazione di meccanismi per la valutazione dell´efficienza nella pubblica amministrazione».
Ma non è facile valutare in modo oggettivo il funzionamento della pubblica amministrazione. Come si può fare?
«La mia proposta è di garantire la possibilità da parte di chiunque di accedere subito e gratis a tutti i dati di cui dispongono i nuclei di valutazione. A questo proposito c´è già una legge federale Usa che stabilisce proprio l´accessibilità totale ai dati (pubblicati in rete), relativi al funzionamento di qualsiasi organismo che funzioni con fondi pubblici».
L´ipotesi di una mobilità per gli statali è stata bollata come una "utopia" dal presidente dell´Antitrust, Antonio Catricalà, proprio alla presentazione del suo libro.
«La mobilità è prevista dalla legge. In un Paese civile non dovrebbe essere messa in discussione. Sarebbe come discutere se applicare la legge o no».


10 gennaio 2007 - Italia Oggi

Ichino finisce sotto assedio per la lotta ai fannulloni della p.a.
di Stefano Sansonetti

Roma - Pietro Ichino è finito sotto assedio. La figura di fustigatore dei fannulloni della pubblica amministrazione, dopo la sua ultima fatica letteraria (´I nullafacenti'), gli sta creando non pochi problemi. E ieri se ne è avuto un assaggio con una doppia contestazione che il giuslavorista ha dovuto subire: una più contenuta da parte della Uil, in occasione di un convegno sull'efficienza dei dipendenti pubblici; una più dura da parte delle Rdb-Cub, all'interno di un incontro sul suo libro che si è svolto alla camera dei deputati.
In realtà lo stato d'assedio non è una novità per il giuslavorista: qualche anno fa era già finito nel mirino delle brigate rosse. E per lui, già collaboratore di Marco Biagi, si è aperto un periodo difficile, con tanto di scorta e guardie del corpo che tutt'ora lo seguono ovunque. Lo stesso Ichino, all'epoca, pubblicò una lettera rivolta ai terroristi in cerca di dialogo. ´Hanno messo sotto tiro anche me, dopo Massimo D'Antona e Marco Biagi, perché sono un uomo del dialogo', ha recentemente ricordato in un'intervista al quotidiano Libertà di Piacenza.
Adesso, però, l'atmosfera che si è creata attorno al professore milanese si sta rifacendo pesante. Bastava seguirlo ieri, nei due appuntamenti che lo hanno coinvolto, per capire le pressioni che vanno concentrandosi sulla sua figura. In mattinata, infatti, c'è stato un intervento a un convegno organizzato dalla Uil dal titolo ´Dare valore al lavoro pubblico: qualità, meriti e cittadinanza'. ´Un'iniziativa coraggiosa da parte del sindacato', l'ha subito ribattezzata il giuslavorista proprio all'inizio del suo discorso. Che una sigla ponga al centro di una giornata di studi i problemi dell'efficienza e della produttività dei dipendenti pubblici, ovvero di una delle maggiori sacche di consenso politico e sindacale, per Ichino infatti era una buona notizia. Quando però ha iniziato a illustrare le sue idee in tema di Authority di controllo sull'efficienza e sulla trasparenza della pubblica amministrazione, con tanto di licenziamento delle mele marce che la popolano, la platea ha subito cominciato a rumoreggiare. Il professore, le cui idee sono già state trasfuse in una proposta di legge già depositata in parlamento, ha trovato solo l'appoggio accorato del vicepresidente di Confindustria, Pasquale Pistorio. Poco prima il segretario confederale della Uil, Paolo Pirani, si era richiamato alla necessità di introdurre sistemi di meritocrazia e misurazione all'interno della pa. Senza però arrivare alle conclusioni di Ichino: al punto che Angeletti, raccogliendo il consenso convinto del pubblico, ha concluso i lavori dicendo che i licenziamenti non servono a niente.
Nel pomeriggio, invece, il professore della Statale di Milano è andato alla camera per parlare dei ´Nullafacenti', il suo ultimo libro che punta il dito sui dipendenti pubblici fannulloni auspicandone una valutazione più severa che eventualmente può anche culminare nel licenziamento. Qui, però, si è imbattuto nella violenta contestazione delle Rdb-Cub. Un'ora circa di fischi e proteste da parte delle rappresentanza di base, i cui leader intendevano accedere alla sala e partecipare ai lavori. Dopo mezz'ora di trattativa, però, si è giunti al compromesso. E così al responsabile del pubblico impiego delle Rdb, Lazareno Festuccia, è stato consentito di prendere parte all'incontro, mentre gli altri lavoratori sono rimasti fuori. In nome del principio del dialogo a cui Ichino, anche stavolta, ha deciso di attenersi.


10 gennaio 2007 - QN Quotidiano Nazionale

E I SINDACATI RDB-CUB FISCHIANO ICHINO

Roma - PROTESTE E FISCHI per circa un’ora da parte dei lavoratori pubblici della Rdb-Cub ha accolto i relatori e gli invitati al seminario dal titolo «Licenziare i fannulloni-Dieci idee per ripensare le pubbliche amministrazioni» organizzato ieri nella sala del Cenacolo della Camera dei deputati in occasione della presentazione del libro di Pietro Ichino «I nulla facenti».


9 gennaio 2007 - Dire

STATALI. RDB: LA MOBILITA' E' SOLO UN MEZZO PER SMANTELLARE PA
'POSSIBILE SOLO SE C'E' UN NUOVO MODELLO DI SISTEMA'

Roma - "La mobilita' nella pubblica amministrazione e' un falso problema. Il vero obiettivo non e' spostare i dipendenti per reali esigenze ma solo avere un mezzo legale per smantellare i servizi sociali offerti dalla Pa. Con la ristrutturazione del settore che insegue da anni il Tesoro". Come prevedibile e' netto il no delle Rappresentanze di Base-Cub del pubblico impiego alla proposta lanciata qualche giorno fa dal leader della Cgil, Guglielmo Epifani di aprire la Pa alla mobilita'. "La Pa, come dimostra il numero dei precari che e' triplicato in 5 anni- prosegue Giuliano Greggi, responsabile nazionale delle Rdb in una conferenza stampa- va potenziata facendo gli investimenti necessari dopo anni di scorribande e di Finanziarie mirate a togliere al pubblico per tappare i buchi aperti da agevolazioni e fondi alle imprese". Anche Nazzareno Festuccia, altro dirigente nazionale, sottolinea che la mobilita' "non puo' essere penalizzante, va regolamentata, deve entrare in una complessiva ridiscussione del modello della Pa oggi invece la mobilita' e' solo clientelare perche' ci si sposta non in modo trasparente ma attraverso favori politici, sindacali o addirittura con le tangenti. Se la mobilita', quindi, diventa un elemento chiaro in un nuovo modello e avviene per fondate ragioni, bene, altrimenti noi ci opporremo sempre a quello che nel settore privato e' diventato un mezzo per obbligare i dipendenti a licenziarsi".


9 gennaio 2007 - Agi

STATALI: RDB-CUB, NO A SCELTA LIBERISTA PER P.A.

Roma - "Diciamo no ad una scelta liberista di smantellamento della macchina statale quale garante dei rapporti sociali, della redistribuzione della ricchezza attraverso l'erogazione di servizi e prestazioni di carattere universale e gratuito". Lo ha detto Nazareno Festuccia, responsabile nazionale Rdb-Cub Pubblico impiego, nel corso di una conferenza stampa convocata dalle organizzazioni di base per presentare le proposte sulla riorganizzazione del comparto. "Il memorandum - ha aggiunto - su cui si sta discutendo con le organizzazioni sindacali devasta l'impianto normativo della P.A., distruggendone i meccanismi di autonomia e si assume come modello quello dell'impresa, con una dirigenza decisionale e decisionista che scardina le garanzia normative e introduce il rapporto fiduciario individuale". Per Rdb-Cup "piu' che una riforma della P.A. e' un vero colpo di freno e viene consentito dall'assenso di Cgil, Cisl e Uil con l'introduzione rapida dei fondi pensione e del Tfr nel pubblico impiego. La verita' e' che siamo di fronte ad una campagna diffamatoria e criminalizzante contro i pubblici dipendenti presentandoli come fannulloni e parassiti, invece in realta' il vero obiettivo e' la macchina statale da colpire nella sua funzione sociale di garanzia dello Stato sociale e dei rapporti tra Stato e societa'".