Una nuova triade s'affaccia all'orizzonte: imprese, banche e sindacati insieme
Una nuova triade ieri ha fatto sentire la sua voce, chiede “ una grande assunzione di responsabilità da parte di tutti ….. per recuperare credibilità verso gli investitori, per realizzare un progetto di crescita per il paese in grado di assicurare la sostenibilità del debito e la creazione di nuova occupazione”.
Chi saranno mai costoro? ci chiediamo con curiosità e speranza. Gente che ha nuove idee, soggetti nuovi che hanno deciso di mettersi in gioco per il bene comune?
Macchè, sono la vecchia triade, vecchia ma non per questo meno pericolosa, CGIL e CISL insieme a tutto il padronato e alle banche!
Ma non sono gli stessi che dal 1992 ad oggi hanno firmato patti sociali a rotta di collo, contratti a perdere, relazioni sindacali che avrebbero dovuto far uscire il paese dalla crisi ma che invece sono andati tutti a vantaggio del padronato?
Non sono le stesse banche che negano il credito ai comuni mortali e ai piccoli imprenditori, che ti tolgono casa se non hai i soldi per pagare il mutuo in tempo, mentre continuano a macinare enormi profitti anche in tempo di crisi? Non sono state loro a truffare milioni di piccoli risparmiatori con i titoli spazzatura?
E che dire della Confindustria? Quali investimenti produttivi, quali programmi di sviluppo dell’innovazione e della ricerca hanno realizzato con gli enormi profitti incassati in questi ultimi venti anni quando, con la complicità di CGIL CISL UIL, sono stati solo i lavoratori, pubblici e privati, i precari, i pensionati, le donne a pagare per salvare la competitività delle imprese e il sistema paese?
Solo questi hanno pagato salato il vecchio/ nuovo appello alla responsabilità con riduzioni di salario - visto che neppure l’inflazione si è recuperata- con il blocco dei contratti, con la distruzione dello stato sociale, con i licenziamenti e la disoccupazione, con il furto di presente e futuro per le generazioni più giovani.
I famelici prenditori, pronti a spolpare quel che resta dell’economia pubblica, non hanno alcuna vergogna a chiedere l’unità del paese perché “dobbiamo cambiare tutti o andremo giù tutti insieme” visto che la recente approvazione della pesantissima manovra di Tremonti non è bastata a calmare i mercati finanziari.
Ora ancora chiedono discontinuità al governo, ma per fare cosa?
Da alcuni giorni sul giornale di Confindustria compare un Manifesto in nove punti, che ha avuto il plauso immediato di Napolitano, il cui fulcro è rappresentato da queste proposte:
> Privatizzazioni delle aziende erogatrici di servizi ancora in mano pubblica, soprattutto di proprietà degli enti locali, visto che le altre sono state già tutte privatizzate negli anni scorsi. Per ENEL, ENI, e le altre poche aziende pubbliche operanti a livello internazionale, e che producono profitti, si ipotizza un’ulteriore cessione di quote del pacchetto azionario ai privati.
> Liberalizzazioni, delle professioni certo, ma anche di quei servizi pubblici ancora a gestione statale: poste, ferrovie, trasporti pubblici ecc
> Pensione a 70 anni: ogni commento è superfluo
> Aumento rette università, magari mitigate da aiuti ai più bravi, per un’ accesso ai saperi e alla conoscenza sempre più selettivo, di classe.
> Diminuzione del carico fiscale e contributivo sul lavoro.
> In ultimo, tanto per non sembrare proprio di parte, si richiedono tagli ai costi della politica.
Idee veramente nuove, non c’è che dire, non si parla di recuperare l’evasione fiscale, non si parla di tassare le transazioni finanziarie, né le operazioni speculative, né i grandi patrimoni, che continuano pagare il 12,5% sulle rendite, mentre la tassazione del lavoro dipendente come minimo è il doppio .
Le reazioni all’appello della triade non si sono fatte attendere, Sacconi si è detto subito pronto a mettere in campo tutte le necessarie riforme del lavoro, sulla strada evidentemente di un’ulteriore deregulation delle norme, come ben si evince dal suo personale manifesto: lo statuto dei lavori.
Fa la voce grossa pure Bonanni il segretario della CISL, che in questi anni non ha mai negato il suo sollecito sostegno alle politiche del governo Berlusconi.
Nel commentare l’accordo interconfederale firmato lo scorso 28 giugno, da Confindustria, CGIL CISL UIL e UGL sulle nuove regole su contrattazione e democrazia sindacale, avevamo previsto che il suo scopo fosse quello di riaffermare un nuovo patto sociale all’insegna degli interessi del padronato e che per questo fosse necessario eliminare ogni possibilità di esercizio della democrazia e del conflitto, fino ad arrivare ad impartire disposizioni per oscurare i risultati delle consultazioni tra i lavoratori non iscritti, come raccomanda la Camusso in una lettera alle organizzazioni della CGIL.
P.S. Tra i componenti la triade spiccano, oltre a CGIL CISL e Confindustria, UGL, ABI, Confcooperative, Legacoop , AGCI, Confcommercio, Confartigianato, CNA, Confesercenti, Confagricoltura, Confapi, Coldiretti, Cia. Si à dissociata la UIL ritenendo il testo ‘doroteo’ !