USB P.I. 'Noi il debito non lo paghiamo!' OCCUPATA LA SEDE ITALIANA DELLA COMMISSIONE EUROPEA CONTRO LA LETTERA DI TRICHET E DRAGHI

Consegnata alla rappresentanza UE in Italia la risposta dei lavoratori pubblici contro i diktat europei

Roma -

Non siamo in debito, ma in credito di salario, contratti e democrazia: questo lo slogan al centro dell’iniziativa che l’Unione Sindacale di Base Pubblico Impiego sta attuando presso la rappresentanza in Italia della Commissione Europea,  dove circa un centinaio di lavoratori ha da poco occupato i locali della sede romana in via IV Novembre 146.

I manifestanti intendono consegnare una lettera indirizzata al Presidente della Commissione Europea, José Manuel Barroso, da parte dei lavoratori pubblici, in risposta alla missiva scritta da Draghi e Trichet al Governo Italiano, nella quale il Pubblico Impiego viene ancora una volta individuato solo come un costo da tagliare. (lettera USB in allegato).

Fuori dall’edificio è stato affisso lo striscione con su scritto: “NO AI DIKTAT DELL'UNIONE EUROPEA, CONTRATTI PUBBLICI SUBITO”.

“In gioco ci sono sia le condizioni materiali dei dipendenti, tartassati da anni di provvedimenti punitivi, sia il futuro di quel che resta dello Stato Sociale e dei servizi per i cittadini”, spiega   Daniela Mencarelli, dell’Esecutivo nazionale USB Pubblico Impiego. “I dipendenti pubblici intendono difendere i propri salari e i propri diritti insieme al ruolo di custodi di quei beni comuni che rappresentano il cuore di un modello sociale solidaristico e che BCE, FMI e UE vorrebbero sacrificare sull’altare dei mercati e delle borse”, conclude la dirigente USB.

L’iniziativa continuerà fino a quando la lettera dell’USB P.I. non verrà inoltrata al Presidente della Commissione Europea.

 

 


Aggiornamento h.17,20

USB RESPINGE AL MITTENTE LA LETTERA DI TRICHET E DRAGHI
Consegnata alla rappresentanza UE in Italia la risposta dei lavoratori pubblici contro i diktat europei


E’ stata consegnata nelle mani del Vice Direttore della Rappresentanza in Italia della Commissione Europea, Emilio Dalmonte, la lettera scritta dall’USB Pubblico Impiego in risposta a quella inviata al Governo Italiano da Draghi e Trichet.
L’incontro, che si è svolto nel primo pomeriggio di oggi, è stato ottenuto a fronte dell’occupazione attuata da circa un centinaio di lavoratori pubblici nella sede romana della Commissione, mentre all’esterno dell’edificio, in via IV Novembre 146, si è tenuto un presidio a sostegno dell’iniziativa.
Nel colloquio con il Vice Direttore Dalmonte, la delegazione USB ha sottolineato l’estrema gravità dell’intervento di Draghi e Trichet e la rabbia che questo ha suscitato nei dipendenti pubblici italiani, i quali svolgono con orgoglio la loro funzione a servizio della collettività. USB P.I. ha inoltre espresso la sua più totale solidarietà ai lavoratori greci ed alle organizzazioni sindacali che li rappresentano, quali il PAME.
Nel corso dell’incontro, Dalmonte si è impegnato ad inoltrare la lettera al Presidente della Commissione UE e la eventuale risposta di Barroso.
“Abbiamo respinto al mittente i diktat camuffati da raccomandazioni e da buoni consigli di cui la lettera di Draghi e Trichet è infarcita”, ha dichiarato al termine dell’occupazione Massimo Betti, dell’Esecutivo nazionale USB. “Davanti al tentativo di tagliare salari, privatizzare, colpire ulteriormente le pensioni, non servono a nulla le passeggiate alle quali Cgil Cisl Uil chiamano i lavoratori pubblici, se non a prospettare un cambio di governo che mantenga immutate le compatibilità di bilancio imposte da BCE, FMI e UE, compatibilità tanto care alla quasi totalità delle forze politiche e dei sindacati concertativi e complici nel nostro Paese”.
“Serve invece – ha evidenziato Betti - costruire un forte movimento di lavoratori e di popolo che affermi la volontà di non pagare il debito e contrasti alla radice le politiche della UE. Per questo i lavoratori pubblici organizzati con USB si stanno mobilitando e parteciperanno con grande determinazione alla manifestazione nazionale del 15 ottobre”, ha concluso il dirigente USB.

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Il Testo della Lettera a Barroso

Al Presidente la Commissione Europea
JOSE’ MANUEL BARROSO


Gentile Presidente,

    abbiamo letto con grande stupore la lettera inviata al Governo Italiano in data 5 agosto 2011 dai banchieri Trichet e Draghi e resa pubblica solo ora, non dal Governo ma da un quotidiano nazionale.

    L’indignazione è grande non solo per i contenuti, che riteniamo gravissimi perché
miranti a far pagare la crisi ai lavoratori italiani e non a chi l'ha prodotta ed alimentata, ma perché rende evidente la nascita di un superStato Europeo che definisce, determina e decide sulle scelte dei singoli Stati che, fino ad ora, avevamo ritenuto sovrani.

    Nella lettera vengono posti al centro dell'attenzione i tagli e gli interventi sul pubblico impiego ed invocate ulteriori forti misure sui lavoratori pubblici.
 
    La informiamo, qualora non ne fosse a conoscenza, cosa di cui ci permettiamo di dubitare, che i lavoratori pubblici stanno già da anni pagando in termini di salario, di carichi di lavoro, di tutele, di garanzie occupazionali e di salvaguardia della salute nonché sul fronte pensionistico.

    I vostri diktat arrivano quindi su un corpo sociale già stremato da politiche
bipartisan di riduzione dei diritti economici e normativi tendenti a privatizzare i gioielli dello Stato per regalarli ai privati con la scusa che il privato funziona meglio del pubblico, cosa che si smentisce da sé andando a vedere, ad esempio, lo stato disastroso delle Ferrovie Italiane e il parallelo esorbitante incremento del costo dei biglietti dei treni.

    La pressante richiesta di accelerazione nelle politiche di rientro dal debito pubblico, fino a divenire fautori della Costituzionalizzazione del pareggio di bilancio, l'indicazione finanche dello strumento legislativo con cui operare per rendere immediatamente esigibili i risultati della manovra, evidenziano la volontà degli organismi economici sovranazionali dell’Unione Europea di interferire pesantemente negli affari interni del nostro Paese e la totale subordinazione del governo e degli attori sociali italiani che nulla hanno opposto ad una simile gravissima ingerenza.

    Restituiamo quindi al mittente i diktat camuffati da raccomandazioni e da buoni consigli di cui e' infarcita la vostra lettera, in particolare la richiesta di "riformare il sistema di contrattazione per ritagliare i salari e le condizioni di lavoro alle esigenze specifiche delle aziende" e quella "se necessario, nel pubblico impiego, di ridurre gli stipendi".

IL DEBITO NON E’ NOSTRO E NOI NON VOGLIAMO PAGARLO

 

I lavoratori pubblici italiani
ma anche greci, portoghesi, spagnoli, irlandesi, francesi...

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CRISI: USB, OCCUPATA SEDE RAPPRESENTANZA ITALIANA COMMISSIONE EUROPEA

Roma, 6 ott. - (Adnkronos) - «Noi il debito non lo paghiamo! Non siamo in debito, ma in credito di salario, contratti e democrazia». Con questo lo slogan al centro dell'iniziativa che l'Unione Sindacale di Base Pubblico Impiego sta attuando presso la rappresentanza in Italia della Commissione Europea, dove circa un centinaio di lavoratori ha da poco occupato i locali della sede romana di via IV Novembre. I manifestanti intendono consegnare una lettera indirizzata al Presidente della Commissione Europea, Josè Manuel Barroso, da parte dei lavoratori pubblici in risposta alla missiva scritta da Draghi e Trichet al Governo Italiano, nella quale «il Pubblico Impiego viene ancora una volta individuato solo come un costo da tagliare». Fuori dall'edificio è stato affisso lo striscione con su scritto 'No ai diktat dell'Unione Europea, contratti pubblici subitò. «In gioco ci sono sia le condizioni materiali dei dipendenti, tartassati da anni di provvedimenti punitivi, sia il futuro di quel che resta dello Stato Sociale e dei servizi per i cittadini», spiega Daniela Mencarelli, dell'Esecutivo nazionale Usb Pubblico Impiego. «I dipendenti pubblici intendono difendere i propri salari e i propri diritti insieme al ruolo di custodi di quei beni comuni che rappresentano il cuore di un modello sociale solidaristico e che Bce, Fmi e Ue vorrebbero sacrificare sull'altare dei mercati e delle borse», conclude la dirigente Usb. L'iniziativa continuerà fino a quando la lettera dell'Usb P.I. non verrà inoltrata al Presidente della Commissione Europea.

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LAVORO: UNIONE SINDACALE DI BASE OCCUPA SEDE ITALIANA COMM. EUROPEA

(AGENPARL) - Roma, 06 ott - "Non siamo in debito, ma in credito di salario, contratti e democrazia: questo lo slogan al centro dell’iniziativa che l’Unione Sindacale di Base Pubblico Impiego sta attuando presso la rappresentanza in Italia della Commissione Europea, dove circa un centinaio di lavoratori ha da poco occupato i locali della sede romana in via IV Novembre 146. I manifestanti intendono consegnare una lettera indirizzata al Presidente della Commissione Europea, José Manuel Barroso, da parte dei lavoratori pubblici, in risposta alla missiva scritta da Draghi e Trichet al Governo Italiano, nella quale il Pubblico Impiego viene ancora una volta individuato solo come un costo da tagliare. (lettera USB in allegato). Fuori dall’edificio è stato affisso lo striscione con su scritto: “No ai diktat dell'Unione Europea, contratti pubblici subito”. “In gioco ci sono sia le condizioni materiali dei dipendenti, tartassati da anni di provvedimenti punitivi, sia il futuro di quel che resta dello Stato Sociale e dei servizi per i cittadini”, spiega Daniela Mencarelli, dell’Esecutivo nazionale USB Pubblico Impiego. “I dipendenti pubblici intendono difendere i propri salari e i propri diritti insieme al ruolo di custodi di quei beni comuni che rappresentano il cuore di un modello sociale solidaristico e che BCE, FMI e UE vorrebbero sacrificare sull’altare dei mercati e delle borse”, conclude la dirigente USB. L’iniziativa continuerà fino a quando la lettera dell’USB P.I. non verrà inoltrata al Presidente della Commissione Europea". Lo si legge in una nota dell'Unione Sindacale di Base.