Contro l'europa delle banche. Noi il debito non lo paghiamo. Il 15 ottobre tutti in piazza
In allegato volantino di P.I.
Il prossimo 15 ottobre saremo per le strade di Roma per manifestare contro il governo Berlusconi ma soprattutto contro il governo della finanza e delle banche europee che stanno strangolando qualsiasi possibilità di sopravvivenza per decine di milioni di cittadini europei.
Invece di intervenire positivamente sulle economie e sui debiti dei paesi europei, la BCE, con Germania e Francia a fare da apripista, decidono di rifinanziare le banche con 3.000 miliardi e continuare ad imporre sacrifici a intere popolazioni.
Sacrifici che non serviranno a rilanciare e neanche a far sopravvivere economie ormai moribonde e che al contrario faranno aumentare recessione e debiti nazionali, disoccupazione, precarietà e distruzione del welfare.
Si premiano invece le banche e la finanza internazionale, cioè proprio quei soggetti che hanno determinato l'attuale crisi e da essa hanno tratto maggiori profitti.
E' ora di opporsi in modo determinato come stanno facendo in tutto il mondo, dalla Grecia alla Spagna, dall'Islanda agli Stati Uniti.
La manifestazione del 15 ottobre non è quindi per noi un punto di arrivo, ma rappresenta una scadenza importante che, posta dopo le mobilitazioni e gli scioperi effettuati dall'inizio del 2011 culminati nella grande giornata di lotta del 6 settembre, ha una valenza in termini generali rispetto al governo e alla politica di strozzinaggio delle banche europee ma individua ed indica anche le contraddizioni interne al nostro paese nell'ambito del lavoro, ad iniziare dall'offensiva di Marchionne e dall'accordo del 28 giugno che ha aperto la strada all'art. 8 della manovra del governo ed è stato poi ratificato il 21 settembre anche dalla Cgil che aveva chiamato i lavoratori a scioperare il 6 settembre proprio contro il famigerato art. 8.
Ma il 15 è anche una scadenza a livello internazionale, una data scelta per rafforzare e sviluppare l'intero movimento che si sta sviluppando in Europa e negli Stati Uniti e che, pur se con enormi differenze e contraddizioni interne, sta assumendo sempre più la forma di una opposizione al modello di sfruttamento insito nel capitalismo.
Un movimento che può modificare il destino dei singoli paesi ma che può anche indicare una via diversa dell'economia e del suo governo a paesi che sino ad oggi hanno vissuto come intangibile il sistema capitalistico e le sue odiose forme di sfruttamento interno ed esterno, in nome del denaro e del mercato.
L'appuntamento è (vedi mappa allegata):