STATALI: CGIL CISL E UIL, CHI SEMINA VENTO RACCOGLIE TEMPESTA
"Lo facessero questo fantomatico sciopero contro il Governo amico di cui parlano da mesi e mesi: non se ne può più di questo balletto che si alimenta ogni giorno di nuovi fatti e misfatti", Pierpaolo Leonardi della RdB/CUB interviene sulla querelle aperta dalle indiscrezioni di stampa sulla direttiva che il Governo invierà in giornata all’ARAN.
"Alla fine il problema che sta emergendo non è tanto quello delle quantità economiche, ma la filosofia del memorandum che Cgil, Cisl e Uil hanno sottoscritto e che ora il governo, che ovviamente fa il suo mestiere, introduce nelle direttive all’ARAN per il rinnovo dei contratti".
"Noi abbiamo fatto la nostra parte con gli scioperi del 6 ottobre, del 20 ottobre, del 17 novembre e soprattutto del 30 marzo, obbligando il Governo a scovare nuove risorse per fare i contratti. Ora noi continueremo la battaglia perché i soldi vadano tutti in paga base e niente sulla produttività, contro l’introduzione di norme contrattuali su mobilità forzata a supporto dello smantellamento della Pubblica Amministrazione e per respingere al mittente le direttive che contenessero accenni al memorandum che abbiamo sempre contestato. Chi ha seminato vento – sottoscrivendo il memorandum – oggi rischia di raccogliere tempesta, la responsabilità è solo e tutta loro!" conclude Leonardi.
13 aprile 2007 - Il Manifesto
Statali: rottura e sciopero a maggio
La direttiva «tradisce i contenuti delle intese raggiunte il 5 e 6 aprile».
Cgil, Cisl e Uil confermano lo sciopero, cambiando però la data
di Francesco Piccioni
E che sciopero sia. Il gioco delle tre carte praticato sul testo della direttiva ministeriale all'Aran - contenente le linee guida per il rinnovo dei contratti in tutti i comparti del pubblico impiego - ha provocato un terremoto nelle relazioni sindacali con il governo, «datore di lavoro» del settore. Quella direttiva - dicono Cgil, Cisl e Uil - «tradisce i contenuti delle intese raggiunte il 4 e 6 aprile». In particolare, è fuori da ogni accordo «l'indicazione di un tetto massimo di incremento salariale, comprensivo anche della contrattazione integrativa». Di fatto, si tratta della «sospensione, nella totalità del settore pubblico» del secondo livello contrattuale. Una violazione anche rispetto al modello in vigore dal luglio '93. Leggendo attentamente il testo, Salvatore Bosco, della Uil, ha scoperto che anche le risorse economiche sono inferiori a quanto stabilito al tavolo: si tratterebbe sulla base di soli 92 euro, non dei 101 annunciati. L'incontro immediatamente avuto ieri con il ministro della funzione pubblica, Luigi Nicolais, è andato «malissimo». Per Carlo Podda, segretario generale della Fp Cgil, «la situazione è grave, i contratti che sembravano a portata di mano si sono allontanati». Rino Tarelli, della Cisl, rincara la dose: «il rapporto con il governo è in crisi, c'è una questione di affidabilità tra le parti che investe le stesse confederazioni». Che lunedì, in una conferenza stampa nella sede della Cisl, peseranno la gravità dell'«incidente di percorso» nel cammino di una concertazione che, per ora, è dichiarata ma per nulla praticata.
La conseguenza immediata è perciò la conferma dello sciopero. Ma qui si vede anche quanto grande era la speranza che questo governo si sarebbe comportato in modo diverso dal precedente: la mobilitazione prevista per il 16 aprile era infatti dichiarata, ma non effettivamente preparata. Pertanto, i sindacati confederali sono stati costretti contestualmente a rinviarlo a metà maggio, in modo da avviare concretamente le procedure (assemblee, prenotazione di pullman e treni, ecc). Uno shock inatteso che azzera la credibilità dei ministri intervenuti, a partire proprio da Nicolais, il quale - fino alla sera prima - giurava che nella direttiva non era previsto alcun blocco della contrattazione integrativa.
Per i sindacati di base presenti nel settore l'occasione per rivendicare di aver visto giusto e prima - rispetto ai confederali - era ghiotta; e non se la sono lasciata scappare. Piero Bernocchi, portavoce dei Cobas della scuola, ironizza sul fatto che «Cgil, Cisl e Uil hanno dovuto riconoscere che l'accordo stipulato con il governo la settimana scorsa è una maxitruffa» e conferma lo sciopero già indetto per l'11 maggio («per un contratto vero, un salario europeo, la stabilizzazione dei precari»). Per l'SdL i confederali «si trovano di fronte ad un ulteriore sgambetto da parte del governo amico che, incassato l'effetto annuncio della firma del contratto, si inserisce nelle ambigue pieghe del testo sottoscritto cercando di portare a casa un'interpretazione ulteriormente restrittiva». La Cub-RdB, che aveva siglato soltanto la parte economica dell'accordo, invita i confederali a «farlo, questo fantomatico sciopero contro il 'governo amico'», anche se «il problema è la filosofia del 'memorandum', ora introdotta nella direttiva per il rinnovo dei contratti».
13 aprile 2007 - Il Messaggero
Neanche questa volta i dipendenti pubblici e il governo hanno fatto pace...
di PIETRO PIOVANI
ROMA - Neanche questa volta i dipendenti pubblici e il governo hanno fatto pace. Il governo ha inviato la sua direttiva per il rinnovo dei contratti, e i sindacati hanno deciso di non revocare il loro sciopero. L’hanno però rinviato: niente astensione dal lavoro lunedì prossimo, ma in una nuova data da fissare, sicuramente entro il mese di maggio.
Alla Cgil, alla Cisl e alla Uil sono tutti molto scontenti per la direttiva emanata ieri dal governo. Ce l’hanno in particolare (come al solito) con il ministro dell’Economia. È stato Tommaso Padoa-Schioppa a inserire nel testo due o tre pillole indigeste per i rappresentanti dei lavoratori pubblici.
Il principale oggetto del contendere sono i contratti integrativi. Cioè gli accordi che si stringono nelle singole amministrazioni per la distribuzione di premi, incentivi e avanzamenti di carriera. Con lo stanziamento previsto dal governo, i fondi delle amministrazioni destinati alla produttività vengono aumentati dello 0,5%, ma fino a oggi le amministrazioni hanno sempre aggiunto altre risorse ricavate dai loro bilanci. Adesso invece la direttiva del governo limita molto la possibilità di aggiungere altri soldi per gli integrativi, anche se non la elimina del tutto.
C’è almeno un secondo punto che proprio non piace ai sindacati. La direttiva dice che l’aumento deve essere del 4,46%, e non menziona mai i 101 euro di aumento medio su cui si era raggiunto l’accordo la settimana scorsa. Sembrerà strano, ma non è detto che le due cifre siano equivalenti. In realtà il Tesoro aveva a lungo sostenuto che la rivalutazione del 4,46% vale poco più di 90 euro, mentre secondo i calcoli dei sindacati la stessa percentuale corrisponde a più di 100 euro. Il fatto che nella direttiva la cifra non sia stata indicata ha insospettito i sindacati. E il segretario degli statali Uil Salvatore Bosco si è persino lasciato sfuggire che, con questa direttiva, l’aumento scende a 92 euro, perché l’incremento di 101 euro pattuito con il governo corrisponde al 5,01%.
Va detto che la direttiva emanata ieri ha meno effetti concreti di quello che si crede. In realtà l’atto determinante sarà la prossima direttiva, quella dedicata al contratto dei ministeri (questo invece era un documento generale per tutti i comparti del pubblico impiego). È lì che i sindacati non vogliono trovare sorprese. La protesta di questi giorni può essere letta come un fuoco di sbarramento, per far capire al governo che al momento della verità non si potrà scherzare. E a questo scopo è stata annunciata una conferenza stampa per lunedì prossimo, cui parteciperanno anche i segretari generali Epifani, Bonanni e Angeletti. Inoltre rimane puntata l’arma dello sciopero generale.
Oltre ai tre sindacati confederali, ha deciso di far slittare a maggio la protesta anche la Confsal, sindacato autonomo che comprende gli Snals della scuola. Sempre nella scuola, i Cobas hanno già fissato la data del loro sciopero per l’11 maggio, mentre le Rdb-Cub (che hanno scioperato il 30 marzo) ironizzano su Cgil Cisl e Uil: «Lo facessero questo fantomatico sciopero contro il governo amico di cui parlano da mesi e mesi».
12 aprile 2007 - Ansa
STATALI: RDB-CUB, CHI SEMINA VENTO RACCOGLIE TEMPESTA
(ANSA) - ROMA, 12 APR - «Lo facessero questo fantomatico sciopero contro il Governo amico di cui parlano da mesi e mesi: non se ne può più di questo balletto che si alimenta ogni giorno di nuovi fatti e misfatti». Lo afferma in una nota Pierpaolo Leonardi della RdB-CUB a commento delle indiscrezioni di stampa sulla direttiva che il Governo invierà in giornata all'Aran. «Alla fine il problema che sta emergendo non è tanto quello delle quantità economiche, ma la filosofia del memorandum che Cgil, Cisl e Uil hanno sottoscritto e che ora il governo, che ovviamente fa il suo mestiere, introduce nelle direttive all'Aran per il rinnovo dei contratti. Noi - prosegue il sindacalista - abbiamo fatto la nostra parte con gli scioperi del 6 ottobre, del 20 ottobre, del 17 novembre e soprattutto del 30 marzo, obbligando il Governo a scovare nuove risorse per fare i contratti. Ora noi continueremo la battaglia perchè i soldi vadano tutti in paga base e niente sulla produttività, contro l'introduzione di norme contrattuali su mobilità forzata a supporto dello smantellamento della Pubblica Amministrazione e per respingere al mittente le direttive che contenessero accenni al memorandum che abbiamo sempre contestato. Chi ha seminato vento, sottoscrivendo il memorandum, oggi rischia di raccogliere tempesta, la responsabilità è solo e tutta loro», conclude Leonardi.
12 aprile 2007 - Agipress
Lo sciopero degli statali...
"Lo facessero questo fantomatico sciopero contro il Governo amico di cui parlano da mesi e mesi: non se ne può più di questo balletto che si alimenta ogni giorno di nuovi fatti e misfatti", Pierpaolo Leonardi della RdB/CUB interviene sulla querelle aperta dalle indiscrezioni di stampa sulla direttiva che il Governo invierà in giornata all’ARAN. "Alla fine il problema che sta emergendo non è tanto quello delle quantità economiche, ma la filosofia del memorandum che Cgil, Cisl e Uil hanno sottoscritto e che ora il governo, che ovviamente fa il suo mestiere, introduce nelle direttive all’ARAN per il rinnovo dei contratti".
"Noi abbiamo fatto la nostra parte con gli scioperi del 6 ottobre, del 20 ottobre, del 17 novembre e soprattutto del 30 marzo, obbligando il Governo a scovare nuove risorse per fare i contratti. Ora noi continueremo la battaglia perché i soldi vadano tutti in paga base e niente sulla produttività, contro l’introduzione di norme contrattuali su mobilità forzata a supporto dello smantellamento della Pubblica Amministrazione e per respingere al mittente le direttive che contenessero accenni al memorandum che abbiamo sempre contestato. Chi ha seminato vento – sottoscrivendo il memorandum – oggi rischia di raccogliere tempesta, la responsabilità è solo e tutta loro!" conclude Leonardi.