LAVORO PUBBLICO: USB OTTIENE RETROMARCIA SULLE REVOCHE DEL PART-TIME NEL SETTORE GIUSTIZIA

L’AZIONE DI CONTRASTO PROSEGUIRÀ IN TUTTO IL PUBBLICO IMPIEGO

Nazionale -

Le iniziative dell’Unione Sindacale di Base P.I. ottengono spazi nella difesa dei diritti dei lavoratori aprendo contraddizioni sul fronte governativo ed all’interno delle amministrazioni.

 

Nel settore Giustizia, dove era partita la revoca del part-time per oltre 2.000 unità coinvolte, USB P.I. ha attivato una campagna di raccolta firme presso i lavoratori di tutti gli uffici giudiziari ed inviato una lettera di protesta al ministro delle Pari Opportunità.

 

Dal  ministro Carfagna la prima importante attestazione: il Ministro “considera la questione di prioritario interesse e terrà in considerazione quanto segnalato”.

Nella tarda serata di ieri si è poi svolto un confronto in materia di part-time al Ministero della Giustizia, da cui è stato ottenuto un ottimo risultato: il blocco dei provvedimenti di revoca non ancora adottati con richiesta da parte dell'amministrazione centrale a quelle periferiche di approfondire le ragioni delle lavoratrici e dei lavoratori; la riapertura su richiesta degli interessati delle istruttorie nel caso dei part-time già revocati; la posticipazione della data di inizio delle eventuali revoche dei part-time con l'inizio dell'anno solare prossimo al fine di consentire una più agevole organizzazione delle esigenze familiari.

 

USB P.I. ritiene che sia profondamente sbagliato voler supplire alle carenze determinate dal ventennale blocco del turn-over nelle pubbliche amministrazioni, ed alla forte riduzione di personale dovuta ai pensionamenti, togliendo un diritto proprio a quei lavoratori in condizioni di svantaggio sociale invece che attraverso la stabilizzazione dei precari e le nuove assunzioni.

 

USB P.I. proseguirà nell’azione di contrasto contro la revoca del part-time in tutto il Pubblico Impiego, dove la revoca sta pervenendo a decine di migliaia di lavoratrici e lavoratori, costretti a rinunciare a una quota del proprio salario per farsi carico di compiti di assistenza e cura in sostituzione di tutti quei servizi sociali che mancano o sono carenti.