"L'accordo tra Cgil, Cisl, Uil e Confindustria è anticostituzionale". Parlano Tomaselli (USB) e Cremaschi (CGIL)
L'Unione sindacale di base ha presentato ricorso al tribunale civile contro l'accordo firmato da Cgil, Cisl, Uil e Confindustria sulla rappresentanza sui luoghi di lavoro. Tomaselli (Usb): "Fine della democrazia". Cremaschi (minoranza Cgil): "Camusso, Bonanni e Angeletti vogliono governare a prescindere"
Parlano Fabrizio Tomaselli (USB) e Giorgio Cremaschi (CGIL)
Articolo di Daniele Nalbone per TODAY.it
Facciamo un gioco. Si vota per le elezioni politiche. Ma ad essere "votabili" sono solo il partito di centrosinistra, il partito di centro, il partito di centrodestra. Tutti gli altri partiti, che pure esistono, hanno un segretario, degli iscritti, dei militanti, non possono essere votati. I loro nomi e i loro simboli non possono essere sulla scheda elettorale. Sarebbe, questo, uno stato democratico? Ovviamente, no. Se al posto dei partiti, invece, mettiamo le sigle sindacali e vi chiedessimo: sarebbe democratico uno Stato che prevede l'eleggibilità solo di tre sindacati anche se sui luoghi di lavoro ci sono sindacalisti e iscritti di altre sigle? Anche qui, ovviamente, la risposta sarebbe no. Non sarebbe uno Stato democratico.
E allora, benvenuti in Italia. "Stato evidentemente non democratico". Almeno stando a quanto sta accadendo nei luoghi di lavoro. Tutta "colpa" di un accordo, quello firmato lo scorso 10 gennaio da Confindustria, Cgil, Cisl e Uil. Il senso dell'accordo è semplice: i lavoratori possono eleggere e farsi rappresentare solo da sindacalisti di queste tre sigle. Il resto, semplicemente non esiste. Ed è per questo che uno dei sindacati resi "inesistenti" dall'accordo - l'Unione sindacale di base (Usb) - ha deciso di presentare un ricorso al tribunale civile di Roma contro l'accordo del 10 gennaio per frode alla legge, violazione della Costituzione e delle sentenza 231 della Corte costituzionale
"Con il ricorso" ci spiega durante una lunga chiacchierata Fabrizio Tomaselli dell'esecutivo Usb "chiediamo la nullità di gran parte del cosiddetto Testo unico sulla rappresentanza con cui Cgil, Cisl e Uil, a loro parere, intendono integralmente regolare la materia della democrazia sindacale, stabilendo sia chi ha diritto a trattare i contratti collettivi, sia chi ha diritto all’agibilità sindacale all’interno dell’azienda". Fra i motivi alla base del ricorso spicca la frode alla legge (in particolare dell’art. 19 della Legge 300/70) perché "l’accordo è sostenuto da motivi illeciti, in primis l'biettivo di escludere a priori alcuni possibili competitori sindacali" e in quanto "contrario a diverse norme previste dallo Statuto dei lavoratori". Non solo. Secondo l'Usb questo accordo "bypassa la sentenza numero 231 della Corte costituzionale che ha sancito i principi guida della democrazia sindacale affermando come a tutti gli effetti illegale l'esclusione di altri sindacati rappresentativi".
"Con questo accordo" ci spiega Tomaselli "si sta modificando per sempre e in maniera strutturale il rapporto tra sindacati, tra sindacati e lavoratori, tra sindacati e controparti". In pratica il 10 gennaio "la posizione storica della Cisl di sindacato collaborativo ha vinto sulla storia della Cgil; Camusso è diventata Bonanni e ha di fatto detto ai lavoratori che 'queste - Cgil, Cisl e Uil - sono le organizzazioni che rappresentano il mondo del lavoro e che insieme a Confindustria decidono chi sta dentro e chi sta fuori il recinto' dove per recinto si intende l'ambito dei rapporti tra lavoratori, sindacato e aziende". Una firma, quindi, e la storia è cambiata. "Addio ai sindacati come controparte delle aziende". Eccoci "al sindacato che si fa economia, che si fa complice, che volta le spalle ai lavoratori per dare il proprio braccio ai datori di lavoro". E così, oggi, "quando i lavoratori saranno chiamati a eleggere i propri rappresentanti potranno scegliere solo tra le organizzazioni sindacali che si sono sedute a tavola con Confindustria. Chi non ha aderito a quell'accordo, come l'Usb, non potrà eleggere nessun delegato. E, come ovvio, le quote sindacali saranno spartite solo da Cgil, Cisl e Uil o da chi, nel frattempo, ha aderito a quell'accordo". Risultato: si limita la scelta della rappresentanza impedendo a chi è iscritto ad altre organizzazioni sindacali di votare per i propri candidati. Ed è qui che, secondo chi ha presentato il ricorso al tribunale di Roma, si viola la Costituzione. Senza dimenticare che sottoponendo a un ferreo controllo chi sarà chiamato a essere rappresentante sindacale sui luoghi di lavoro, di fatto si decreta la parola fine sullo sciopero: "Una volta era la principale arma in mano ai lavoratori, con la Camusso è diventata un'arma che lei stessa ha definito spuntata. Da domani sarà solo un ricordo".
Non è dell'Usb, ma della Cgil, Giorgio Cremaschi. Eppure la sua lettura di questo accordo non cambia. "E' anti-democratico". Per lo storico dirigente della Fiom e primo firmatario della mozione congressuale di minoranza della Cgil 'Il sindacato è un'altra cosa', il ricorso dell'Usb "è un bene per tutti i lavoratori: anche noi, come minoranza della Cgil, stiamo valutando le sedi opportune per impugnare l'accordo. Questo accordo viola lo statuto e i principi della stessa Cgil". E allora "faremo una causa 'autonoma', come iscritti e attivisti del sindacato". In fondo "questo accordo è un'emanazione diretta del fiscal compact, è un'altra conseguenza della famosa lettera della Bce firmata Draghi-Trichet (era il 4 agosto 2011, ndr) nella quale si davano i compiti al governo italiano. In primis, governabilità a tutti i costi, anche a quello di alterare profondamente il senso del voto dei cittadini assegnando la maggioranza assoluta e totalizzante alla migliore minoranza".
Potrebbe interessarti:
www.today.it/politica/accordo-10-gennaio-cgil-cisl-uil-confindustria.html
Seguici su Facebook: