FONDO DIPENDENTI - INPDAP: ENNESIMO REGALO ALLE BANCHE CON I SOLDI DEI LAVORATORI PUBBLICI

Giovedì 21 settembre presidio delle RdB-PI alla sede centrale dell’INPDAP e volantinaggi in tutta Italia presso le sedi provinciali dell’ente

Roma -

Tutti i dipendenti pubblici iscritti alle casse dell’INPDAP (Enti locali, Ministeri, Sanità, Scuola) versano in forma obbligatoria un contributo pari allo 0.35% della propria busta paga al Fondo istituito per legge e gestito dall’INPDAP, che finanzia il credito e le cosiddette attività sociali, ovvero prestiti e mutui ipotecari (cessione del quinto), assistenza agli anziani (case di soggiorno) ed ai figli degli iscritti (convitti, borse di studio, vacanze studio all’estero e vacanze estive in Italia). Tale Fondo oltre al contributo dello 0.35% viene alimentato dagli interessi che accompagnano la restituzione del prestito o del mutuo.
Il Fondo, arricchitosi nel tempo, è stato già oggetto di un battaglia condotta solitariamente dalle RdB nel 2003, quando l’allora Ministro Tremonti pensò bene di sanare il deficit dello stato con la cartolarizzazione dei crediti, ovvero trasferendo alle banche la restituzione dei prestiti concessi fino a quella data, compresi gli interessi. A loro volta le banche, scontata una forte percentuale sul totale dei crediti trasferiti (incamerando cioè circa 600 milioni di euro come prezzo per l’operazione) hanno anticipato immediatamente la differenza al Ministro, che ha potuto così utilizzare tali risorse per sanare i conti generali dello Stato. L’operazione fece passare di mano circa 4,5 miliardi di euro, ossia 9.000 miliardi di vecchie lire, prelevati dal Fondo dei dipendenti pubblici - ovvero dalle loro buste paga - risparmiando al Ministro la "fatica" di far pagare le tasse a chi non le ha mai pagate.
Più recentemente L’INPDAP ha modificato i criteri di erogazione dei mutui, inserendo la possibilità di acquisto della seconda casa, anche nel breve raggio di 50 Km da quella di residenza dell’iscritto (come dire Roma sud e Roma Nord). Questa modifica, assunta con la motivazione di allargare i benefici, ha determinato l’insufficienza delle risorse e conseguentemente, a decorrere dal 12 luglio 2006, il blocco delle richieste di mutuo anche per chi faceva semplicemente domanda per l’acquisto della prima casa.
A completare l’operazione, "vista la crescente domanda", il C.d.A. dell’Istituto ha deciso il 1° agosto di predisporre "l’indizione di una gara pubblica per l’erogazione dei mutui ipotecari edilizi per l’acquisto e la ristrutturazione della prima e seconda casa a tassi agevolati." Che tradotto vuol dire affidare agli istituti di credito la concessione dei mutui ai dipendenti ed ai pensionati iscritti alle casse dell’INPDAP, ricevendo dalle banche l’impegno ad applicare il tasso di interesse del 3% applicato dall’Ente. Visto che il tasso d’interesse medio praticato attualmente dalle banche si aggira intorno al 5%, l’Inpdap verserà a queste ultime la differenza del 2% rispetto ai muti concessi, prelevandola dal fondo di tutti.
Un vero e proprio regalo, fatto con i contributi obbligatori dei dipendenti pubblici, visto fra l’altro che tutto l’iter procedurale continuerà ad essere effettuato dai lavoratori dell’Ente lasciando cioè alle banche il solo onere di incassare il dovuto, e precostituendo il totale azzeramento del Fondo, che non verrebbe più alimentato dalle restituzioni degli importi dei mutui e degli interessi. In poche parole: socializzare le perdite e privatizzare i profitti.
In merito a questa vicenda il 6 settembre scorso le RdB-PI hanno richiesto un incontro con il presidente dell’INPDAP Staderini, il presidente del CIV Abbadessa, il direttore generale Marchione e il ministro Damiano a cui non è ancora stata data alcuna risposta. Per questa ragione le RdB hanno indetto una mobilitazione nazionale per il 21 settembre, con un presidio alla sede centrale dell’INPDAP in pazza S. Croce in Gerusalemme a Roma, e con volantinaggi in tutte le sedi provinciali d’Italia.