Articolo 18, LA CILIEGINA SULLA TORTA DELLO SFASCIO DELLA PUBBLICA AMMINISTRAZIONE
In allegato il volantino
Continuando a praticare lo sport nazionale dell’attacco “a prescindere” al pubblico impiego, la stampa italiana non perde occasione per accanirsi contro la pubblica amministrazione e contro i dipendenti pubblici, oggi colpevoli di non essere ancora definitivamente identificati come destinatari degli effetti nefasti della modifica dell’art.18 di cui si sta discutendo in questi giorni al tavolo di Palazzo Chigi.
L’accanimento dei mass-media ed in particolare del quotidiano “La Repubblica” sotto questo aspetto è esemplare e passa attraverso la descrizione di un” settore pubblico ipertrofico e spaventosamente inefficiente che drena risorse al settore privato”, alimentando una divisione strumentale tra lavoratori pubblici e lavoratori privati, nel tentativo di nascondere il vero volto dell’operazione che ci si appresta a compiere: l’ulteriore e forse definitiva mazzata al settore pubblico, in ossequio alle disposizioni imposte dalla BCE che chiedono in questo campo un intervento drastico.
Il pubblico impiego, al quale si applica integralmente lo statuto dei lavoratori secondo le disposizioni previsti dalla normativa vigente, è stato attraversato negli ultimi anni da una serie di riforme pesanti che prevedono sia il licenziamento disciplinare ( Riforma Brunetta), anche per insufficiente rendimento, sia il licenziamento economico, previsto dalla legge di stabilità per l’anno 2012, in caso di esuberi di personale.
Esuberi che, è necessario sottolineare, non nascono da un’analisi delle reali esigenze funzionali delle singole amministrazioni ma solo da esigenze di cassa che costringono le amministrazioni pubbliche ad operare tagli lineari anche sugli organici. L’efficienza del settore pubblico non è certo il vero scopo di quest’operazione, anzi…!
In questo panorama il Governo si appresta a modificare la disciplina dell’art.18 per aprire la strada ai licenziamenti facili. Più sarà facile licenziare più si produrrà occupazione: questo l’assioma imperante del Governo che vuol farci credere che una maggiore “flessibilità” in uscita produrrà automaticamente maggiore e migliore occupazione. Nel Pubblico Impiego , in perfetta continuità con quanto prodotto negli ultimi anni, questo si tradurrà invece in un ulteriore elemento verso la fuoriuscita di migliaia di lavoratori e verso la privatizzazione di servizi, oggi ancora pubblici, tesa a garantire maggiori profitti ai privati. Abbiamo ben chiaro che la modifica dell’art.18 sarà portata anche al tavolo di confronto aperto dalla Funzione Pubblica: abbiamo altrettanto chiaro che il Ministro si troverà di fronte la ferma opposizione della USB P.I.
La posta in gioco è davvero alta e mai come in questo momento è necessario lottare per difendere il proprio posto di lavoro, per difendere il servizio pubblico inteso come bene comune, per difendere i diritti dei lavoratori, per continuare ad affermare che noi non vogliamo pagare un debito che non è nostro!