10.000 IN PIAZZA A TORINO -comunicato, foto, notizie, video-
Una bella, partecipata e combattiva manifestazione.
10.000 lavoratori dietro un enorme striscione con scritto 'NO al modello Fiat, no al patto sociale, no ai sindacati complici' hanno attraversato i quartieri operai di Torino dalla porta 5 Mirafiori fino al Lingotto.
Una manifestazione orgogliosa e consapevole della posta in gioco. Non solo la difesa dei posti di lavoro e delle tutele nelle aziende del gruppo Fiat, i cui striscioni aprivano il corteo, ma la volonta' di impedire che l'aggressione in corso al mondo del lavoro arrivi a compimento.
"Schiavi mai" era la scritta che una dozzina di operai torinesi in catene portavano orgogliosamente subito dopo lo striscione di apertura, salutati da applausi lungo tutto Corso Traiano e poi dalle finestre delle case operaie di via Nizza. E poi la Sevel, Cassino, Mirafiori e i compagni della Confederazione Cobas della Fiat e ancora i vigili del fuoco e i migranti, i giovani dei Blocchi precari metropolitani e gli occupanti delle case, i dipendenti pubblici e i precari a rispondere unitariamente all'attacco in corso.
Nonostante l'assordante silenzio mediatico che ha accompagnato la preparazione di questa straordinaria manifestazione, studenti, popolo viola e numerosi rappresentanti di forze politiche della sinistra hanno portato il proprio contributo, segno che la scelta di portare a Torino una manifestazione nazionale del mondo del lavoro ha trovato consensi anche nella galassia politica.
Un segnale chiaro e' arrivato oggi dal Lingotto, tra i fumogeni ed il lancio di uova: nessuna divisione del mondo del lavoro deve passare e non si puo' e non si deve affidare ad una categoria, pur forte ed attrezzata, la difesa degli interessi di tutti perche' tutti, in tutte le categorie, hanno bisogno del sindacato combattivo e conflittuale.
La confederalita', la generalizzazione delle lotte, la volonta' e la capacita' di "connettere le lotte" perche' nessuno resti solo davanti alla ferocia del capitale e dei padroni sono gli ingredienti giusti per essere davvero il sindacato che serve ai lavoratori; oggi ne e' stato costruito un altro pezzo.
.
Video. Intervento di P.Leonardi
12 ottobre 2010 - Liberazione
Polemiche strumentali dopo il corteo di sabato di Usb a Torino
Uova terroriste, pomodori talebani, la disinformatia di Repubblica
di Daniele Nalbone
"Marchionne e Bonanni. Dopo il fumo arriva l'arrosto". «Arrosto inteso, tanto per essere chiari, simbolicamente: come mobilitazione diffusa in difesa dei diritti dei lavoratori dopo i primi "focolai" di questi mesi». Firmato: BPM Roma. Dove BPM sta per Blocchi precari metropolitani. Questa scritta che da sabato scorso, giorno della manifestazione dei sindacati di base (Usb), campeggia su un muro del quartiere Mirafiori di è diventata un vero e proprio caso politico, complice la strumentalizzazione che quotidiani e telegiornali stanno portando avanti per completare quell'opera di criminalizzazione del dissenso iniziata con la contestazione a Bonanni e alla Cisl alla festa del Partito Democratico. L'ultima trovata per narrare di un ritorno di un "terrorismo" fatto di uova, fumogeni, scritte e pomodori nel nostro paese, con politici e giornalisti che addirittura temono un ritorno delle Brigate Rosse, arriva da "La Repubblica" che ieri, a pagina 8 (vedi la notizia al fondo di questa pagina, ndw), mostrando una fotografia che ritrae un manifestante intento a scrivere su un muro, trasforma il nome Blocchi precari metropolitani in Blocchi «proletari» metropolitani. Non solo. Nell'edizione torinese del quotidiano si racconta addirittura di questo «nucleo romano di estrema sinistra» che avrebbe siglato questa e altre scritte contro Marchionne, Bonanni e gli accordi di Pomigliano con una stella a cinque punte, simbolo delle Br. Quindi, una volta giunto alla palazzina Fiat del Lingotto, punto d'arrivo del corteo di sabato, questi «gruppi di antagonisti» avrebbero addirittura lanciato uova e pomodori contro l'azienda di Casa Agnelli. Uova e pomodori come bombe, quindi. Gruppi di precari dipinti da nuclei armati. «E' la prova» ci spiegano i Blocchi precari metropolitani «che questi organi di informazione vicini, o di proprietà, dei poteri forti orti del nostro paese hanno deciso di raccontare le scritte per paura di dover narrare e spiegare le lotte. Parlare di uova come molotov e pomodori spari di pistola, di una scritta fatta da un gruppo di precari come avvertimento minaccioso di una cellula terrorista è il modo migliore per completare quell'opera di criminalizzazione di un movimento che sta scaldando il nostro paese». Così, «se per il fumo che ha oscurato la vista di Bonanni o per due uova contro la sede Cisl o i pomodori contro la Fiat si sta facendo tutto questo casino mediatico, siamo curiosi. di sapere cosa accadrà quanto queste mobilitazioni diventeranno più larghe e partecipate». Anziché fermarsi davanti a questo tentativo di criminalizzazione, dal Bpm fanno sapere di .essere pronti a nuove "offensive": «ci stiamo preparando agli Stati generali di Alemanno del prossimo 9 e 10 novembre. Per quei giorni stiamo organizzando, con tutte le realtà in lotta di Roma, mobilitazioni diffuse in tutta la città per denunciare le speculazioni di questa Giunta». Per metà novembre, invece, è in preparazione una grande manifestazione alla Regione Lazio per far sentire la voce della "città di sotto" sulla necessità di una legge sul reddito minimo garantito, sul piano casa, sulla sanità. Al fronte di lotta che si sta costruendo è sempre più ampio» spiegano dal Bpm. Ora l'attenzione di tutti è sulle prossime iniziative di movimento e su come queste saranno raccontate, non raccontate o strumentalizzate dagli organi di informazione. Oggi pomeriggio, dalle ore 17, i Lavoratori autoconvocati contro la crisi saranno in presidio a Roma sotto la sede di Confindustria, in viale dell'Astronomia. Anche qui, si annunciano uova: «dopo la solidarietà che molte parti politiche hanno espresso ai sindacati che lavorano di concerto con Confindustria» spiegano i lavoratori «riteniamo necessario riconoscere qualche merito anche ai maggiori artefici di questa situazione». E se "Un uovo per Confindustria" è il modo "terrorista" dei lavoratori autoconvocati per avvicinarsi alla data del 16 ottobre, a Milano i "terroristi" dei centri sociali daranno vita, dalle ore 21, a un presidio per difendere il territorio di Rho, Arese e Lainate dal "Piano Alfa" che dovrebbe essere ratificato proprio oggi dal Consiglio comunale di Rho. Al posto dell'ex fabbrica, è pronto un nuovo centro commerciale con annessi alberghi, costruzioni residenziali e parcheggi funzionali a Expo 2015.
11 ottobre 2010 - Repubblica.it
Minacce sui muri, ripreso l'autore
di S.Parola e L.Pleuteri
Torino - Altre scritte pesanti e minacciose, bersagli l'ad della Fiat Sergio Marchionne e il pluricontestato segretario della Cisl Raffaele Bonanni, ieri mattina sono state tracciate sui muri del quartiere Mirafiori, durante la manifestazione nazionale promossa dall'Unione sindacati di base contro "le nuove relazioni industriali imposte da Confindustria" e "contro gli accordi di Pomigliano", diecimila manifestanti secondo gli organizzatori, non più di 1.500 per la questura, un mix di metalmeccanici, precari della scuola, lavoratori della pubblica amministrazione, pensionati, rappresentati del popolo Viola, attivisti di Rifondazione e Sinistra critica, autonomi. La Digos sta cercando di identificare i graffitari, partendo dalle fotografie scattate proprio mentre i muri venivano imbrattati e dalla sigla lasciata a firma di uno degli slogan. Bpm. Molto probabilmente si tratta di uno dei "blocchi proletari metropolitani", formazioni di ultrasinistra da qualche anno attive soprattutto a Roma e sul fronte delle lotte contro gli sfratti. Ma non si esclude del tutto una provocazione dalla destra estrema, "perché una sigla analoga - BpmT, base progetto militante Torino - era già apparsa in città in occasione del Salone del libro, con una connotazione "nera", area casa Pound", come ricordano gli analisti della questura. Scritte, slogan, dieci lavoratori incatenati con dieci lettere appese al collo per comporre le parole "Schiavi mai", lo striscione di apertura del corteo per gridare "Un grande no al modello Fiat, no al patto sociale, no ai sindacati complici". Il serpentone di manifestanti e cartelli, con folte rappresentanze da Emilia-Romagna, Toscana, Lazio, si è snodato dalla porta 5 di corso Agnelli alla palazzina Fiat del Lingotto, "storico luogo simbolo dell'Italia delle lotte dei lavoratori", tiro a segno per uova e pomodori lanciati da un gruppetto di antagonisti.
10 ottobre 2010 - La Stampa
La rabbia Usb. Lanci di uova contro la Fiat
di JACOPO D’ORSI
Torino - Colorati, trasversali, decisi e soprattutto arrabbiati. Esasperati, dalla crisi e dal lavoro che non c’è o rischia di non esserci più. Erano in tanti, a occhio e croce 4-5 mila persone (secondo gli organizzatori diecimila, la questura ne ha contati 1500), i lavoratori che ieri mattina hanno partecipato al corteo nazionale dell’Unione sindacati di base (Usb). Arrivati da tutta Italia. Nel mirino, «il modello Marchionne, il patto sociale e i sindacati complici», come recitava il maxistriscione in testa. «Schiavi mai». Un fiume di gente partito dall’ingresso principale di Mirafiori, in corso Agnelli, e arrivato all’ora di pranzo davanti al Lingotto. Dove dalle parole qualcuno - il copyright della pensata appartiene a una decina di autonomi - è passato ai fatti: lanci di fumogeni, uova e pomodori contro gli uffici della Fiat. Insulti vergati con lo spray sui muri lungo il percorso. Ma nessun incidente.
«Non è solo questione di Fiat - raccontava Pierpaolo Leonardi, uno dei coordinatori nazionali Usb - ma della proposta di un nuovo modello di lavoro che cancella i diritti. I lavoratori sono vittime di un attacco generale e c’è bisogno di una risposta generale: per questo siamo qui e uniamo tutte le categorie, non solo i metalmeccanici». Sfilano i vigili del fuoco («Siamo sotto organico di 15 mila unità ed è a rischio la sicurezza di tutti», racconta Valerio Fioravanti, da Verona), gli autoferrotranvieri di Roma, la sanità lombarda, gli operai della Cebi di Cascine Vica, «senza un euro da sei mesi - si sfogano Francesco Calì, Giancarlo Morello e Tiziana Toso - mentre l’azienda ha già portato i macchinari all’estero, in Lussemburgo, Romania, Polonia». Ci sono anche Cobas di Mirafiori, Comunisti italiani, Sinistra critica (con lo striscione «Lega ladrona») e una rappresentanza del Popolo Viola.
Le storie di questi lavoratori si fondono con quelle degli altri, ad esempio degli immigrati: «In Italia non ci sono più diritti», dice Aboubakar Soumahoro, ivoriano, responsabile nazionale del settore per l’Usb. E si intrecciano con quella di Franco Floridia, che ieri mattina ha ricevuto la lettera di licenziamento da parte del Cidiu, consorzio per raccolta e smaltimento rifiuti di Collegno. «Mi hanno cacciato perché sono un delegato e ho osato parlare dei problemi dell’azienda», racconta lui. «Sono stato incastrato». La versione dei vertici è diversa. Di mezzo ci sarebbe il furto di una trentina di contenitori, «certificato da un verbale dei carabinieri», spiega il dg Marco Lo Bue. Che aggiunge: «Le ragioni del licenziamento sono serie, a casa di Floridia è stato rinvenuto materiale di proprietà del consorzio in quantità tale da far perdere il rapporto di fiducia nei suoi confronti». Seguirà una causa. E il sindacato annuncia battaglia.
10 ottobre 2010 - QN Quotidiano Nazionale
FIAT GLI OPERAI ANTI-ACCORDO: «NO AL MODELLO MARCHIONNE»
A Mirafiori gli insulti dei Cobas
TORINO - HANNO gridato il loro «no al modello Fiat, al patto sociale, ai sindacati complici». In diecimila, secondo gli organizzatori. In millecinquecento per le forze dell'ordine. Sono i lavoratori che, ieri, a Torino, hanno partecipato alla manifestazione organizzata dai sindacati di base. Davanti a Mirafiori bandiere rosse e manifesti raffiguranti i grandi nemici della Fiom: Marchionne, Bonanni, Berlusconi. «Pericolosi», è la scritta sotto la loro gigantografia. Dieci operai del Lingotto hanno sfilato incatenati con al collo una lettera ciascuno, in modo da comporre la frase Schiavi mai'. «Schiavi», hanno gridato i sindacalisti di base, come secondo loro sono Raffaele Bonanni e Luigi Angeletti, «colpevoli» per aver avallato l'accordo di Pomigliano. Il corteo torinese si è chiuso davanti alla palazzina Fiat al Lingotto con il lancio di qualche uovo e pomodoro.
10 ottobre 2010 - L'Unità
«No al modello Fiat e ai sindacati complici» A Mirafiori corteo Usb
Torino - «Un grande no al modello Fiat, no al patto sociale, no ai sindacati complici»: si è aperto con questo striscione il corteo a Mirafiori, Torino, per la manifestazione indetta dall’Unione dei sindacati di base (Usb), cui ieri hanno partecipato circa 10mila lavoratori. Tra i cartelli «contro», gigantografie di Marchionne, Bonanni e Berlusconi. Hanno partecipato anche precari della scuola, lavoratori del pubblico impiego e pensionati, i Cobas di Mirafiori, i Comunisti Italiani, la Sinistra critica con lo striscione «Lega ladrona», una rappresentanza del Popolo Viola. Molte le bandiere dei sindacati di base. La manifestazione è finita con il lancio di qualche uovo e pomodoro contro la palazzina Fiat del Lingotto e le vetrate del centro congressi da parte di una decina di autonomi.
10 ottobre 2010 - Il Fatto
USB Protesta a Torino contro Marchionne
"Siamo a Torino, a casa di Marchionne, per dire no al suo modello di società!". Il sindacalismo di base, riunito sotto la sigla Usb, si riunisce di fronte alla fabbrica di Mirafiori, di nuovo simbolo del 'padronato'.Circa 1500 lavoratori (prima fila simbolicamente in catene) tra metalmeccanici, precari, dipendenti pubblici e una folta delegazione di vigli dei fuoco, provenienti un po' da tutta Italia, hanno marciato lungo corso Traiano verso il Lingotto. Poca politica: il consigliere regionale grillino Davide Bono, un paio di bandiere dell'Idv e qualche transfuso della sinistra radicale. Colorata e rumorosa rappresentanza del Popolo Viola. Pochi giovani. ma non manca l'ormai celebre Rubina Affronte, la ragazza che ha lanciato il fumogeno contro Bonanni alla festa del Pd, a Torino, in settembre.(Ste.Cas.)
10 ottobre 2010 - Liberazione
Duemila persone a Torino. «Tenere unito il mondo del lavoro»
Usb «contro il modello Fiat». Piazza piccola ma orgogliosa
Duemila persone, trecento metri di corteo, un sindacato, cinque partiti comunisti, quindici rappresentanti del popolo viola, un consigliere regionale del Movimento a Cinque Stelle. La manifestazione nazionale Usb "contro il modello Fiat" che si è svolta ieri a Torino è stata piccola ma orgogliosa. Purtroppo ha anche messo in luce le indomabili divisioni della sinistra e del sindacato. Inutile negarlo, il virus della separazione e delle gelosie resiste.
E' stato un corteo molto rosso e pieno di pugni chiusi, aperto da una dozzina di lavoratori incatenati che portavano uno striscione recante la scritta "schiavi mai". Dietro di loro un altro striscione "No al modello Fiat, no al patto sociale, no ai sindacati complici" e poi un serpentone umano si è allungato lungo corso Traiano ed ha raggiunto gli uffici Fiat in via Nizza. Tra i manifestanti erano presenti anche delegati della Confederazione Cobas della Fiat, migranti, giovani dei Blocchi Precari metropolitani, dipendenti pubblici e precari.
Tutto molto tranquillo e pacifico, il corteo ha incontrato il favore di molti torinesi increduli, ignari della manifestazione che di fatto è stata snobbata dai maggiori operatori dell'informazione. Simonetta Zandiri, portavoce di Resistenza Viola Piemonte, commenta: «E' vero, è stata un manifestazione piccola ed orgogliosa e noi siamo felici di averne fatto parte. Ma è inutile negare che resta un po' di amarezza in bocca alla fine di questa camminata. Mancavano molti soggetti. Certo i partiti non portano in piazza più nessuno e quindi la loro assenza oggi non è una sorpresa. Ma la mancanza degli studenti, dei pensionati e di tanti lavoratori è incomprensibile. Resiste l'apatia generale e, se vuoi, anche la paura di fronteggiare chi si pensa detenga il potere. Un potere che, evidentemente, è visto come un diritto di vita o di morte sulle persone. Ripeto, capisco gli operai Mirafiori che oggi non c'erano, ma altri soggetti dovevano essere presenti. Nel pomeriggio sono stata in val Susa... impossibile non rimanere scioccati dall'abissale differenza tra i due momenti di contestazione. Forse non è percepito il rischio che il modello Fiat impone ai lavoratori, un rischio mortale che una volta per tutte dovrebbe portare oltre le divisioni».
Anche Renato Patrito, segretario provinciale Prc (presente senza proprie bandiere per esplicita decisione), esprime dubbi: «E' necessario un percorso di dialogo e integrazione maggiore tra le sigle sindacali e non solo... Forse quella della Usb è stata vissuta come una scelta non concordata. Il percorso verso l'unità a sinistra e nel sindacato è ancora molto lungo, necessita di forte volontà».
Le rappresentanze Usb sono giunte da tutta Italia e molte tra di loro si sono dette soddisfatte della manifestazione. In un comunicato stampa l'Usb ha dichiarato che «nessuna divisione del mondo del lavoro deve passare e non si può e non si deve affidare ad una categoria, pur forte ed attrezzata, la difesa degli interessi di tutti perché tutti, in tutte le categorie, hanno bisogno del sindacato combattivo e conflittuale. La confederalità, la generalizzazione delle lotte, la volontà e la capacità di connettere le lotte perché nessuno resti solo davanti alla ferocia del capitale e dei padroni sono gli ingredienti giusti per essere davvero il sindacato che serve ai lavoratori; oggi ne è stato costruito un altro pezzo». La totalità dei manifestanti si è detta pronta a prendere parte anche alla manifestazione nazionale della Fiom prevista per sabato prossimo a Roma. Nel pomeriggio buona parte dei manifestanti si è poi spostata in Val Susa.(M.P.)
10 ottobre 2010 - La Provincia
in piazza anche l'Usb
Asse Cisl-Uil: «Giù le tasse» Scontro su Fiat
ROMA - Un patto tra governi nazionali, locali e parti sociali per riformare il fisco. Cisl e Uil, con 100 mila lavoratori, hanno chiesto di abbassare le tasse. «Siamo il sindacato più grande» ha detto Bonanni contro la Cgil. Aspri i toni sulla Fiat («10-100-1000 Pomigliano»), a Mirafiori ha marciato il sindacato di base Usb.
9 ottobre 2010 - Ansa
FIAT: CORTEO SINDACATI BASE A TORINO, NO A MODELLO MARCHIONNE
(ANSA) - TORINO, 9 OTT - «Un grande no al modello Fiat, no al patto sociale, no ai sindacati complici»: si apre con questo striscione il corteo, partito qualche minuto fa dalla porta 5 di Mirafiori. Alla manifestazione, indetta dall'Unione dei sindacati di base (Usb), partecipano circa 10.000 lavoratori secondo gli organizzatori, «decisamente meno» per le forze dell'ordine, Tra i cartelli una gigantografia di Marchionne, Bonanni e Berlusconi con la scritta 'Pericolosì, mentre dieci lavoratori sfilano accanto, incatenati, con al collo una lettera ciascuno per comporre la frase 'Schiavi maì. Sulla locandina della manifestazione c'è una vecchia Fiat 500 che sbatte contro un cartello stradale con la scritta Usb. Oltre ai metalmeccanici partecipano al corteo, che si concluderà davanti alla Palazzina Fiat al Lingotto, precari della scuola, lavoratori del pubblico impiego e pensionati. Sono presenti i Cobas di Mirafiori. i Comunisti Italiani, la Sinistra critica con lo striscione 'Lega ladronà, una rappresentanza del Popolo Viola. Molte le bandiere dei sindacati di base.
FIAT: SCIOLTO CORTEO TORINO;UOVA CONTRO PALAZZINA LINGOTTO
(ANSA) - TORINO, 9 OTT - È finita con il lancio di qualche uovo e pomodoro contro la palazzina Fiat del Lingotto e le vetrate del centro congressi, la manifestazione organizzata a Torino dai sindacati di base. L'iniziativa è stata di una decina di autonomi. Secondo le forze dell'ordine al corteo hanno partecipato circa 1.500 persone. Non ci sono stati incidenti.
9 ottobre 2010 - Asca
TORINO: UOVA CONTRO LINGOTTO A MANIFESTAZIONE SINDACATI DI BASE
(ASCA) - Torino, 9 ott - Uova contro la palazzina direzionale Fiat al Lingotto, al termine della manifestazione nazionale indetta dall'Usb, l'unione dei sindacati di base, a Torino, per i diritti dei lavoratori. L'iniziativa ha visto la partecipazione di alcune migliaia di persone. Tra i cartelli anche una gigantografia di Marchionne, Bonanni e Berlusconi con la scritta ''pericolosi''. Al termine della manifestazione una decina di autonomi ha cominciato a lanciare uova e qualche pomodoro contro la Fiat e l'adiacente centro congressi. Non si sono verificati ulteriori incidenti.
9 ottobre 2010 - La Stampa web (ore 14 circa)
Mirafiori, i sindacati di base in corteo
"No al modello Marchionne"
Alla manifestazione circa 10.000 lavoratori
Torino - «Un grande no al modello Fiat, no al patto sociale, no ai sindacati complici»: si apre con questo striscione il corteo, partito qualche minuto fa dalla porta 5 di Mirafiori. Alla manifestazione, indetta dall’Unione dei sindacati di base (Usb), partecipano circa 10.000 lavoratori secondo gli organizzatori, «decisamente meno» per le forze dell’ordine. Tra i cartelli una gigantografia di Marchionne, Bonanni e Berlusconi con la scritta Pericolosi, mentre dieci lavoratori sfilano accanto, incatenati, con al collo una lettera ciascuno per comporre la frase Schiavi mai. Sulla locandina della manifestazione c’è una vecchia Fiat 500 che sbatte contro un cartello stradale con la scritta Usb. Oltre ai metalmeccanici anche precari della scuola, lavoratori del pubblico impiego e pensionati partecipano al corteo, che si concluderà davanti alla Palazzina Fiat al Lingotto. Sono presenti inoltre esponenti dei Cobas di Mirafiori, dei Comunisti Italiani,di Sinistra critica con lo striscione Lega ladrona, e una rappresentanza del Popolo Viola. Molte le bandiere dei sindacati di base.
9 ottobre 2010 - La Stampa web (ore 17 circa)
Mirafiori, i sindacati di base in corteo "No al modello Marchionne"
Proteste e lanci di uova contro la palazzina Fiat al Lingotto
Torino - «Un grande no al modello Fiat, no al patto sociale, no ai sindacati complici»: si è aperto con questo striscione il corteo partito dalla porta 5 di Mirafiori. Alla manifestazione, indetta dall’Unione dei sindacati di base (Usb), hanno partecipato circa 1500 lavoratori. Tra i cartelli una gigantografia di Marchionne, Bonanni e Berlusconi con la scritta Pericolosi, mentre dieci lavoratori hanno sfilato, incatenati, con al collo una lettera ciascuno per comporre la frase Schiavi mai. Sulla locandina della manifestazione c’è una vecchia Fiat 500 che sbatte contro un cartello stradale con la scritta Usb. Oltre ai metalmeccanici anche precari della scuola, lavoratori del pubblico impiego e pensionati hanno partecipato al corteo. Presenti anche esponenti dei Cobas di Mirafiori, dei Comunisti Italiani,di Sinistra critica con lo striscione Lega ladrona, e una rappresentanza del Popolo Viola. Molte le bandiere dei sindacati di base. La manifestazione si è conclusa con il lancio di qualche uovo contro la palazzina Fiat del Lingotto e le vetrate del centro congressi.
9 ottobre 2010 - Radio Città Aperta
A Torino migliaia in piazza contro modello Fiat, patto sociale e sindacati complici. La Fiom in difficoltà, la Cisl rivendica il modello Pomigliano
di Marco Santopadre
"L'accordo sullo stabilimento Fiat di Pomigliano non ha cancellato nessun diritto dei lavoratori ma ha, invece, bloccato la Fiat al tavolo e rimesso in carreggiata un sito che rischiava grosso": lo ha urlato questa mattina Pina Castaldi, delegata rsu della Fim di Pomigliano, dal palco della manifestazione sul fisco di Cisl e Uil in corso nella capitale. Il sindacato giallo di Bonanni rivendica così apertamente la complicità sempre più spinta con il padronato, atteggiamento che negli ultimi giorni ha provocato le ormai note contestazioni ad esponenti della Cisl in tutta Italia. Il sindacato di via Po estende nel frattempo le sue provocazioni anche ad altri settori del mondo del lavoro. Ieri, mentre a Roma continuava il presidio dei delegati sindacali di Cgil, Uil, Usb, Cisal e Ugl negli uffici del direttore generale e del presidente dell'Inps, l'ondata di protesta si estendeva anche ad altre sedi, con l’occupazione da parte dei lavoratori delle direzioni provinciali di Napoli e Vibo Valentia. Una mobilitazione "per esprimere - si legge nella nota - la più ferma condanna sulla riorganizzazione dell'Ente e sull'approvazione, da parte della sola Cisl, delle linee guida per il rinnovo del contratto nazionale integrativo di ente 2010, entrambi respinti dalla maggioranza assoluta dei lavoratori in apposite assemblee referendarie". Insomma il sostegno attivo della Cisl all’attacco concentrico del mondo politico e padronale contro i lavoratori è sempre più esplicito, e la strategia della tenaglia ‘sindacati complici – governo/Confindustria’ contro le forze sindacali di classe è sempre più chiara. Afferma infatti Giorgio Cremaschi, della segreteria nazionale della Fiom-Cgil ai microfoni di Radio Città Aperta: "Confermiamo che nell’accordo di Pomigliano si ledono i diritti fondamentali dei lavoratori. L’attacco contro di noi, la criminalizzazione del dissenso in generale è su questo punto: non si vuole che spieghiamo ai lavoratori che l’operazione deroghe, che l’accordo separato sui contratti nazionali, che l’estensione ad altri lavoratori dell’accordo separato di Pomigliano senza neanche chiederglielo costituiscono attacchi pesanti alla democrazia e ai diritti dei lavoratori".
Hanno ragione quindi coloro che in queste ultime settimane hanno voluto rendere visibile il proprio dissenso lanciando qualche uovo e qualche fumogeno contro le sedi della Cisl in mezza Italia? Neanche per sogno, dice Cremaschi, ribadendo la posizione espressa da Landini e Rinaldini, sempre della Fiom, nei giorni scorsi: "Mi sento di condannare seccamente l’azione che è avvenuta a Roma, il blitz contro la Cisl, che mi pare pure un’azione sciocca. Anche io penso che le sedi sindacali non vadano toccate." Insomma dopo qualche giorno di titubanza la Fiom piega la testa e si allinea alla posizione espressa ufficialmente da Epifani, evidenziando una crisi di strategia ed una difficoltà netta rispetto ai sentimenti che porteranno in piazza sabato 16 ottobre decine di migliaia di lavoratori e studenti. Eppure il giudizio di Cremaschi sulla svolta neoconcertativa della sua Confederazione è netto e grave: "Considero la trattativa sul Patto Sociale un’autentica sciagura, penso che la Cgil fa malissimo a sedersi a quel tavolo anche perché non si è discusso o deciso in nessuna sede su quale è il mandato che gli iscritti hanno concesso ai dirigenti nella trattativa. Penso che la Cgil stia subendo la pressione del ‘palazzo economico-sindacale’, di Cisl e Uil ed è a rischio di cedimento". Ma stante questo giudizio e la mancanza di democrazia interna alla Cgil che Cremaschi evidenzia, qual è la prospettiva che la Fiom offre ai lavoratori che rappresenta, mancando una credibile sponda confederale e generale? "Ah beh questo è un problema serio, questo problema esiste, non lo voglio negare, ma ne discuteremo dopo il 16 ottobre" glissa elegantemente Cremaschi.
Il bivio davanti al quale si trova la Fiom non sfugge a Paolo Sabatini, responsabile dei metalmeccanici dell’Unione Sindacale di Base che sempre ai microfoni di Radio Città Aperta spiega: "Il problema principale che oggi ha la Fiom è che se da una parte ha il sostegno di tutta la sinistra e di numerosi soggetti e movimenti sociali, dall’altra gli mancano due importanti punti di riferimento: intanto la sua confederazione, quella Cgil che sta sparando addosso alla Fiom e al suo gruppo dirigente, e poi quel partito di riferimento che prima era il Pci-Pds e che ora è quel PD che sta assumendo posizioni sempre più filo padronali, un appiattimento totale sulle posizioni di Sacconi. Ora la Fiom dovrà decidere, e in fretta, che fare".
E’ proprio sulla prospettiva confederale e sulla resistenza coordinata tra tutte le categorie che ha puntato l’Unione Sindacale di Base quando ha convocato la manifestazione che sta percorrendo le vie di Torino e che si concluderà davanti al Lingotto.
"Il tentativo di riscrivere le regole delle relazioni industriali, sindacali e sociali a tutto beneficio delle imprese e la manifesta volontà di impedire ogni forma organizzata del conflitto sono veri e propri atti squadristici, tesi ad eliminare ogni pur minima opposizione allo sfruttamento. Per questo l’USB andrà sotto casa di Marchionne, capofila degli aggressori, che si fanno forti del sostegno di governo e sindacati complici" riassume Pierpaolo Leonardi a proposito dei contenuti della manifestazione di oggi.
"Un grande no al modello Fiat, no al patto sociale, no ai sindacati complici'' recita infatti lo striscione del serpentone di 10 mila persone che alle 11 di questa mattina è partito dalla porta 5 di Mirafiori. Tra i cartelli una gigantografia di Marchionne, Bonanni e Berlusconi con la scritta 'Pericolosi', mentre dieci lavoratori sfilano accanto, incatenati, con al collo una lettera ciascuno per comporre la frase 'Schiavi mai'. Sul manifesto affisso in questi giorni in tutto il paese per lanciare l’appuntamento campeggia una vecchia Fiat 500 che sbatte contro un cartello stradale con la scritta Usb. Insieme ai metalmeccanici della Fiat e di altri stabilimenti, visibili i precari della ricerca e della scuola, i lavoratori del pubblico impiego, i pensionati, i Vigili del Fuoco. Ma anche spezzoni di studenti, centri sociali, forze politiche della sinistra, e anche altre forze del sindacalismo di base.
"Visto che l’attacco ai lavoratori è concentrico – basti guardare al tentativo di smantellare il settore della pubblica amministrazione – abbiamo rilanciato con una risposta di tipo confederale, quindi non una manifestazione di categoria o vertenziale ma che metta insieme i diversi pezzi del mondo del lavoro" puntualizza Sabatini.
Alla manifestazione c’è anche il ‘popolo viola’ del Piemonte. Simonetta Zandiri spiega così l’adesione del nodo torinese: «Resistenza Viola Piemonte da tempo ha preso le distanze da sito internet ufficiale del movimento troppo ‘svenduto ai partiti’ e quindi poco libero. Noi non ci siamo mai fermati e abbiamo lavorato per ‘connettere le lotte’, facendo rete con i movimenti studenteschi, i Notav, il Comitato Acqua Pubblica e iniziando a contattare i sindacati perché da Torino è partito l’attacco sistematico ai diritti dei lavoratori, eppure non c’è mai stata una vera contestazione, se non qualche timido tentativo da parte di USB, appunto, organizzatori della manifestazione del 9 ottobre".
"Quello di oggi è un vero e proprio ‘No Marchionne Day’ – racconta da Torino Sergio Cararo, della redazione di Radio Città Aperta – Il problema è che nel nostro paese se organizzi un No Berlusconi day puoi contare sul sostegno mediatico dei grandi quotidiani e dei grandi gruppi radiotelevisivi, mentre invece se prendi di petto la Confindustria e le complicità della politica col padronato sulla vicenda cala il silenzio. Ma la battaglia contro il modello Fiat non riguarda di certo solo la categoria dei metalmeccanici e tantomeno solo quelli del gruppo Fiat. E’ per questo che l’USB ha scelto di portare in piazza tutte le categorie. Gli accenni critici nei confronti delle ambiguità della Fiom all’interno del corteo di Torino sono visibili".
"Qualche giorno fa abbiamo mandato alla Fiom e ai sindacati di base attivi nel settore metalmeccanico un invito a decidere una strategia comune e coordinata di risposta all’attacco della Fiat. Nessuno di noi può pensare di essere autosufficiente in questo duro contesto" spiega Sabatini che però poi ricorda "Anche se devo dire che poi, al di là della resistenza che la Fiom esercita in questo momento, gli accordi capestro nei luoghi di lavoro e nelle aziende li hanno firmati, ricordiamoci ad esempio quel contratto nazionale del 2008 che venne duramente contestato da migliaia di lavoratori durante le assemblee nelle fabbriche. Ma oggi in questa fase noi dell’Usb ragioniamo in termini di rilancio del conflitto e di accumulazione di forze".
9 ottobre 2010 - Il Manifesto
FIAT-TORINO
Oggi presidio nazionale Usb: no al «modello Pomigliano»
Totino - Concentramento alle 10,30, stamane, alla porta 5 della Fiat, in Corso Agnelli; poi corteo fino agli uffici del Lingotto. Protagonista l'Unione sindacale di base, con parole d'ordine come «Blocchiamo il modello Fiat ed il nuovo patto sociale», «Sì al conflitto, via i sindacati complici». Numerosi pullman sono partiti in direzione del capoluogo piemontese, portando delegazioni di tutti i settori del mondo del lavoro: dai metalmeccanici ai precari della scuola; dai lavoratori pubblici a quelli del commercio, cassaintegrati, licenziati, esternalizzati, migranti. «La nostra è mobilitazione di tutti, generale e confederale, perché l'attacco è contro tutti: è generale e va respinto sul piano confederale», spiega Pierpaolo Leonardi, dell'Esecutivo nazionale Usb. «Lavoratori e padroni non hanno interessi comuni, e quindi il conflitto continua ad essere lo strumento democratico di regolazione degli interessi diversi»; in realtà «il problema dei padroni è il "conflitto organizzato", cioè la funzione sindacale stessa».
8 ottobre 2010 - Left
Gli operai scaldano l'autunno
di Maurizio Pagliassotti
L'ultima volta che a Torino si fece una manifestazione "contro" la Fiat, finì con Gianni Rinaldini, al tempo segretario della Fiom, disarcionato dal palco dai militanti dello Slai Cobas campani, saliti in massa a Torino per contestare i sindacati ai loro occhi "venduti". Era il 2009: è passato un anno che oggi sembra un secolo. A quel tempo la Fiat tirava a gonfie vele, Marchionne se non era proprio amato era almeno rispettato, e se uno diceva conflitto di classe al massimo potevano venire in mente i litigi tra adolescenti brufolosi nella disastrata scuola italiana. Il prossimo 9 ottobre, l’appuntamento sarà nuovamente sotto la porta cinque di corso Agnelli, quella che durante i trentacinque giorni di picchettaggio del 1980 fu chiamata "porta Karl Marx", perché sulle colonne dei cancelli troneggiavano giganteschi ritratti del filosofo tedesco. Trenta anni fa qui arrivò Berlinguer ad arringare i manifestanti, un anno fa i leader erano assenti e la scena se la presero gli scalmanati, botte da orbi e vecchi conti regolati. Cosa accadrà sabato prossimo? La manifestazione sarà, come dice l’Unione dei sindacati di base, nazionale e quindi potrebbe essere un antipasto di quello che accadrà a Roma il 16 ottobre, quando la Fiom intera scenderà in piazza. Ma potrebbe essere anche un clamoroso flop da tacitare velocemente oppure sparare a tutta forza nella galassia dei media a seconda dei gusti. Vediamo perché.
La Resistenza Viola Piemonte aderisce alla manifestazione e invita tutti i movimenti e i gruppi viola al corteo. Questo quanto si legge sui manifesti, pochi, appiccicati sui muri di Torino e soprattutto su internet. Ma la polemica dilaga tra chi dovrebbe essere interessato a partecipare: chi decide che cosa? Chiunque si dica "viola" ha diritto a mettere un cappello "mediatico" su manifestazioni politiche? Queste le domande più diffuse. Vengono così fuori tutte le magagne del viola che, come tutti sanno, non porta un gran bene. Come è risaputo, sul movimento sorto lo scorso anno non giacciono cappelli politici e sindacali... però nel caso di Torino un po’ sì. Perché l’Unione sindacati di base è pur sempre una sigla. Una sigla combattiva e poco amata, in alcuni settori, anche a sinistra. In confronto a loro, la Fiom è concertativa. Così tutto si fa più ingarbugliato e per molti sospettoso. E dove c’è il sospetto c’è scarsa partecipazione. È la debolezza di chi non vuole avere bandiere. Pierpaolo Leonardi, dell’Esecutivo nazionale Usb, rivendica senza problemi la manifestazione: «Il tentativo di riscrivere le regole delle relazioni industriali, sindacali e sociali a tutto beneficio delle imprese e la manifesta volontà di impedire ogni forma organizzata del conflitto sono veri e propri atti squadristici, tesi a eliminare ogni pur minima opposizione allo sfruttamento. Respingere questo attacco è questione che riguarda non solo i lavoratori metalmeccanici ma quelli di tutte le categorie».
Fino a mercoledì mattina, i dirigenti della Fiom di Torino non sapevano nulla della manifestazione. E ancor meno erano informate le Rsu che lavorano dentro Mirafiori. Ugo Bolognesi, operaio e delegato Fiom alle carrozzerie, commenta: «Mi sembra che sia una manovra dei sindacati minori per ottenere visibilità. Purtroppo mancano sempre l’organizzazione e il confronto, in questi frangenti. Non ho idea di quale sia la relazione con il popolo viola e il movimento nato un anno fa. In fabbrica, a oggi (martedì 5 ottobre, ndr) nessuno ne sa nulla e penso che i partecipanti saranno pochi. Quindi la Fiom non ci sarà, salvo sorprese. Le altre sigle sindacali è facile immaginare cosa faranno sabato mattina. Forse marceranno i grillini e sicuramente sventoleranno le bandiere bianche e rosse dei Notav. Presente invece la Federazione della sinistra. E mentre chi una bandiera ce l’ha sfoglia la margherita per capire se andare o meno su facebook, impazza la polemica tra i viola: chi rappresenta chi? E la stessa dura discussione che ha dimezzato la partecipazione al NoBday2 si riversa sulla più modesta manifestazione del 9 ottobre a Torino. Comunque sia, non sarà nulla in confronto a cosa sta organizzando la Fiom per la manifestazione nazionale del sabato successivo a Roma.
Solo da Torino partiranno due treni speciali e venti pullman. Federico Bellono, segretario provinciale della Fiom subentrato a Giorgio Airaudo (quest’ultimo papabile candidato sindaco di Torino nella prossima primavera), dice: «La Fiom torinese in questo momento ha mille persone in partenza. Le iscrizioni sono ancora aperte, anche se forse alla fine dovremo dire di no a qualcuno. Sarà un manifestazione determinata, pacifica e forte e soprattutto di massa». L’attivismo Fiom torinese in questo periodo rappresenta una vera spina nel fianco per la Fiat. E come leva locale per lanciare ancora di più la manifestazione nazionale, i metalmeccanici della Cgil sfruttano il processo appena apertosi a Pino Capozzi, l’impiegato di Mirafiori licenziato in tronco dalla multinazionale torinese per avere inoltrato una mail giudicata dai dirigenti aziendali come un invito al boicottaggio. Lo scorso primo ottobre, la Fiom ha organizzato un rumoroso presidio davanti a Palazzo di giustizia di Torino in occasione della prima udienza. Un centinaio di persone hanno atteso fuori dalle aule del tribunale mentre alcune decine hanno assistito alle prime fasi processuali . «Non c’era bisogno di acuire il conflitto in una fase di tensioni tra lavoratori e impresa - ha commentato Giorgio Airaudo, segretario piemontese della Fiom -. Confidiamo che sia restituita giustizia a Pino Capozzi, che ha l’unico torto di aver voluto generosamente rappresentare i propri compagni di lavoro». Affinché la combattività della Fiom fosse ben chiara, l’organizzazione sindacale ha ravvisato nella condotta dell’azienda gli estremi per contestare l’attività antisindacale. «Questa prima udienza non modifica la valutazione per cui consideriamo antisindacale e quindi illegittimo il licenziamento - ha dichiarato Federico Bellono, segretario provinciale della Fiom-Cgil -. Inoltre le motivazioni addotte dall’azienda configurano infatti un tentativo di impedire il diritto alla critica e alla libertà di opinione». Benzina sul fuoco. Cosa accadrà quindi il prossimo 9 ottobre è una scommessa. Unione sindacale e politica sotto un unico cappello colorato? Operai presenti? Oppure un po’ tutti in ordine sparso, desiderosi di non imparentarsi troppo? Pare che Sergio Marchionne ami sempre gettare un’occhiata fuori dalle finestre per vedere le manifestazioni che partono dalla porta cinque. Talvolta scende perfino a prendere qualche volantino, è capitato solo poche settimane fa. Forse anche lui non passerà un sabato di relax.
8 ottobre 2010 - Liberazione
Leonardi: «Vogliono impedire ogni forma di conflitto»
Torino, Usb sabato sotto le finestre di Marchionne
di Maurizio Pagliassotti
Torino - Cresce la tensione intorno alla manifestazione di sabato prossimo a Torino organizzata dall'Unione dei Sindacati di base contro la Fiat voluta da Marchionne. I soliti "altoparlanti" locali soffiano sul fuoco nella speranza che ci sia casino per poi avere una clava da utilizzare il sabato successivo contro la Fiom. L'idea del corteo dalla "Porta 5" di Mirafiori nasce originariamente dall'Unione dei Sindacati di Base. Pierpaolo Leonardi rivendica senza problemi la manifestazione: «Il tentativo di riscrivere le regole delle relazioni industriali, sindacali e sociali a tutto beneficio delle imprese e la manifesta volontà di impedire ogni forma organizzata del conflitto sono veri e propri atti squadristici, tesi ad eliminare ogni pur minima opposizione allo sfruttamento. Per questo il 9 ottobre la USB andrà sotto casa di Marchionne, capofila degli aggressori, che si fanno forti del sostegno di governo e sindacati complici». Manifestazione ovviamente aperta a chi è interessato all'argomento. Il primo a rispondere è stato il popolo Viola di Torino. Simonetta Zandiri spiega così l'adesione del nodo torinese: «Resistenza Viola Piemonte, da tempo ha preso le distanze dal paginone (internet, ndr), troppo "svenduto ai partiti" e quindi poco "libero". Noi non ci siamo mai fermati e abbiamo lavorato per "connettere le lotte", facendo rete con i movimenti studenteschi, i Notav, il Comitato Acqua Pubblica e iniziando a contattare i sindacati perché da Torino è partito l'attacco sistematico ai diritti dei lavoratori, eppure non c'è mai stata una vera contestazione, se non qualche timido tentativo da parte di USB, appunto, organizzatori della manifestazione del 9 ottobre». Della partita anche la Federazione della Sinistra, unico partito che al momento ha ufficializzato la sua presenza al corteo di sabato prossimo. Armando Petrini, segretario Regionale del Prc argomenta così la scelta: «La FdS scende in piazza contro il modello Marchionne, la fotocopia del modello Berlusconi che poi è quello di Confindustria. Umiliare i lavoratori, comprimere i diritti fondamentali ed i salariper proseguire con le fallimentari politiche neololiberiste è molto grave. Perché queste politiche sono la causa non solo della crescita esponenziale delle diseguaglianze ma anche della gravissima crisi economica in atto». Presenti gli autonomi del centro sociale Askatasuna. Presente anche il movimento Notav che poi nel pomeriggio manifesterà nuovamente in val Susa. Assente per ovvie ragioni la Fiom: la croce è già alzata da tempo e basterebbe un nulla per inchiodarci il sindacato metalmeccanico della Cgil.
8 ottobre 2010 - Ultime Notizie
In difesa del contratto nazionale dei metalmeccanici
Torino - «Blocchiamo il modello Fiat e il nuovo patto sociale, sì al conflitto, via i sindacati complici». È questo lo slogan con cui l’Usb, la confederazione dei sindacati di base, scenderà in piazza per la manifestazione nazionale indetta domani a Torino. In città è previsto l’arrivo di venti pullman e due treni speciali da tutta Italia. La manifestazione partirà dalla porta 5 dello stabilimento Fiat di Mirafiori, luogo simbolo di molte battaglie sindacali, e raggiungerà la palazzina Fiat del Lingotto, in via Nizza. Vi prenderanno parte tutte le categorie dei sindacati di base, dai metalmeccanici alla scuola, dai dipendenti pubblici ai lavoratori del commercio. «La nostra – ha spiegato Luigi Casali, coordinatore Usb del Piemonte – non è una manifestazione alternativa a quella indetta dalla Fiom il 16 ottobre. Pensiamo piuttosto che la Fiom, da sola, non possa caricarsi sulle spalle il peso della difesa del contratto nazionale dei metalmeccanici».
8 ottobre 2010 - La Stampa
DOMANI IL CORTEO
I sindacati in piazza contro il "modello Fiat"
Torino - Arriveranno da tutta Italia - con 20 pullman e 2 treni speciali da tutta Italia - domani per la manifestazione nazionale della confederazione dei sindacati di base, Usb, indetta con lo slogan «Blocchiamo il modello Fiat e il nuovo patto sociale, sì al conflitto, via i sindacati complici». Il corteo partirà, alle 10, dalla porta 5 di Mirafiori per concludersi alla palazzina Fiat del Lingotto.
Parleranno metalmeccanici, precari della scuola, «lavoratori pubblici sotto blocco dei contratti, lavoratori del commercio, cassaintegrati, licenziati, esternalizzati, migranti». Dice Pierpaolo Leonardi, dell’esecutivo nazionale Usb: «La nostra è mobilitazione di tutti, generale e confederale, perché l’attacco è contro tutti. Non accettiamo l’idea che sia scomparso il conflitto; non è ipotizzabile che lavoratori e padroni abbiano interessi comuni».
E Luigi Casali, coordinatore Usb del Piemonte aggiunge: «C’è un attacco a tutti i diritti conquistati nel Novecento. La nostra non è una manifestazione alternativa a quella indetta dalla Fiom il 16 ottobre. Pensiamo piuttosto che la Fiom, da sola, non possa caricarsi sulle spalle il peso della difesa del contratto nazionale dei metalmeccanici».
8 ottobre 2010 - Leggo
Torino. «Blocchiamo il modello Fiat e il nuovo patto sociale...
Torino - «Blocchiamo il modello Fiat e il nuovo patto sociale, sì al conflitto, via i sindacati complici». È questo lo slogan con cui l’Usb, la confederazione dei sindacati di base, scenderà in piazza per la manifestazione nazionale indetta domani a Torino.
In città è previsto l’arrivo di venti pullman e due treni speciali da tutta Italia. La manifestazione partirà dalla porta 5 dello stabilimento Fiat di Mirafiori, luogo simbolo di molte battaglie sindacali, e raggiungerà la palazzina Fiat del Lingotto, in via Nizza. Vi prenderanno parte tutte le categorie dei sindacati di base, dai metalmeccanici alla scuola, dai dipendenti pubblici ai lavoratori del commercio. «La nostra - ha spiegato Luigi Casali, coordinatore Usb del Piemonte - non è una manifestazione alternativa a quella indetta dalla Fiom il 16 ottobre. Pensiamo piuttosto che la Fiom, da sola, non possa caricarsi sulle spalle il peso della difesa del contratto nazionale dei metalmeccanici».
7 ottobre 2010 - Italian Network
LAVORO - SINDACATI ITALIANI NEL MONDO - CGIL-UIL-CISAL-RdB PROTESTANO PER L'ESTERNALIZZAZIONE ATTIVITA' DELL'INPS:"PROBLEMI DI QUALITA' DEI SERVIZI"
Da questa mattina i coordinatori nazionali di CGIL-UIL-CISAL-RdB dell'INPS presidiano gli uffici del direttore generale dell'ente previdenziale, mentre contemporaneamente una delegazione di lavoratori e delegati sindacali protesta al piano della presidenza. "Abbiamo chiesto la sospensione degli atti dell'amministrazione emanati il 1° ottobre 2010" affermano i responsabili nazionali di CGIL-UIL-CISAL-RdB, O. Ciarrocchi, Fp-Cgil Inps; A. Petricca, Uil-Pa Inps; A. Giambelli, Fialp-Cisal Inps; L. Romagnoli, Rdb/Usb. " Nelle stesse ore- sostengono le sigle sindacali - in cui i lavoratori protestavano contro una riorganizzazione dell'INPS che favorisce, di fatto, le esternalizzazioni delle attività e sta comportando problemi di tenuta della qualità dei servizi, l'amministrazione inviava a tutto il territorio nazionale, senza confronto sindacale, disposizioni per l'ampliamento della sperimentazione del nuovo assetto organizzativo". "Una nuova provocazione ed un ulteriore attacco alle relazioni sindacali - proseguono gli esponenti sindacali. " Non ce ne andremo dagli uffici del direttore generale finchè non saranno sospesi gli effetti degli atti emanati il 1° ottobre". "Se l'amministrazione vuole governare l'ente senza il consenso della maggior parte dei lavoratori e delle loro rappresentanze sindacali si accomodi" concludono i sindacalisti di CGIL-UIL-CISAL-RdB "vuol dire che risponderemo con adeguate iniziative, come le assemblee regionali del 1° ottobre, che hanno bloccato la maggior parte delle sedi dell'INPS, in contemporanea con l'assemblea nazionale a Roma, davanti gli uffici della direzione generale dell'ente previdenziale, alla quale hanno partecipato oltre 1.500 lavoratori, per difendere la funzione dell'ente e chiedere la piena applicazione del contratto integrativo 2009".
6 ottobre 2010 - Spoleto City
L’UNIONE SINDACALE DI BASE (USB): BLOCCHIAMO IL MODELLO FIAT MANIFESTAZIONE Il 9 OTTOBRE A TORINO
di Ettore Magrini
Spoleto - La vicenda Pomigliano è ormai nota. E’ comunque importante ricordare alcune tappe fondamentali.Sfruttando il clima di divisione e debolezza del mondo del lavoro, la Fiat, dopo aver incassato aiuti sotto ogni forma da parte dello Stato e con la solita arma del ricatto occupazionale, ha sferrato un attacco ai diritti costituzionali e più elementari dei lavoratori. Iniziando da Pomigliano, dove più forte è il bisogno di occupazione, l’ A. D. Marchionne, minacciando di delocalizzare la fabbrica in paesi come la Serbia, vorrebbe importare le "tutele" del terzo mondo: meno pause, niente scioperi, malattia non pagata e un totale asservimento dei lavoratori alle esigenze dell’Impresa (la quale non è tenuta a rispettare alcun Contratto Nazionale).E il modello Marchionne sta già facendo scuola, con la minaccia dei licenziamenti e delle delocalizzazioni altre grandi imprese stanno proponendo contratti aziendali in deroga al contratto nazionale; è il caso della Electrolux, della Indesit, della Sirti e della Omsa. L’accordo di Pomigliano, firmato da CISL, UIL, FISMIC, UGL e caldeggiato dalla CGIL, ha avuto, contrariamente alla sproporzione delle "forze in campo", una forte opposizione al referendum tra i lavoratori, dove il 36% ha detto NO al ricatto. Il solo sindacalismo di base ha preso una posizione netta contro l’accordo, anche la FIOM alla fine ha scelto al referendum di non dare indicazione di voto. L’aggressione ai diritti dei lavoratori portata da Fiat e da Federmeccanica ha fatto da apripista, ma fa parte di un disegno ben preciso che ha l’obiettivo della completa subordinazione del Lavoro al Capitale e dove il governo Berlusconi da una parte appoggia Confindustria, dall’altra sta smantellando le funzioni pubbliche dello Stato (basta guardare cosa sta accadendo nella scuola). Perciò il modello Fiat non riguarda solo la categoria dei Metalmeccanici, è una questione generale che riguarda tutti. L’USB lancia un appello a tutto il mondo del lavoro, perché si unisca in una mobilitazione generale e partecipi alla manifestazione del 9 ottobre davanti ai cancelli di Mirafiori ( per informazioni tel. 3336121225 – 3402544131).