Vigilanza nei luoghi di lavoro: Ministro Poletti la soluzione non è la militarizzazione del territorio!
In allegato il volantino
La tutela dei diritti dei lavoratori e degli stessi ispettori del lavoro non deve passare attraverso la militarizzazione del territorio.
Questa dovrebbe essere la soluzione, secondo la direzione della DTL di Napoli, per salvaguardare l’incolumità degli ispettori del lavoro in servizio esterno, a seguito del suicidio del panettiere di Casalnuovo di Napoli. L’idea è quella di utilizzare le forze dell’ordine dello Stato, ad eccezione dell’esercito e dei VV.FF, almeno per ora, per accompagnare gli ispettori del lavoro durante lo svolgimento della loro funzione presso le aziende.
L’USB ritiene che la tutela dei diritti dei lavoratori, della sicurezza nei luoghi di lavoro e la “sicurezza” degli stessi ispettori, non deve avvenire attraverso la militarizzazione dell’attività di vigilanza; il problema reale sono le leggi liberiste che da decenni “s/regolano” il mercato del lavoro e le direttive per l’applicazione delle stesse sfornate dalle alte sfere del ministero, spesso ondeggianti tra la difesa degli interessi padronali da una parte e la propaganda legata alle cifre della lotta all’evasione contributiva e al lavoro nero dall’altra.
All’interno di questa “forbice” rischiano di essere, anzi sono, schiacciate le piccolissime imprese soprattutto quelle non contrattualizzate dove è più difficile mascherare il lavoro nero col grigio scuro e, soprattutto, dove in assenza di accordi specifici, la regolarizzazione dei lavoratori conseguente all’ ispezione non annulla le sanzioni pecuniarie.
Un concetto per noi è chiaro: ogni lavoratore deve essere sempre tutelato indipendentemente se lavora in aziende grandi, medie o piccole.
Contestualmente lo stato non può inventarsi alchimie varie, come condonare centinaia di migliaia di euro alle grandi aziende attraverso leggi, accordi, circolari ad hoc (ATESIA , Golden Point ecc.) e al contempo mandare gli ispettori allo sbaraglio per fare i “numeri” attraverso gli “accessi brevi” che colpiscono, per giunta con le sanzioni recentemente aumentate, le imprese con un numero esiguo di lavoratori (più facili da ispezionare) e che, tra l’altro, non hanno mai usufruito delle agevolazioni, degli incentivi e delle tutele delle grandi. Tutto ciò non rende lo Stato credibile nella lotta all’illegalità sui luoghi di lavoro perché percepito come ingiusto ed espone gli ispettori a rischi di ogni tipo.
Il Ministero del Lavoro, inoltre, mentre ha l’esigenza di fornire i numeri adeguati per garantire la produttività dei suoi uffici e dei dirigenti, si guarda bene dal fornire al proprio corpo ispettivo un orario di lavoro consono alla funzione di controllo: nessuna contrattazione è all’orizzonte su tale problematica, si preferisce barattare la “disponibilità” di alcuni ispettori a garantire la presenza nelle aziende anche di notte, o nei giorni festivi, con incarichi onerosi o piccoli “vantaggi” .
Per contrastare il lavoro nero e le altre forme di illegalità, oltre ad eliminare gli squilibri normativi, bisognerebbe assumere migliaia di ispettori, specialmente quelli da impegnare sul fronte della sicurezza, dove il mancato rispetto delle norme, si traduce in infortuni ed omicidi. Ma l’obiettivo anche del nuovo governo “del fare” continua ad essere quello della propaganda e dei numeri.