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TELECOM: ALMENO 650 MILIONI IL COSTO DELLE MOBILITA'. CUB, IMPRENDITORI "CORAGGIOSI" CON I SOLDI DELL'INPS

Nazionale -

Coperta dal clamore della vicenda Alitalia, il 19 settembre scorso Telecom Italia ha firmato un’intesa per la messa in mobilità di altri 5.000 lavoratori. Dal 2000, anno in cui ha avuto inizio la mobilità, fino ad oggi i lavoratori sottoposti a tale procedura sono stati 21.707.

Per l’INPS il costo di queste procedure si aggira sui 650 milioni di euro, con un conteggio approssimato per difetto (effettuato solo sui tre anni di mobilità previsti per il Centro-Nord, escludendo il quarto anno previsto per le regioni del Sud e prevedendo che tutti i lavoratori abbiano percepito il contributo mensile minimo), e senza calcolare la mancata contribuzione che l’INPS avrebbe percepito se i medesimi lavoratori avessero continuato a lavorare nei 3 o 4 anni di mobilità.

 

I principali artefici di questa brillante operazione sono stati proprio Colaninno, Tronchetti Provera, Benetton, che dopo aver così bene operato in Telecom Italia, figurano  tra i promotori della cordata dei salvatori di Alitalia.

 

“In un paese normale sarebbero già stati messi alla porta, ma da noi vengono presentati quali imprenditori coraggiosi che si sacrificano per il Paese”, commenta Mario Carucci della CUB Lazio. “Sempre in un paese normale, l’esperienza ed il semplice buonsenso dovrebbero servire per evitare il ripetersi degli errori e giungere alla conclusione che per la collettività sarebbe opportuno e previdente prendere possesso di un settore strategico, quale è il trasporto aereo per un paese industriale e turistico quale è il nostro, anziché continuare a versare a fondo perduto, come nel caso Telecom, centinaia di milioni di euro solo per far arricchire pochi industriali e managers”, conclude il dirigente CUB.