TANTE CHIACCHIERE, POCHE VERITA'

Nazionale -

Come sempre il chiacchiericcio politico serve a nascondere i dati strutturali, quelli cioè che determinano la vita della gente.


I quotidiani, i telegiornali, i talk show sono pieni di valutazioni politiche sul nuovo governo, sulla simpatia/antipatia di Renzi, sui supposti intrighi di palazzo, sulle beghe interne al PD, al M5S ecc..


Poco o nulla viene dedicato ai dati drammatici di una crisi che è ben lungi dal potersi considerare conclusa come vuol farci credere invece proprio la politica.


I dati reali dicono che 8,8 milioni di lavoratori dipendenti sono attualmente senza contratto; i dati Istat, pubblicati con scarso rilievo, sicuramente inferiore a quello dedicato al gossip di palazzo, raccontano di un blocco totale dei consumi e di un sempre maggior arretramento delle disponibilità economiche delle famiglie. L’occupazione reale è ormai in caduta libera e cresce a dismisura la percentuale degli scoraggiati, di coloro cioè che un lavoro neanche lo cercano più, e le situazioni drammatiche, come quella dei 24.000 ex LSU ATA o degli operai FIAT di termini Imerese si vanno moltiplicando di giorno in giorno.


La politica, e le chiacchiere sulla politica, si assumono anche l’onere di nascondere più possibile le dinamiche che si stanno mettendo in atto grazie al pilota automatico, l’Unione Europea, che continua indisturbato a programmarci l’esistenza, decidendo sulla nostra economia…”l’Italia sa cosa deve fare”…hanno detto all’unisono il Commissario Olli Rehn e Draghi per la BCE, sottintendendo così che alla lettera dell’agosto 2012, quella tenuta segreta dal governo italiano che indicava con precisione i provvedimenti anti popolari da assumere, non c’è scampo neppure ora che tutti ci raccontano che “si intravvede la fine del tunnel”, anche se, alla fine di questo, c’è l’obbligo di conversione ad U!


Nelle prossime ore il Commissario alla Spending Review renderà noti al governo i risultati del lavoro delle 25 commissioni che ha allestito per individuare dove tagliare la spesa e il governo dovrà decidere cosa fare. Siamo certi che ancora una volta la scelta cadrà sul welfare, sui lavoratori pubblici, sulle partecipate con la scusa degli esorbitanti costi della pubblica amministrazione, che invece sono pari o inferiori a quelli degli altri paesi europei, e forti di questi nuovi tagli sulla pelle viva della gente i ragazzi di Matteo andranno in Europa a chiedere flessibilità nel rispetto dei limiti imposti dall’Unione. Dimenticano o forse non glielo hanno spiegato, che noi i parametri europei ce li siamo addirittura messi in Costituzione e che, a partire dal prossimo anno dovremo trovare circa 50 miliardi l’anno per ridurre il nostro debito pubblico.

Noi intanto il 14 marzo manifestiamo a Roma contro la Spending Review, chi vuole provare a sottrarsi alle chiacchiere è invitato a partecipare.