STAFFETTA PRECARIA: OGGI IN PIAZZA GLI ENTI DI RICERCA
“GRANDE PARTECIPAZIONE E CONSAPEVOLEZZA CHE RIPROPORREMO IN PIAZZA LUNEDÌ 14 GIUGNO IN OCCASIONE DELLO SCIOPERO DEL PUBBLICO IMPIEGO INDETTO DA USB E COBAS”
Oggi si è svolta l’iniziativa degli Enti di ricerca contro la manovra nell’ambito della staffetta precaria indetta da USB.
Si sono svolte iniziative in molti enti di ricerca con la parola d’ordine “la crisi va pagata dalle banche e non dalla ricerca pubblica”. All’ISS si è svolto un presidio fuori dall’istituto e i lavoratori hanno appeso all’ingresso dell’ente uno striscione che recita “il 14 giugno la ricerca sciopera contro la manovra salva banche”; al CRA un gruppo di precari ha occupato il tetto ed esposto uno striscione contro la precarietà; all’ISFOL, all’ENEA e all’INRAN i lavoratori sono scesi in strada con le bandiere USB ed hanno volantinato ai passanti le ragioni dell’iniziativa e l’appuntamento dello sciopero di lunedì; al momento è ancora in corso l’iniziativa dei precari dell’ISPRA a piazza Navona.
“Complessivamente è stata una grande giornata di mobilitazione che ha messo in luce ancora di più come questa manovra colpisca al cuore il settore pubblico a partire dalla ricerca” dichiara Cristiano Fiorentini della segreteria nazionale di USI/RdB Ricerca “Siamo partiti dalla questione precari perché come sempre sono quelli che pagano il prezzo più caro, ma si è mobilitato tutto il personale degli enti di ricerca per difendere il proprio salario e la propria funzione di lavoratori della ricerca pubblica”.
“Dalle risposte che abbiamo avuto negli enti” continua il dirigente sindacale “siamo certi che anche lunedì 14 giugno in occasione dello sciopero del pubblico impiego i lavoratori della ricerca parteciperanno in massa perché c’è grande consapevolezza sulla partita che si gioca nel Paese” .
“I lavoratori hanno molto chiaro che questa crisi è uno spartiacque per la storia di questo Paese” conclude Fiorentini “e saranno in piazza lunedì, oltre che per difendere se stessi dagli attacchi del Governo, anche per difendere la ricerca pubblica ed il suo ruolo dentro lo stato sociale”.