SPENDING REVIEW: con la nomina di Cottarelli la Troika prende il timone e l'Italia può scegliere solo la corda con cui impiccarsi
In allegato il programma di lavoro per la revisione della spesa
Tagli di spesa per trentadue miliardi in tre anni, questo è uno dei regali che il governo Letta lascerà sotto l’albero di Natale di lavoratori e famiglie. Il dettaglio di questo piano redatto dal commissario alla Spending Review Carlo Cottarelli sarà reso noto nel corso dei prossimi giorni, ma è evidente che ciò che guida le decisioni del commissario è perfettamente in linea con la politica economica di Bruxelles. Il Commissario Cottarelli proviene dal Fondo Monetario Internazionale e secondo alcune versioni è stato scelto dal Governo Letta, per altre è stato imposto dalla Troika che, di fatto, ha commissariato la politica e l’economia italiane. Solo pochi giorni fa Bruxelles ha bocciato il patto di stabilità che introduceva pesanti tagli ai servizi sociali, all’amministrazione pubblica, oltre all’aumento delle tasse e a un consistente pacchetto di privatizzazioni. Tuttavia secondo i tecnocrati e i finanzieri della Commissione Europea si trattava di ricette ancora troppo morbide e blande rispetto all’impronta liberista dell’UE. Rimandato a febbraio, sarà questa la data del prossimo esame per l’esecutivo italiano che dovrà presentarsi di nuovo dinanzi alla Commissione Europea con delle soluzioni ancora più drastiche e antipopolari per mantenere il rapporto deficit Pil sotto la soglia del 3%.
Altro che misure per uscire dalla crisi e rilanciare l’economia, il Patto di stabilità e la Spending Review sono funzionali al reperimento di risorse economiche per garantire alla classe dirigente italiana un posto in seconda fila nell’Unione Europea. Con scelte che scaricano i costi della crisi sistemica sulle spalle dei lavoratori, dei pensionati e su quel tessuto sociale fatto di piccole imprese a conduzione familiare, un combinato quello tra crisi e politiche finanziarie che sta determinando un ulteriore avvitamento nella spirale recessiva.
La task force di Cottarelli è supportata da circa venti sottogruppi che si occupano di recuperare risorse dislocate su specifiche aree tematiche, dagli uffici di questi tecnocrati escono come al solito spot sui tagli alla politica, sulla riduzione delle spese per appalti e consulenze, la classica macchina del consenso funzionale a legittimare i tagli e le privatizzazioni che si faranno sulla pelle dei cittadini.
Il risparmio vero, questi trentadue miliardi in tre anni di tagli, il Governo Letta mira a ottenerlo dall’ulteriore riduzione dell’accesso a beni e servizi per i cittadini, tra questi i sette miliardi di riduzione di spesa alla sanità con tanto di revisione al ribasso dei parametri di riferimento dei Livelli Essenziali di Assistenza cioè i criteri di accesso alla sanità. Possiamo quindi aspettarci un’ennesima riduzione delle prestazioni e la chiusura di altri ospedali e ambulatori.
Si va affermando una sorta di eugenetica del profitto che stabilisce in base all’età, alla gravità della patologia il grado di utilità della spesa. Allo stesso modo il criterio di economicità e non il servizio territoriale stabiliranno l’esistenza di ospedali e ambulatori. Non è quindi mala sanità quella che colpisce i pazienti ma piuttosto malgoverno.
Applicando la metrica del mercato, il Commissario Cottarelli a prevede ulteriori tagli all’istruzione, tra questi alcuni particolarmente odiosi come la riduzione degli insegnanti di sostegno. Le riduzioni di spesa non si fermano qui, toccano anche le carceri, gli archivi di Stato, l’accorpamento di enti definiti inutili e di nuovo colpiscono il pubblico impiego con il blocco delle assunzioni e con la proposta di armonizzare il sistema contrattuale della pubblica amministrazione.
Il governo Letta, quello degli speculatori e dei faccendieri politicamente trasversali, sta ulteriormente impoverendo il paese mettendo in vendita pezzi di patrimonio pubblico a prezzi stracciati. Un pacchetto di dismissioni e privatizzazioni diviso per fasi sottoposto alla valutazione dei mercati finanziari internazionali. Nel primo pacchetto di vendite entrano SACE, SNAM, TERNA, STM electron ics, FINTECNA ed ENI. Dal 1985 al 2012 i governi che si sono succeduti hanno privatizzato partecipazioni societarie per 157 miliardi (fonte sole 24 ore) divenendo il paese che si è spinto più avanti nella vendita del patrimonio pubblico: non si è risanato alcun bilancio al contrario si è deindustrializzato il paese a vantaggio del capitale speculativo a scapito dell’occupazione e dei servizi.
Se l’obiettivo di Letta e Cottarelli è di raggiungere il 3% di rapporto tra deficit e PIL, dobbiamo fare i conti con la prospettiva della riduzione del 60% in 20 anni del deficit pubblico, previsto dal pareggio di bilancio, voluto dalla Troika e inserito nella costituzione con il voto unanime di PD e PDL. Quell’obiettivo, con 50miliardi di tagli annui, imporrà dei costi sociali difficilmente immaginabili e una chiusura degli spazi di agibilità politica e sindacale.
Per quanto ancora glielo permetteremo?