Sondaggi & carote
Da un parte l’ISTAT ci dice che il paese reale sta affondando, che un pezzo enorme della nostra società sta indietreggiando fortemente nella propri capacità di tenere il passo del costo della vita, che addirittura un quarto della popolazione italiana ha come prospettiva la povertà, dall’altra una quotata agenzia di rating – ma chi sono, chi le controlla, a chi/che servono?- ci declassa e intanto a noi tocca accapigliarci sulla destinazione di un paio di ministeri da spostare da Roma per far contento il Senatur e le sue valli padane.
Certo c’è la campagna elettorale per il ballottaggio che copre tutto, che determina il dibattito politico, che consente di nascondere i reali problemi della gente reale, quella in carne ed ossa, non quella che si inventa la politica. Ma quanto può durare ancor questa situazione, che farà Tremonti, già lunedì prossimo ad urne appena aperte, come risponderà, non a chiacchiere ma con i fatti, alle richieste di risanamento che arrivano dall’unione europea (e dalle agenzie di rating) e alle ripercussioni sul nostro paese dello tsunami economico della Grecia strangolata dal fondo monetario internazionale e dalla banca europea? Quale che sia il risultato che ne uscirà scommettiamo che il baldo Tremonti metterà mano alla penna e stilerà una serie di misure “correttive” dei conti pubblici, che si abbatteranno sempre e solo sul lavoro dipendente.
"Sono in avanzata fase di preparazione i provvedimenti mirati al rispetto dell'obiettivo di pareggio di bilancio per il 2014. Questi avranno entro luglio l'approvazione da parte del Parlamento” così ufficialmente il Ministero dell’Economia a chi gli chiedeva come rispondere al declassamento, anche se il nuovo Patto di Stabilità Europeo ci concedeva tempo fino a settembre per mettere a punto la manovra. Fino a prima della pubblicazione del Documento di economia e finanza DEF, e sottovoce per non interferire con la campagna elettorale, Tremonti aveva parlato di una manovra da 8 miliardi di euro all’anno fino al 2014 (per un totale di 24-25 miliardi), ma in base al Documento pubblicato il 13 aprile scorso, per raggiungere il sostanziale pareggio di bilancio nel 2014 l'Italia deve prevedere una manovra cumulata da 2,3 punti di Pil per il 2011, 1,2 punti nel 2013 e 1,1 nel 2014. In termini assoluti la manovra avrà un valore compreso tra 35 e 40 miliardi di euro.
Insomma, ci possiamo scommettere, dopo l’esito elettorale ci troveremo a fare i conti con un’ulteriore stretta sui conti pubblici, come sempre insensibile ai gridi di allarme che provengono dall’Istat e dalla società, ma contemporaneamente assisteremo ad un forte abbassamento dei controlli fiscali sulle imprese “tartassate” da troppe leggi e dall’insistenza occhiuta degli ispettori fiscali, del lavoro, dell’INPS che secondo i nostri ministri possono addirittura essere censurati se il loro comportamento disturba eccessivamente le imprese. Intanto l’evasione fiscale cresce, e non certo per colpa del lavoro dipendente.