SECONDA SEDUTA DEL TAVOLO ARAN PER ACCORDO QUADRO SUL PRECARIATO NEL PUBBLICO IMPIEGO
In allegato il comunicato
Venerdì 15 marzo si è svolta la seconda seduta del tavolo per la definizione di un accordo quadro per la regolamentazione del contratto a tempo determinato.
L’ARAN ha presentato una bozza di accordo che riproponeva nella sostanza i contenuti dell’atto di indirizzo di Funzione Pubblica, già rigettato da USB nella precedente riunione.
Ci siamo quindi trovati costretti a ripetere la nostra contrarietà già espressa in precedenza rispetto ad un documento che si pone l’obbiettivo di rendere fisiologico l’utilizzo del contratto a tempo determinato nel Pubblico Impiego. Tra l’altro nella stesura della bozza di accordo sono risultate ancora più evidenti alcune contraddizioni insite nel documento tra le quali quella forse più centrale è l’impossibilità di trattare esclusivamente i contratti a tempo determinato senza entrare nel merito della precarietà nel suo complesso. Infatti in questo modo ci si potrebbe trovare, ad esempio, a limitare l’utilizzo dei contratti a tempo determinato senza intervenire sulle altre forme contrattuali con l’effetto pardossale di produrre un aumento dell’utilizzo delle forme di precarietà più estreme.
Sulla base di questi ragionamenti e su quelli già espressi nella precedente seduta, USB ha rinnovato la richiesta all’ARAN di riportare a Funzione Pubblica la contrarietà all’atto di indirizzo emersa in queste due riunioni.
Nel merito abbiamo dichiarato al nostra indisponibilità a discutere di un accordo che peggiora il precariato nel pubblico impiego con la spada di Damocle di migliaia di contratti in scadenza che rischiano di non poter essere rinnovati.
Riteniamo che la questione della proroga dei contratti in scadenza non possa essere legata ad un testo complessivamente inaccettabile, per cui abbiamo proposto di stralciare la parte della proroga sulla quale arrivare ad un accordo che riconosca attraverso la prosecuzione del contratto oltre i limiti di legge l’esigenza di “stabilizzazione” dei lavoratori precari e della funzioni che svolgono.
È chiaro che non ce ne staremo ad aspettare che i contratti scadano. Se necessario chiameremo i lavoratori precari alla mobilitazione affinchè si faccia fronte nell’immediato al problema drammatico delle scadenze e in prospettiva ad una soluzione definitiva della questione precarietà, rimanendo fermamente convinti che la si debba affrontare nel suo complesso con l’unico scopo di eliminarla dal pubblico impiego attraverso la stabilizzazione dei lavoratori precari, quale che sia la forma di contratto.