RdB/CUB P.I ADERISCONO ALLA MANIFESTAZIONE INDETTA DAI PRECARI DELLA RICERCA

Roma, venerdì 11 maggio, ore 10.00

Davanti al Ministero dell’Economia – Via XX Settembre 97

Nazionale -

Ad un anno dalle elezioni, il bilancio di quanto il Governo in carica ha mantenuto delle promesse fatte in tema di precariato e aumento degli investimenti nella ricerca pubblica è decisamente negativo.


Il rapporto degli investimenti tra pubblico e privato è stato finora clamorosamente a favore del secondo, lasciando atenei ed Enti Pubblici di Ricerca in una lenta agonia, che li costringe a rivolgersi ai finanziamenti delle industrie con conseguente compromissione dell’autonomia ed indipendenza dei ricercatori.


Per la stabilizzazione dei precari il Governo ha stanziato poche briciole, escludendo peraltro i ricercatori dell’Università insieme a tutte le figure contrattuali più "precarie" (Co.Co.Co., Assegni di Ricerca, etc.).

La circolare applicativa dei commi 519 e 520 della legge Finanziaria per la stabilizzazione dei soli contratti a tempo determinato - peraltro con numeri irrisori - non è certo sufficiente per considerare chiusa la partita del precariato.

Le RdB/CUB P.I. hanno valutato quel provvedimento come un timido inizio, al quale sarebbe dovuta seguire un’iniziativa seria con stanziamento di risorse significative per tutti i precari degli Enti di Ricerca e dell’Università, aprendo le porte della stabilizzazione a tutte le figure precarie che operano in queste amministrazioni.


Per queste ragioni le RdB/CUB P.I. aderiscono alla manifestazione indetta dai precari della ricerca a Roma, per venerdì 11 maggio, davanti al Ministero dell’Economia.


"Non è più tempo di promesse ma di segnali concreti – dichiara Cristiano Fiorentini della Direzione Nazionale RdB P.I. – è necessaria l’apertura immediata della discussione sugli altri commi della Finanziaria in materia di precarietà, e lo stanziamento, a partire dal prossimo DPEF, di quegli investimenti che finora sono mancati.

Se così non fosse riprenderemo con le mobilitazioni, come è stato dall’autunno scorso fino allo sciopero generale del Pubblico Impiego del 30 marzo" conclude Fiorentini.