Pubblico Impiego, USB al ministro Dadone: no allo smart working come trappola, discutiamone nella riforma complessiva del lavoro nella PA

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Nell’incontro di giovedì 23 aprile con il ministro Dadone sull’applicazione dello smart working nella Pubblica Amministrazione USB, condividendo anche quanto dichiarato dal ministro, ha sottolineato come il cosiddetto lavoro agile domiciliato vada confermato quale regime di lavoro ordinario, in quanto l’epidemia non è affatto conclusa e permangono inalterati i rischi di nuovi contagi e nuovi focolai. In questo senso USB ha ribadito la propria richiesta di abolizione della “tassa sulla malattia” perché, sia oggi per coloro che ancora frequentano gli uffici, sia in prospettiva per quando si riaprirà seppure parzialmente, rappresenta un deterrente per i lavoratori a mettersi in malattia e diventa quindi un fattore di rischio per la comunità.

Inoltre abbiamo posto la questione della attribuzione dei buoni pasto ai lavoratori collocati in lavoro da remoto, che, se affidata alla contrattazione, darà sicuramente origine a discriminazioni di trattamento tra diverse amministrazioni.

Entrando nel merito dello smart working abbiamo evidenziato come quello attuale, dettato esclusivamente dall’emergenza epidemiologica, con il carico famigliare a causa del lockdown, con l’onere della strumentazione a carico dei lavoratori, con un’enorme differenziazione tra le amministrazioni, non può essere in alcun modo considerata una sperimentazione finalizzata allo smart working a regime.

USB vuole affrontare la questione smart working all’interno di una discussione più ampia che riguardi la nuova PA nel post Covid-19 e la nuova organizzazione del lavoro dentro questa nuova PA. Una discussione nella quale vogliamo parlare di tutela del salario, di riduzione dell’orario di lavoro, di cancellazione delle leggi Brunetta e Madia sulla valutazione, di reinternalizzazione dei servizi informatici e di molto altro.

Il ministro ha affermato che l’esperienza di questo periodo non dovrà disperdersi, ma al contempo ha ammesso che siamo all’inizio di un percorso nel quale rientrano questioni molto più ampie e strutturali, come la digitalizzazione delle amministrazioni, la disponibilità su tutto il territorio nazionale della banda larga, la dematerializzazione degli atti, ma anche la performance e il lavoro per obbiettivi e non più legato ad orario o presenza. Parole che dovrebbero far squillare un campanello d’allarme per i dipendenti pubblici.

Di sicuro USB agirà affinché lo smart working non diventi una trappola per i lavoratori e le lavoratrici del pubblico impiego.

 

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