Privatizzati acqua e rifiuti. "Ci rimane solo l'aria"
In allegato il volantino
Lo hanno fatto. Votando la fiducia al decreto Ronchi hanno in assoluto silenzio privatizzato l’acqua e i rifiuti.
Lo hanno fatto nel modo a loro più conosciuto, attraverso bugie e mistificazioni, usando come specchietto per le allodole la retromarcia sulle privatizzazioni di gas, trasporti e farmacie comunali.
Nessuno provi ad incantarci con la storia che l’acqua è pubblica solo perché lo Stato rimane proprietario delle sorgenti vendendo ai privati la gestione della rete. Non sappiamo cosa farcene del frustino se non abbiamo il cavallo.
Se con questo voto è stato deciso di avanzare il processo di privatizzazione dell’acqua e dei rifiuti, vuol dire che acqua e rifiuti sono il grande business del futuro.
Un business decisamente appetibile per le multi-utility e per la criminalità organizzata.
Lo sappiamo da sempre e la storia ce lo insegna: chi ha l’acqua governa.
Negli anni ’90 prima dell’entrata in vigore della legge Galli si spendevano circa 2 miliardi l’anno per la manutenzione dei nostri acquedotti. Da quando è iniziato il processo di liberalizzazione e privatizzazione si è scesi a una media di circa 700 milioni . E di questi 700 milioni investiti si realizza solo il 55% circa dei lavori programmati.
Oggi servono investimenti pari a oltre 60 miliardi di euro per ristrutturare completamente condotte e fognature, considerando che abbiamo negli acquedotti perdite pari a circa il 30% dell’acqua immessa con punte nel meridione che arrivano al 49%; delegare al privato questa impresa vuol dire lavarsene le mani, concedendo loro la possibilità di scaricare sulle tariffe il costo di questa operazione.
In tutte quelle realtà dove sono già subentrate le grandi società si sono avuti aumenti di tariffe, senza che poi nessun soldo sia stato investito per il risanamento o miglioramento della rete.
A Latina la società AcquaLatina, che ha tra i suoi soci Veolia, una delle più grandi multinazionali mondiali, ha aumentato le bollette del 300%.
Anche ad Arezzo si sono avuti aumenti vertiginosi delle bollette, più del 60%. mentre a Palermo la ApS è sull’orlo della crisi definitiva.
Ad Arezzo la Nuove Acque SpA, pur avendo il 54% di capitale in mano pubblica è a tutti gli effetti gestita in modo totalmente privatistico da Acea e Suez che detengono il primato di città con la tariffa dell’acqua più alta in Italia.
Non vivono meglio altre realtà come l’Acea con le sue continue lotte intestine tra azionisti che vogliono primeggiare gli uni sugli altri o sempre l’Acea nell’Ato 5 di Frosinone e via dicendo.
Con questo voto il Governo lascia ai privati un settore con un giro d’affari annuo di oltre 2530 milioni di euro, in cui lavorano oltre 35.000 lavoratori divisi in 252 imprese idriche.
E’ ferma ormai da mesi in Parlamento una proposta di legge d’iniziativa popolare accompagnata da oltre 400.000 firme con cui si chiede la tutela e il governo dell’acqua con gestione pubblica.
RdB ritiene che l’acqua è un bene naturale e l’accesso all’acqua un diritto inalienabile della persona e per questo riteniamo che la gestione del servizio idrico debba uscire dalle logiche della concorrenza definendo l’acqua un prodotto senza rilevanza economica.
Per affermarlo è necessaria una grande mobilitazione per costringere i comuni e le regioni a trasformare in enti di diritto pubblico le società che gestiscono l’acqua .