Osservatorio Lavoro agile, USB: da smart working a lavoro senza regole e diritti, occorre mettere mano alla legge

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Ieri 15 dicembre si è tenuto l’incontro dell’Osservatorio sul lavoro agile, con la Segreteria del ministro del Lavoro e delle Politiche Sociali Calderone, delle associazioni datoriali e delle organizzazioni Sindacali.

Nel suo intervento USB ha prima di tutto denunciato come l'attuale impianto legislativo sullo smart working necessiti di ulteriori interventi correttivi, finalizzati a limitare l'uso spesso difforme del lavoro agile da parte delle imprese che lo stanno utilizzando prevalentemente a proprio esclusivo vantaggio, organizzativo ed economico.

Per questo USB ha espresso la necessità di superare il regime semplificato anche attraverso un aggiornamento legislativo che introduca regole certe su molti degli aspetti finora gestiti esclusivamente dalle aziende, come ad esempio il diritto alla disconnessione, la progressione di carriera, la facoltà di recesso, l’orario di lavoro flessibile e il diritto al buono pasto e al rimborso delle spese.

Al centro dei temi portati all’interno della discussione dalla USB non poteva non esserci l'attuale crisi economica e l’inflazione galoppante nonché l’aumento dei costi energetici che stanno di fatto erodendo i salari.

A fronte di evidenti risparmi dei costi di gestione delle sedi di lavoro, le imprese continuano a rendersi indisponibili ad utilizzare parte di questi profitti per sostenere i maggiori costi che sostengono interamente i dipendenti. Nulla al riguardo è stato detto da Cgil, Cisl, Uil e da tutti gli altri sindacati intervenuti, che continuano a difendere la sola contrattazione collettiva, omettendo che la stessa non solo non sia attuata in molti settori ma che proprio in numerosi accordi sindacali a loro firma siano state puntualmente disattese le linee guida del Protocollo sul lavoro agile, oltre che lo spirito della legge che lo regolamenta.

Inoltre, la mancanza di una proroga dell’equiparazione della malattia covid al ricovero, rappresenta un ulteriore perdita di salario, visto che molti contratti, pubblici e privati, prevedono importanti decurtazioni nei primi giorni di malattia e per gli eventi medio lunghi, costringendo molti lavoratori a non dichiarare la positività pur di non perdere parte del salario. Ciò è ancor più preoccupante in un momento in cui la pandemia è tutt’altro che superata e senza un intervento del Governo in questa direzione, continuerebbe ad essere compromessa la salute di tutti.

USB ha inoltre segnalato il grave andamento che si sta registrando in diverse imprese che stanno procedendo alla chiusura di intere sedi di lavoro e alla delocalizzazione delle attività, proprio con la scusa dell’aumento dei costi energetici, costringendo così i lavoratori che legittimamente si oppongono a trasferimenti a distanza di centinaia di km dalla propria città, ad utilizzare proprio lo smart working che sostanzialmente diventa un anticamera ai licenziamenti collettivi, mascherati sotto forma di dimissioni volontarie.

Altra richiesta su cui si è evidenziata la necessità di un maggiore controllo è la scarsa attenzione alle norme di prevenzione su salute e sicurezza, ormai demandata alla semplice informativa online, con totale scarico di responsabilità da parte del datore di lavoro.

USB ha infine richiesto alla Segreteria tecnica del Ministro di rappresentare la necessità di prevedere nell’immediato la proroga dello smart working per i lavoratori e le lavoratrici fragili e per i genitori con figli minori di 14 anni.

L’incontro si è concluso con l’impegno da parte del Ministero del Lavoro a riconvocare il tavolo dell’Osservatorio sui temi specifici emersi nell'incontro odierno, al fine di approfondire nel merito le criticità rappresentate.

Confederazione USB

Roma, 16 dicembre 2022