Non vogliamo essere radioattivi. Il 26 marzo in piazza
In allegato il volantino
Abbiamo tutti visto le immagini dell'immane tragedia che si è consumata in questi giorni in Giappone in seguito ad un terremoto a cui ha fatto seguito un terrificante maremoto.
Il rischio maggiore ora deriva dai reattori nucleari di Fukushima, dove una forte esplosione ha provocato la formazione di una nube radioattiva, con conseguente evacuazione di oltre 140.000 persone. Il governo giapponese ha dovuto ordinare al gestore della centrale, di prelevare l’acqua del mare per non lasciare scoperto il reattore, ben sapendo che questa decisione comprometterà definitivamente l’uso futuro del reattore, in quanto acqua non pulita. Anche la centrale di Onagawa è in stato di emergenza per problemi al sistema di raffreddamento con conseguente perdita di materiale radioattivo.
Le perdite avranno conseguenze inimmaginabili per aree estese e non verranno risparmiate ne acqua ne aria arrivando così ad interessare luoghi lontani anche centinaia o migliaia di chilometri, come Cernobyl ci ha insegnato.
Ma da questa scientifica dimostrazione gli affaristi e i politici italiani che vogliono riportare in Italia una minaccia allontanata 24 anni fa per volontà popolare si stanno abbandonando al mero cinismo di fronte al paventarsi di una catastrofe possibile che purtroppo rischia di superare ogni possibile previsione. Non un segno di ripensamento, un dubbio, una volontà di verifica: gran parte dei politici nuclearisti si limitano a fare i piazzisti del nucleare.
Sono stati spesi oltre 2 milioni di euro per mettere in piedi, con il Forum Nucleare, una ingannevole campagna sul nucleare, che sommati ai 400 milioni che Maroni butta dalla finestra per non volere accorpare le elezioni amministrative con i referendum, ci danno la misura della totale non serietà di questo governo.
C’è chi, facendo finta di schierarsi dalla parte dei cittadini, difende esclusivamente la propria regione, fregandosene altamente di ciò che succederà fuori dai “suoi confini”. Anche perché lì non ci sono voti da prendere.
Se in Giappone, paese secondo a nessuno in termini di costruzione, prevenzione e sicurezza, un disastro abnorme come quello appena accaduto sta mettendo in pericolo la vita di migliaia e migliaia di persone, possiamo tutti immaginare cosa potrebbe succedere in Europa, dove la costruzione di due centrali nucleari, in Francia e in Finlandia, di certo non sta filando liscia come l’olio e peggio ancora in Italia dove l’unica cosa solida e indistruttibile è la fame di profitti.
Mai come in questo momento, tutti dobbiamo essere coscienti e consapevoli della necessità di andare a votare i referendum per confermare la volontà che in Italia non servono le centrali nucleari e che i beni comuni come l’acqua, il trasporto locale e la raccolta dei rifiuti devono essere pubblici.
La manifestazione nazionale del 26 marzo a Roma per la ripubblicizzazione dell’acqua e la difesa dei beni comuni assume ancora di più l’importanza di una manifestazione che lotta contro tutti i poteri forti che vogliono mercificare tutto, anche quello che ci appartiene per diritto.