Non pagare si può. Che valga per tutti
Con una sentenza piuttosto singolare il tribunale di Milano ha assolto un imprenditore per aver evaso l’iva “causa crisi” per 180.000 euro. O meglio il giudice ha ritenuto che non si ravvisasse nel comportamento dell’imprenditore “la volontà di omettere il versamento” e che ad impedire il versamento è stata invece la “difficile situazione economica dell’impresa e la crisi finanziaria del Paese” come sostenuto dalla difesa dell’imputato.
Che la crisi ci sia e aggredisca anche una parte dell’imprenditoria, soprattutto quella che non esporta e non investe è senz’altro vero, e che quindi quella parte stia in crisi è abbastanza logico, così come è facile che chi può permetterselo, perché non è un lavoratore dipendente e quindi soggetto alle ritenute fiscali direttamente in busta paga, decida di non pagare le tasse.
Stranamente però la magistratura non adotta una simile comprensione nei confronti di coloro che, parimenti aggrediti dalla crisi, dovendo scegliere tra dare da mangiare alla propria famiglia e pagare il mutuo o l’affitto scelgono la prima, vengono sottoposti a procedure di sfratto. Che poi si realizzano con l’intervento della forza pubblica che sbatte gli “evasori” in mezzo alla strada senza troppi complimenti.
La questione delle tasse non è questione di poco conto, il problema è che tutti ne parlano, ma nessuno sembra in grado di indicare una soluzione vera, così tocca alle sentenze scrivere nuove regole dettate dalla contingenza.
Quasi sempre queste nuove regole seguono il "comune sentire” e quasi sempre il comune sentire trova alimento dalle dichiarazioni di personaggi pubblici diffuse e amplificate dai mass media. Berlusconi, ma non solo lui, in più occasioni ha reso pubblico il suo personale pensiero in materia, quando le tasse opprimono gli imprenditori è lecito non pagarle, anche Fassina del PD ha recentemente esternato sull’argomento sostenendo più o meno un’analoga visione del mondo.
Quindi siamo alle solite, chi ha strumenti per evadere trova complicità e comprensione generale, chi invece non gode di analoga autonomia decisionale e, invece di evadere le tasse, magari non paga l’affitto o salta la rata del mutuo viene messo all’indice e sottoposto alla durezza delle pene previste, compreso lo sfratto per morosità, anche se incolpevole.
Quando al Ministro Lupi, nell’incontro ottenuto dopo la manifestazione del 19 ottobre e l’acampada sotto il Ministero delle infrastrutture, è stato chiesto l’immediato blocco degli sfratti per morosità incolpevole, il ministro delle repubblica italiana ha risposto che non si poteva fare, che non era in suo potere decidere e che avrebbe posto il problema alla Conferenza Stato Regioni del 31 ottobre.
E’ evidente che ci saremo anche noi, con quel blocco sociale che si è espresso unitariamente il 18 e 19, rafforzati dalla certezza che ci sono reati di serie A e di serie B e che non pagare il mutuo o l’affitto possa diventare un reato di serie A, e quindi non punibile con lo sfratto.