Non ci fanno... ci sono!
A leggere le dichiarazioni dei membri del governo Renzi sulle agghiaccianti stime Istat sulla disoccupazione c’è da rimanere attoniti…e un po’ incazzati.
Renzi, mentre si struscia a Cameron, l’autore dei contratti a zero ore che stanno facendo dilagare la platea dei working poors, si dichiara sconvolto dal 13% di disoccupazione complessiva e dal 42,3% di quella giovanile e quindi proclama la sua ricetta all’universo mondo: più flessibilità…(sic!).
Viene subito da chiedersi, per un antico riflesso che concede a tutti il beneficio del dubbio ma che ormai bisogna riuscire a dominare, se c’è o ci fa.
Guardando i diagrammi della crescita della disoccupazione negli ultimi 6/8 anni, cioè da quando la crisi ha favorito l’utilizzo ultra spregiudicato della precarietà attraverso pesanti e continue modifiche peggiorative al mercato del lavoro, ci si accorge che i tassi generali e quelli riguardanti i giovani tra i 15 e i 24 anni sono praticamente raddoppiati.
Quindi l’equazione secondo cui più flessibilità produce più occupazione è una delle panzane più inverosimili della storia. Però ce la ripetono come un mantra e non c’è nessuno, ma proprio nessuno, che sui media mainstream abbia il coraggio di dirlo a Renzi e ai suoi sorridenti boysandgirls, così come nessuno, ma proprio nessuno, riesce a spiegare al nostro ineffabile giovinotto che dire che si intravvedono segnali di uscita dalla crisi mentre siamo in pratica in deflazione – come ci raccontano i nudi e crudi dati sull’inflazione – è una colossale stronzata!
Abbiamo più volte sostenuto che per far ripartire l’economia e l’occupazione serve un potente intervento dello Stato e delle Autonomie locali attraverso il rilancio di un programma di utilizzo delle risorse esistenti per favorire l’occupazione nei lavori di utilità sociale che possono servire a rimettere in moto l’economia e a sistemare un po’ il Paese.
I miliardi stanziati per il TAV, i soldi programmati per consentire il sacco del territorio con l’Expo 2015, quelli per gli F35, ma anche i corposi Fondi Europei e quelli per la “garanzia giovani” sono gli strumenti veri con cui provare a invertire la tendenza, tutto il resto è lotta di classe al contrario per piegare definitivamente il movimento dei lavoratori alle esigenze del capitale.
Il Jobs act, che riesce addirittura ad andare oltre le infami normative della Unione Europea, e la dichiarata volontà di riscrivere il codice del lavoro sono gli strumenti che hanno trovato per provare ad assestare un ulteriore colpo ai diritti e alle speranze del mondo del lavoro.