NO TAV: ADERIAMO ALLE INIZIATIVE DECISE DALL'ASSEMBLEA POPOLARE DELLA VAL DI SUSA

Forza, Luca! Respingere la criminalizzazione di un movimento di popolo

Nazionale -

L’Unione Sindacale di Base conferma il proprio incondizionato appoggio alla lotta e alle scelte di resistenza operate dall’Assemblea Popolare NO TAV  della Val di Susa, contro la devastazione del proprio territorio, la rapina delle risorse e l’autoritarismo antidemocratico delle istituzioni locali e nazionali.

 

Il tentativo di criminalizzare un movimento che è di popolo, che dura e resiste da anni, attraverso una durissima repressione, la militarizzazione del territorio e il tentativo di rappresentare questa lotta come levatrice di terrorismo, anche attraverso forme di sciacallaggio mediatico, è una pratica infame, che va respinta immediatamente con la mobilitazione in tutta Italia, aderendo alle indicazioni provenienti dagli stessi protagonisti.

 

Il modo migliore per stare a fianco ai nostri fratelli della Val Susa è quello di diffonderne le ragioni, partecipare alle iniziative decise o indicate da loro, costruire sui territori momenti di mobilitazione per individuare e censurare le istituzioni e le forze politiche che sostengono lo scempio della Valle.

 

La USB continua ad essere a disposizione del Movimento NO TAV e annuncia fin d’ora che proclamerà lo Sciopero Generale della Valle ogni volta che sarà necessario per favorire la partecipazione ai momenti di resistenza che si presenteranno nei prossimi giorni.

 

ALCUNE RAGIONI DEL 'NO TAV'

Siamo contro il Tav perché riteniamo questa “grande opera”:

1 – INUTILE: tutte le previsioni sul numero di passeggeri e il volume del traffico merci dei prossimi anni stimano una diminuzione della domanda. La stessa linea storica esistente è sotto-utilizzata e su di essa è già attiva una linea Tgv che collega da anni Torino con Parigi (passando per Chambery; la variante con scalo a Lione è stata soppressa per mancanza di passeggeri!).

2 – DANNOSA: l’impatto ambientale e sociale dell’opera sarebbe invece incalcolabile. Nessuna risposta è stata mai fornita agli innumerevoli esposti di tecnici e istituti indipendenti sul rischio inquinamento da amianto e uranio (minerali ampiamente presenti nel sottosuolo valsusino). La lunga opera di costruzione prevede inoltre 20 anni di cantiere, scavi e trasporto di tonnellate di smarino (residuato dei lavori di scavo) su e giù per la valle che è una delle più antropizzate e industrializzate di tutto il paese, essendo già attraversata da una ferrovia, due statali e un autostrada.

3 – SPRECO DI DENARO PUBBLICO: la realizzazione di quest’opera comporterebbe un dispendio di denaro pubblico senza precedenti. Miliardi di euro estratti dalle finanze pubbliche per finanziare una vera e propria voragine di spesa difficilmente arginabile, dove nullo è l’investimento di capitali privati e massimo il “guadagno senza rischio” dei contraenti l’opera che si vedono regalati mezzi e capitali senza alcuna contropartita. Il costo di un km di Tav si aggira intorno ai 100 milioni di euro. Quanti letti d’ospedale, quante scuole, quanto stato sociale ci vengono sottratti da questa grande opera ? NO TAV = NO al DEBITO!

4 – FINANZIAMENTO ALLE MAFIE E AI PARTITI: l’architettura finanziaria che presiede alla realizzazione delle cosiddette “grandi opere” si articola in un sistema di appalti e sub-appalti in cui alto è il rischio di infiltrazione mafiosa. Un dispositivo che si rivela però molto utile per il finanziamento (poco trasparente) ai partiti politici che sono tra i principali sostenitori della realizzazione dell’opera.

5 – CHI DECIDE?: nella sua ventennale storia il movimento notav ha sperimentato forme di partecipazione e decisione politica molto avanzate che hanno costituito un esempio inedito di incontro tra soggetti tra loro eterogenei: amministrazioni locali, comitati popolari, collettivi politici e semplici cittadini. Le strategie e le direzioni di marcia sono sempre state decise insieme, in pubbliche assemblee, dove la sintesi del percorso comune non ha mai pregiudicato l’autonomia delle parti. Nella sua pratica quotidiana, il movimento notav ha posto una domanda cruciale per il futuro della democrazia nel nostro paese: a chi spetta decidere, quali processi permettono scelte condivise, chi può legittimamente parlare in nome dell’interesse generale?