Maxi Jobs a chi? ma mi faccia il piacere!
Così verrebbe da rispondere a Luca Ricolfi, giornalista della Stampa, che stamattina, sul giornale della FIAT tanto per intenderci, ha lanciato un’altra delle soluzioni miracolistiche per risolvere il problema della disoccupazione e della crescita: un piano per maxi job.
Si tratterebbe in pratica di contratti a tempo determinato o indeterminato, a orario pieno per nuovi assunti, ai quali andrebbe un salario non inferiore( bontà sua) a 10.000 euro annui, ma attenzione: il bello sarebbe che a fronte di tanto ben di dio si pagherebbero solamente il 20% fra tasse e contributi!
Questo regalo durerebbe per soli quattro anni ,anche frazionabili , durante i quali ai lavoratori a fronte di 8 ore giornaliere andrebbero ben 833 euro per 12 mensilità, senza stare troppo a cavillare di ferie, festività, orari, turni, ecc ma avrebbero la soddisfazione di pagare molto meno tasse di ora: se guadagni meno,paghi meno tasse of course.
Dubitiamo che ciò serva ad aumentare l’occupazione; non ci sono riuscite neppure le 40 diverse tipologie di contratti atipici che dal 1997 sono stati introdotti nel nostro paese, la stragrande maggioranza dei quali non prevedevano alcun obbligo di assunzione e spesso con contribuzione ridotta, ma la domanda che viene spontanea è: come si fa a vivere in Italia oggi con 800 euro mensili, quale futuro potrebbero programmare in questo modo i giovani o meno , con questo salario? Aspettiamo una risposta da Ricolfi.
E poi potrebbe l’INPS garantire quella misera pensione derivante dall’attuale sistema contributivo, se a questi nuovi assunti verrebbero versati contributi del tutto insignificanti ? ma questo piccolo particolare poco interessa al nostro giornalista emerito.
Neppure la lezione del passato serve a questi soloni nostrani: per anni l’economia italiana ha fatto assegnamento sui bassi salari per reggere la concorrenza, ma in un mondo dove c’è chi può praticarne di più bassi, in una rincorsa infame, non si vince più con queste misure. Non è un caso che in Europa le economie più forti sono quelle che vedono salari molto più alti dei nostri: la sfida infatti si vince sul terreno della qualità, dell’innovazione scientifica e tecnologica non della miseria salariale.
L’idea di Ricolfi come si vede non è né tanto astuta né tanto nuova, visto che già ci aveva pensato l’Elettrolux e tante altre aziende a peggiorare sotto il ricatto delle dimissioni e dei licenziamenti salari e condizioni di lavoro, FIAT in testa.
Non dubitiamo che l’idea sarà accolta con viva e vibrante soddisfazione dal padronato piccolo e grande anche perché, con l’abolizione di fatto dell’art.18 dello Statuto, nessuno impedisce a nessuno che si licenzino lavoratori “anziani “per assumerne a queste condizioni di nuovi a che potrebbero a loro volta essere licenziati una volta esaurite le esigenze produttive, dato il via libero concesso dalla Fornero ai licenziamenti per motivi economici.
E’ chiaro che tutti vogliamo l’eliminazione del cuneo fiscale, ovvero dell’eccesso di tasse sul lavoro e sopratutto sui lavoratori, ma non ci sono strade più decenti per arrivare a questo, magari reperendo risorse dalla tassazione delle rendite finanziarie speculative, che oggi sono tassate meno del lavoro e delle pensioni?
Solo per dirne una, ma sappiamo che la tecnostruttura di Bruxelles, la Commissione Europea con i suoi commissari mai passati per il voto popolare, insieme alla Banca centrale Europea e al Fondo Monetario Internazionale hanno apparecchiato una tavola diversa, fatta di tagli, di snellimento dello stato sociale, di ridimensionamento drastico dei servizi pubblici.
E’per questo che occorre da subito scendere in piazza prima che ci arrivino addosso pesanti macigni, partecipando in massa la prossima settimana alla manifestazione indetta da USB il 14 Marzo a Roma contro la Spending Review, imposta dall’ UE, contro privatizzazioni, licenziamenti e mobilità .