Manifestazione nazionale 16 giugno a Roma. Rompere i vincoli UE per combattere le disuguaglianze sociali

Nazionale -

Scorre il sangue nelle campagne di Rosarno. Non è legittima difesa ma omicidio deliberato di un lavoratore, di uno di noi, di un attivista Usb nella difesa e nell’organizzazione dei braccianti. Soumayla Sacko stava aiutando due suoi fratelli a mettere assieme lamiera e cartone per costruirsi un rifugio. Non una casa, come spetterebbe ad ogni lavoratore agricolo ed alla quale dovrebbero provvedere i padroni delle terre, ma una semplice baracca dove riposare dopo le tante ore passate al lavoro.


Tutte le autorità conoscono perfettamente le condizioni in cui versano da anni i braccianti: paghe da fame, condizioni di vita al di sotto della dignità, nessuna tutela della salute e della sicurezza, rapporti di lavoro violenti. Una condizione di illegalità diffusa che viene tollerata e finanche protetta. Queste condizioni di sfruttamento inumane ed assolutamente lontane anche da una semplice parvenza di legalità sono il frutto di accordi e scelte politiche che il nostro paese condivide con l’UE, di quei vincoli, come i Trattati di Dublino, che consentono agli altri Paesi europei di disinteressarsi del problema migranti. Ogni anno piovono milioni di euro dall’Europa sulle politiche agricole, ma questi non arrivano mai a chi lavora la terra, non servono a ridurre almeno di un poco le condizioni disumane in cui si realizza una grande fetta del lavoro nei campi. I lavoratori, sia i braccianti che i tanti che sono impiegati nell’industria alimentare, rimangono indietro, calpestati nei loro diritti al limite dello schiavismo.


Il nuovo governo appena insediato si accorgerà di tutto questo? In campo dovrebbero scendere entrambi i leader al governo, Di Maio per il lavoro e Salvini per l’immigrazione, visto che la questione presenta le due facce. Soumayla era un lavoratore e veniva dal Mali, aveva un permesso di soggiorno regolare ma le condizioni di vita e di lavoro che il paese gli ha offerto non avevano niente di regolare.
Questa vicenda drammatica interroga il nuovo governo su come intende promuovere il cambiamento: ristabilendo dignità e diritti per chi lavora oppure soffiando sul fuoco della guerra tra poveri e inchinandosi ai vincoli delle politiche comunitarie. Il paese ora ha il fiato sospeso, non sa bene cosa faranno i nuovi ministri e soprattutto se rispetteranno le aspettative suscitate in campagna elettorale.


La Federazione del Sociale USB ha da tempo lanciato una manifestazione nazionale su alcuni temi che sono il cuore della condizione delle periferie sociali e geografiche del nostro paese: la casa innanzitutto, con l’allargamento dell’esiguo patrimonio di edilizia popolare, il reddito per combattere la precarietà, i bassi salari e la ricattabilità del posto di lavoro e la creazione di posti di lavoro pubblici per contrastare il dissesto idrogeologico e salvaguardare il territorio. A questa piattaforma iniziale si sono via via aggiunte altre questioni urgenti come la risposta alle richieste delle popolazioni colpite dai disastri naturali (terremoti, alluvioni, ecc.), l’aumento delle pensioni minime e l’abolizione della Fornero, l’abolizione delle leggi più odiose degli ultimi anni, dal Jobs Act alla Buona scuola, la lotta ad ogni discriminazione di genere.


Alcuni di questi temi compaiono nel Contratto di Governo, altri come il dramma degli alloggi sono invece completamente assenti. Così come è assente la questione generale di ripristinare un clima di salvaguardia dei diritti di chi lavora che in questi anni sono andati invece pesantemente indietro. Ma il fattore chiave per capire se il nuovo governo vorrà rispondere alle aspettative suscitate e cominciare a ridurre la voragine delle disuguaglianze sociali che si è creata in questi anni è quanto sarà disposto a disobbedire ai vincoli dell’UE. Già la riscrittura del programma e la riformulazione della squadra dei ministri sono stati segnali di riallineamento e la crescente attenzione delle burocrazie europee lascia intendere che la morsa tenderà a stringersi ulteriormente.


Noi siamo convinti che per ridurre le disparità sociali occorra promuovere scelte di politica sociale e del lavoro che vadano in una direzione completamente contraria a quella adottata in questi anni. Per questo consideriamo l’annunciata opposizione del Pd e dei sindacati confederali una vergognosa difesa delle scelte del passato e dei diktat dell’UE. C’è bisogno di un cambiamento vero, una radicale inversione di rotta che rimetta al primo posto gli interessi di chi lavora, di chi è sfruttato, di chi in questi anni si è visto sottrarre diritti, salario e servizi sociali ed ha visto concentrare sempre più ricchezze nelle mani di sempre meno persone.
L’omicidio di Soumayla Sacko e il ferimento di altri due nostri compagni segna un passaggio cruciale per questo governo, a pochi giorni dal suo insediamento. C’è la possibilità di dare un segnale di inversione di tendenza oppure quella di avvalorare la tesi che il clima generatosi con l’insediamento di Salvini agli Interni abbia dato la stura a questi comportamenti assassini.


In ogni caso, per chi vuole costruire un cambiamento vero è il momento di agire e far sentire la propria voce. La piattaforma contro le disuguaglianze sociale non sarà mai attuata senza un forte e radicato movimento di massa capace di esercitare una pressione determinata su chi governa. I mercati, lo spread e le banche hanno i loro strumenti per condizionare i governi; è ora che precari, senza casa, lavoratori, studenti e pensionati mettiamo in campo la nostra forza per vincolare il nuovo governo al rispetto degli impegni presi.


La manifestazione del 16 giugno sarà quindi una grande manifestazione a sostegno di una piattaforma sociale di lotta alle disuguaglianze sociali e contro la pretesa dell’UE di condizionare il nostro futuro. Sarà un urlo di verità e giustizia per Soumayla Sacko e per tutti i lavoratori migranti e italiani che vengono sfruttati nel nostro paese.

 

 

Federazione del Sociale dell’USB