L'ORGOGLIO DI ESSERE DIPENDENTI PUBBLICI, NONOSTANTE TUTTI!
Se, sostiene qualcuno, la statistica e' l'arte di far dire ai numeri quello che vuoi, perché non ricorrere all'arte per far passare l'ideologica tesi che i dipendenti pubblici sono tutti fannulloni, così da dare una mano al governo a sfoltire la pubblica amministrazione e tagliare i servizi pubblici? È quello che devono aver pensato quegli artisti di smantellamento dei diritti che rispondono al nome di Confindustria, scomodando il loro Centro Studi per "dimostrare" che le assenze dei dipendenti pubblici pesano per 3,7 miliardi l'anno.
Attenzione, non si tratta di un aumento dei costi per la Pubblica Amministrazione dovuto alle assenze dei "fannulloni", come si induce strumentalmente a far credere, ma di eventuali e possibili risparmi laddove ne venisse ridimensionata la soglia.
Quindi, da una parte, un colpo pesante ai diritti che sottendono la legittimità delle assenze stesse (matrimoni, malattia, maternità, legge 104, permessi sindacali, donazione di sangue, cure oncologiche, ecc) e dall'altra un'entrata a gamba tesa nella stucchevole discussione sul licenziamento dei pubblici (come se non fosse già tutto scritto!) con l'indicazione al governo di dove andare a colpire quando, a breve, la riforma della PA sarà di nuovo all'ordine del giorno.
Più in generale l'ennesima riprova che la discussione sulle regole del mondo del lavoro, dal jobs act alla riforma della P.A., altro non è che un'infame speculazione sulla pelle dei lavoratori dipendenti. utile per scatenare una guerra tra poveri propedeutica a togliere diritti e tutele a tutti e tutte.
Certo, per alcune di queste assenze dovranno vedersela col Papa e con quanti quotidianamente si vantano di investire in bonus bebè e premi per famiglie numerose, ma all'uopo potrebbe tornare utile l'esibizione di qualche pancione illustre di Montecitorio!
Per passare, invece, dai possibili e virtuali risparmi alla moneta sonante non ci sembra altrettanto legittima la spesa (ben al di sopra dei 3 mld) alla quale l'imprenditoria stracciona di questo Paese costringe e attinge da sempre sotto forma di sgravi e aiuti di Stato salvo poi delocalizzare, licenziare e inquinare impunemente interi territori. Profitto di pochi, debito per tutti: Alitalia, Ilva, Fiat gli esempi più esaltanti!
Per non parlare poi dei soldi pubblici spesi per l'utilizzo improprio della Cassa Integrazione o di quei padroni che costringono i lavoratori alla malattia così da accollarne il costo alla casse pubbliche dell'INPS.
Davvero dei campioni di esempio questi di Confindustria!
A ben vedere degni compari di quello Stato che attraverso i suoi governi non rinnova il contratto ai suoi 3 milioni di lavoratori e lavoratrici dal 2007, rendendoli creditori di almeno 6,500 euro a testa per un totale di 21,4 miliardi fino ad oggi.
Ma Confindustria non si accontenta di colpire nel mucchio punta anche specificatamente il dito sulle donne, colpevoli di assentarsi in misura notevolmente maggiore dei colleghi uomini.
Un vero scoop nel Paese dove le donne sono sempre più costrette nel lavoro di cura dal continuo taglio del welfare e dei servizi!
Fuori da ogni strumentale banalità la pubblica amministrazione in Italia costa meno della media europea; impiega molti meno dipendenti, dei quali una parte consistente precaria e ha perso oltre 350.000 lavoratori a causa del blocco del turnover, condannata così ad una età media molto elevata e, grazie alla Fornero, anche ad un fine lavoro mai.
Non uno sprezzante "travet" ma scuole, asili, ospedali, tribunali, tutela del territorio e dei beni culturali, pensioni, sicurezza dei luoghi di vita e lavoro, ricerca, lotta all'evasione fiscale, e ancora tanto altro.
Diritti e funzioni essenziali per tutti i cittadini; a rischio, come ci ricorda la Corte dei Conti nel suo resoconto.
Servizi pubblici da difendere e rilanciare. Lavoratori e lavoratrici da tutelare, a cominciare dai 20.000 licenziamenti delle Province.
Noi intendiamo farlo con la lotta: dal posto di lavoro ai territori, con gli scioperi e con le imminenti RSU del Pubblico Impiego, per il rinnovo del contratto e per condizioni di lavoro dignitose.
Contro l'ennesimo governo che ci ha dichiarato guerra ma anche contro quei sindacati che in questi anni si sono resi complici di un attacco così feroce al mondo del lavoro.