LETTERA APERTA ALLE LAVORATRICI DELL'AIDAS
Un sentito ringraziamento rivolto alle lavoratrici che hanno intrapreso lo sciopero della fame.
Un atto estremo che nella sua drammaticità rende visibile a questo Paese, sempre più spento e supino, quanto sia al contrario forte la dignità di chi lavora e soprattutto di chi quel lavoro non lo vuole perdere.
A questa lotta mi accomuna il desiderio di cancellare tutte quelle pratiche politiche, economiche e sociali che antepongono sempre “la ragion di stato” agli interessi dei lavoratori e delle lavoratrici.
La mia vicinanza solidale a questa lunga e tormentata vicenda Aidas è totale.
La lotta di Aidas è un laboratorio per chi pretende trasparenza ed informazione sui percorsi – ma meglio sarebbe definirlo “decorso” – delle innumerevoli e gravi crisi economico-finanziarie che, come nel caso della cooperativa causate dalla responsabilità di chi dirige, viene poi pagata a caro prezzo da chi lavora.
Come per il Paese Italia, i dirigenti creano il debito, ai lavoratori ed alle lavoratrici viene chiesto di pagarlo con taglio dei salari e disoccupazione.
La responsabilità della dirigenza che ha condotto una cooperativa in un percorso prefallimentare è inconfutabile. Investimenti sbagliati, spese eccessive, decisioni centralizzate e sconosciute all’insieme delle socie.
Detto ciò, avendo seguito la vicenda per un periodo sufficientemente ampio, con estrema serenità mi sento di affermare che chi poteva intervenire in tempo non lo ha fatto.
Come rappresentanti della lavoratrici, abbiamo provato a chiamare tutti alle proprie responsabilità, ma abbiamo trovato molte porte chiuse. Un’inerzia colpevole che ha agevolato persino la perdita di “commesse” che avrebbero potuto garantire entrate certe alla cooperativa.
Inerte è stata la politica, che per lungo tempo è stata a guardare.
Ma si sa, il “pubblico” nelle sue diverse articolazioni (comune, Asl, Regione, per le specifiche competenze) è più interessato ai tagli di bilancio che a mettere in campo un percorso di sostegno in difesa dell’occupazione.
Ma non si può sottacere la responsabilità della CGIL e della CISL il cui silenzio assordante, ora come allora, è figlio della condivisione delle scelte delle istituzioni ternane di utilizzare gli appalti di servizi come valvola di sfogo dei loro problemi economici.
Tutti noi sappiamo che appalti, lavoro a chiamata, lavoro interinale sono il moderno caporalato, fondato solo sulla riduzione del costo del lavoro e sulla cancellazione dei diritti.
In questa vicenda ho potuto registrare nella Cgil della Camera del lavoro di Terni una incredibile disattenzione al limite del fastidio, perché come categoria, tentavamo di accendere i riflettori su questa vertenza.
D’altro canto, per chi come la Camera del Lavoro di Terni definiva i tagli al sociale come semplice “rimodulazione del servizio”, ponendosi solo l’obiettivo della limitazione del danno, non poteva che accettare, ed in alcune parti condividere, una riorganizzazione dei servizi che ha portato alla inevitabile contrazione degli stessi e dei posti di lavoro.
In fondo quello che si sta facendo a livello nazionale, con la filosofia della spending rewiev, qui viene ribollito in salsa umbra dalla Giunta Regionale e concretizzato sul territorio, scaricando i costi sugli utenti e sui lavoratori/lavoratrici.
Per questo mi convinco che, in realtà, tutto si chiude dentro un tratto di pesante “consociativismo” che permea il tessuto politico-sociale ternano, dove l’autonomia delle organizzazioni sindacali è pesantemente messa in discussione.
Di fronte ad atti così estremi, come quello del prolungato sciopero della fame di queste lavoratrici, occorre un sussulto di dignità.
Si trovi il tempo, subito, di sedersi tutti attorno ad un tavolo (Regione, Asl, Cooperazione, Sindacato, Ispettori Ministeriali e quant’altro) per chiudere la vicenda e dare risposta a queste donne che chiedono venga riconosciuta la loro dignità di lavoratrici.
La lotta di AIDAS è l’esempio emblematico della lotta di tutto il mondo del lavoro, privato e pubblico.
Perché tutela i servizi ai cittadini, perché difende la dignità del lavoro, perché lotta anche per un sindacato indipendente ed autonomo, realmente rappresentativo degli interessi dei lavoratori e della lavoratrici.
Senza se e senza ma.
Terni, 05 marzo 2014
Franca Peroni – USB Provincia di Terni