Lettera ai lavoratori dell'Opera Diocesana di Assistenza

Roma -

Riceviamo e volentieri pubblichiamo.

 

l compito di un sindacato che si rispetti è quello di tutelare i diritti dei lavoratori. E’ per questo che sono nati i sindacati. Il primo diritto del lavoratore è il diritto alla retribuzione (ex Art. 36 della Costituzione Italiana e Art. 2099 del Codice Civile). Non solo è tutelato il diritto alla retribuzione, ma anche il diritto alla regolarità della retribuzione, che deve prevedere date certe. Allora come poter definire quei sindacati che anziché tutelare il primo diritto dei lavoratori si occupano di giustificare il datore di lavoro, che questo diritto calpesta ogni giorno? La crisi prevede slittamenti della retribuzione regolati da contrattazioni trasparenti e condivise. Ad oggi CGIL, CISL e UIL hanno appoggiato incondizionatamente la nostra amministrazione in mora da oltre 8 anni con i suoi dipendenti, avvallando tesi false e più volte smentite dall’amministrazione pubblica (ASP), che la finanzia con dati alla mano. Essi a braccetto dell’amministrazione hanno permesso il demansionamento di un folto gruppo di educatori, convincendoli a firmare un vergognoso consenso con il ricatto del licenziamento. A qualunque area politica appartengano i sindacati dovrebbero stringersi di fronte alle soverchierie, alle bugie e alle manovre che un datore di lavoro mette in atto per annullare i diritti dei suoi lavoratori. Così invece non è. Ben sappiamo che le magagne ci sono dappertutto, ma se devo scegliere chi mi rappresenta, scelgo chi, anche a costo di farsi sputare in faccia, difende sempre i miei diritti. Scelgo chi, nella collusione totale, alza una voce di giustizia. A chi ancora opera per screditare l’USB, per ignoranza o nel tentativo di trattenere i propri iscritti, vorrei ricordare che l’USB opera a livello nazionale, quindi ha legittimazione attiva (ex Art. 28 L n. 300/1970).
La tiritera che l’USB non sia un sindacato riconosciuto è falsa e tendenziosa. Il 30 marzo 2012 il Tribunale di Catania, seconda sezione civile, condanna l’ODA per essersi rifiutata in più occasioni di partecipare al tentativo obbligatorio per il raffreddamento, previsto per lo sciopero nei servizi pubblici essenziali. Sostanzialmente il tribunale ha ricordato che i diritti sindacali (sciopero compreso) vanno riconosciuti a tutte quelle associazioni e sindacati che hanno rappresentanza a livello nazionale. Questa rappresentanza non si desume solo dall’aver stipulato contratti collettivi nazionali, ma anche dalle numerose attività svolte a livello nazionale (manifestazioni, gestione vertenze contrattuali in aziende nazionali, etc). Tale è l’USB.
Certo gli scritti USB non usufruiscono di permessi sindacali e utilizzano le proprie ferie o permessi per le attività sindacali: si noi non facciamo mai vacanza, noi lavoriamo seriamente per gli iscritti e ormai anche per i non iscritti. Questi ultimi, in balia di assenza di informazioni, di azioni e di tutela, sono in sofferenza, spingono i propri rappresentanti senza ottenere alcuna azione concreta. Qualcuno continua ad avere la tessera per motivi di ordine personale (supporto legale e amministrativo), altri per motivi di ordine affettivo, altri ancora perché non si soffermano a pensare ma si accodano, perché si sa, è sempre meglio stare dalla parte della maggioranza. Peccato per loro che oggi il maggior numero di iscritti sia all’interno dell’USB. 

Catania, 24.03.2015

Grazia Restivo

Educatrice O.D.A.

 

I retroscena per la "Lettera ai lavoratori"

L’Opera Diocesana Assistenza di Catania, in convenzione con l’ASP, offre i propri servizi di assistenza e riabilitazione ad una miriade di disabili lievi, gravi e gravissimi, in regime di convitto, semiconvitto, ambulatoriale e domiciliare. Rappresenta una delle più importanti realtà siciliane nel settore.

Da circa 8 anni, pur ricevendo regolarmente, secondo i termini stabili dalla convenzione, circa dieci milioni di euro l’anno, inspiegabilmente ha accumulato via via un debito che pare si aggiri intorno ai 50 milioni di euro.

Questo debito è pagato dai suoi dipendenti, circa 450, che ricevono ormai uno stipendio ogni 3/4 mesi lavorati, indebitandosi a loro volta. Nessun piano di risanamento, nessuna trasparenza sulle operazioni di rientro.

L’USB ha cercato in ogni modo di venire a capo di questa situazione, avvalendosi di tutti gli strumenti a sua disposizione: DTL, PREFETTURA, REGIONE SICILIA, scioperi, sit-in, riuscendo a “trascinare” in prefettura il Vescovo, capo assoluto dell’ODA (Nomina Presidente e Consiglio di Amministrazione). 


L’USB ha scoperchiato una pentola fumante, al cui interno bolle senz’altro un cibo molto ghiotto, che fa gola e attrae. E più si scoperchia la pentola e più c’è chi cerca di richiuderla. E fa specie che tra questi ci siano proprio i rappresentanti dei maggiori sindacati italiani: CGIL, CISL e UIL. 


L’ODA è i suoi lavoratori, che ogni giorno si spendono in imprese a volte impossibili (autistici gravissimi, ragazzi con sindromi rarissime e complesse, etc).
L’ODA è patrimonio della città di Catania, non più di una diocesi incapace di sostenerla e rigettare il cancro che la sta divorando. Non più di un consesso sindacale, che a braccetto con un presidente e un consiglio di amministrazione, da 8 anni fagocitano risorse economiche e umane.