LESA MAESTA'

Nazionale -

Siamo alle solite. Quando qualcuno si permette di alzare la voce verso i pre-potenti, quando qualcuno reagisce alla distruzione del Paese, quando qualcuno fa quello che qualsiasi italiano farebbe se si trovasse al loro posto ecco che si scatena la canea perbenista a difesa dell’ordine costituito.

Si è vero, non sono stati molto educati, non sono stati politically correct, hanno esagerato ed usato espressioni poco consone o inaccettabili però hanno svelato i simulacri e i sepolcri imbiancati. Li hanno definiti fascisti, sfascisti, un pericolo per la democrazia. Nessuno ci ha però spiegato cosa abbia scatenato una tale rabbia. Cosa abbia portato dei deputati eletti dal popolo italiano a questa reazione.

La Presidente della Camera Boldrini ha, per la prima volta nella storia della Repubblica, deciso di impedire la libera espressione dei deputati eletti su un provvedimento e di applicare la ghigliottina, cioè di mettere autoritariamente fine alla discussione e di porre in votazione un provvedimento su cui era ancora in corso la discussione.

Nascosto dentro l’ennesimo decreto omnibus, assieme alla definitiva cancellazione della seconda rata dell’IMU si nascondeva un enorme regalo alle banche italiane proprio nel momento in cui la BCE si accingeva ad un controllo sullo stato di solvibilità e sui bilanci delle stesse. Un decreto che con un colpo di bacchetta magica aumentava nominalmente i bilanci delle banche di qualche decina di miliardi attraverso la rivalutazione delle quote possedute di Bankitalia.

Viene il sospetto che ricoprire quella alta carica dello Stato produca inevitabilmente una mutazione nei comportamenti e nella percezione della realtà.

Comunque un fatto gravissimo messo in atto da una Presidente della Camera proveniente da Sinistra Ecologia e Libertà che ha in più occasioni dimostrato una subordinazione pressoché totale ai poteri forti dentro e fuori il Parlamento.

Un fatto tanto più grave se letto in un combinato disposto con la modifica della legge elettorale e il Testo unico sulla rappresentanza sindacale, due questioni che parlano una sola voce: autoritarismo istituzionale e repressione del dissenso con ogni mezzo.