LE MANI SPORCHE SULLA CITTA'

Nazionale -

Gli arresti e gli indagati eccellenti di Roma riferiscono di un sistema politico di gestione delle risorse pubbliche attraverso gli appalti  pesantemente pervaso da interessi mafiosi: si tratta dell’ennesimo caso, non sarà l’ultimo.

L’ascesa del potere della finanza sulla politica e la conseguente ricerca del profitto su tutto ciò  che riguarda i beni pubblici inesorabilmente portano al prevalere dell’interesse privato, sfociando ormai costantemente nel mare aperto dell’illegalità.

La rappresentanza politica è una marionetta in mano a questi interessi criminal/economici.

Il capitale vuole essere lasciato libero di definire le regole ed assoggettare ad esse tutte le scelte di rilevanza pubblica  (come i servizi pubblici generali e quelli locali) ed  è inevitabile che sull'altare del profitto si sacrifichino via via trasparenza, eticità, e la stessa legalità.

E’ un fiume di denari, un sistema consolidato di clientele, occupazione di spazi ed incarichi pubblici, che è servito a finanziare interessi economici e personali, che nulla avevano ed hanno a che spartire con la gestione dei servizi pubblici. Il caso di Roma arriva da ultimo, dopo il Mose, l’Expo…

L' USB da tempo aveva denunciato al Sindaco Marino le storture nella gestione Ama, e fino a pochi giorni fa anche all'Assessore all'Ambiente, sottolineando che aver cambiato solo l'amministratore delegato ed il capo del personale, lasciando inalterata tutta la rete dei dirigenti che gestiva l'AMA con Panzironi, non avrebbe prodotto nè miglioramenti nè trasparenza. 

L'arresto, tra gli altri, di Fiscon, Direttore Generale di AMA ci ha dato pienamente ragione.

Nel frattempo, i servizi sono peggiorati, sono peggiorate le condizioni materiali dei lavoratori e delle lavoratrici, triturati nel vortice del sistema degli appalti e subappalti.

Una “clausola sociale” che è valsa solo a garantire ruberie e malaffare: non la qualità dei servizi, non l’occupazione e salari dignitosi ai lavoratori, non la tutela dell’ambiente (pensiamo alle speculazioni proprio nel settore dei rifiuti).

L’indagine “Mondo di Mezzo” ha scoperchiato, se ce ne fosse stato ancora ulteriore bisogno, un immenso verminaio di corruttela e  malaffare che ha pervaso la politica e la gestione della cosa pubblica. In perfetto stile bipartisan:
la destra che fomenta le periferie sui problemi dell’immigrazione è la stessa destra che, quando amministra, distribuisce appalti ad amici e complici mafiosi.

La sinistra che abbandona le periferie per i salotti buoni è la stessa che, quando amministra, privatizza tutto, la scuola, la sanità e i servizi sociali.

Il controllo è totale e i costi collettivi aumentano, clientele e corruzione imperversano, corrompendo anche settori popolari e proletari con un disegno unico, il profitto e il potere, in cambio della sopravvivenza, della precarietà generalizzata, del controllo sociale e del ricatto, quindi il degrado della dignità, spesso  con il compiacente silenzio dei sindacati confederali.

Se una spending review si deve fare, la si faccia nei confronti del sistema delle nomine nelle aziende partecipate e nel sistema degli appalti pubblici: si mettano in trasparenza i tanti, troppi “lati oscuri” e si riprenda il governo della cosa pubblica.

Anche per questo abbiamo scioperato il 24 ottobre e continueremo con iniziative di lotta: perché i servizi pubblici locali ritornino nelle mani dei cittadini, perché il governo della cosa pubblica sia affidato alle assemblee elettive, perché la gestione delle società pubbliche, che pubbliche devono rimanere, sia agito da persone che rispondono agli interessi della collettività , e non a quelli privatistiche del profitto.

A chi in queste ora invoca la privatizzazione  delle aziende pubbliche, a seguito del malaffare che le ha inquinate, rispondiamo che il malaffare risiede proprio laddove sono state fatte le privatizzazioni e si è utilizzato lo strumento degli appalti.

La nostra risposta  e proposta è una ricomposizione degli interessi popolari che veda uniti dipendenti e cittadini utenti e che, a partire da problemi concreti, imponga con la lotta nuovi metodi di scelta e intervento per la gestione dei beni comuni e dei servizi fuori dalla logica del profitto, a partire dalla reinternalizzazione di ampi settori di servizi pubblici.