La casa prima di tutto. Giusto e sacrosanto riappropriarsi di un tetto
L'ultimo dato allarmante emerso in queste ore, quello di oltre 1 milione di licenziati nel 2012, cioè il 14% in più rispetto all'anno precedente, è una notizia dirompente ma del tutto in linea con il disfacimento sociale ed economico che sta investendo il nostro paese.
La crisi si fa sempre più dura, da economica e finanziaria è diventata soprattutto sociale e sempre più evidenti sono gli indici che mostrano l'estrema e progressiva perdita di certezze da parte di fasce sempre più vaste di popolazione: dalla disoccupazione generale ormai stabilmente a due cifre a quella giovanile che è a livelli impensabili, dalla povertà sempre più evidente alla impossibilità di curarsi, dal ricorso alle mense dei poveri all'aumento di bollette e tariffe, dal mancato pagamento dei mutui alla crisi abitativa ormai diventata emergenza sociale.
A questo punto non è sufficiente indicare una via di uscita politica a medio termine: è indispensabile costruire ed utilizzare strumenti concreti e come sindacato riteniamo che qualsiasi rivendicazione o tutela dei lavoratori e delle loro famiglie non possa essere disgiunto da un livello di conflitto sociale che tocchi tutti gli ambiti della vita di chi lavora, di chi è pensionato e di chi non riesce a lavorare.
Il tema dell'abitare, gli sfratti in forte aumento, i milioni di case sfitte e non utilizzate, l'impossibilità di pagare affitti sproporzionati, il numero sempre maggiore di mutui non pagati, stanno a dimostrare che la lotta per la casa è diventato elemento fondamentale nello scontro sociale in atto.
Per questo riteniamo che il progressivo aumento delle occupazioni di case sfitte ed edifici non utilizzati da parte di chi un tetto non lo ha, è cosa giusta, da sostenere e da inserire nell'ambito più ampio di una “confederalità sociale” che a livello sindacale intendiamo continuare a portare avanti come USB e farne una gamba fondamentale del nostro intervento sindacale generale.