IMMIGRATI A LAMPEDUSA, BENVENUTI NEL SISTEMA "ACCOGLIENZA ITALIA": DETENZIONE, SFRUTTAMENTO E AFFARI MILIONARI -3 aprile a Sigonella-
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Per anni Maroni ha evocato, strumentalmente, un’invasione inesistente, producendo non solo le peggiori leggi sull’immigrazione – per questo ci avevano già pensato in maniera bipartisan tutti i governi che si sono succeduti – ma spingendo su accordi bilaterali con governi impresentabili: dalla Tunisia all’Egitto fino alla Libia dell’amico’ Gheddafi.
Le rivolte in Maghreb, con la loro spinta verso la libertà e l’autodeterminazione, stanno scardinando tutti gli equilibri che tutti i governi europei hanno cercato di mantenere in questi anni facendone pagare il prezzo alle popolazioni sottomesse a regimi autoritari e corrotti.
Da gennaio gli arrivi improvvisi, ma non per questo imprevedibili, di barche dalla Tunisia hanno dato di nuovo al governo italiano la possibilità di agitare lo spauracchio dell’invasione, dell’”esodo biblico”, dei terroristi infiltrati; una politica orientata ad utilizzare i migranti come pericoli incombenti mandando messaggi di terrore e panico, per giustificare misure repressive e soprattutto muovere ingenti somme di denaro pubblico in nome dell’emergenza.
I primi tunisini arrivati in febbraio, sono stati lasciati, buttati a terra, al molo Favarolo pur di non “riaprire” il luogo simbolo della presunta vittoria della politica securitaria di Maroni: il CSPA che, però, in realtà non è mai stato chiuso e ha continuato a ricevere soldi in nome di una convenzione che prevede - tra l’altro - che anche con un solo “ospite” presente lo Stato eroghi una quota pari al 50% del totale ricettivo della struttura, che può accogliere fino a 804 persone.
E’ stato poi ufficialmente riaperto e riempito oltre la capienza massima, come già più volte successo in passato e tutta l’isola è diventata un enorme carcere a cielo aperto, con il rischio d’innescare conflitti tra migranti e abitanti dell’isola, questi ultimi costretti, per la prima volta, a mettere in campo proteste e rivolte per le condizioni di invivibilità alle quali sono sottoposti entrambi.
D’altra parte la macchina dei trasferimenti da Lampedusa non ha alcuna intenzione di essere messa in moto; il governo segue volutamente la via dell’innalzamento della tensione in modo che si possa pensare davvero di essere di fronte ad un”esodo biblico” mentre parliamo di numeri assolutamente gestibili e, del resto, già gestiti in passato.
Intanto si procede nell’odiosa e demagogica distinzione tra “profughi” e “clandestini” che prelude alla volontà del governo di procedere a rimpatri collettivi forzati e illegittimi e si preparano tendopoli – Manduria, Trapani, Pisa – in luoghi isolati e spersi nelle campagne che si apprestano a diventare dei veri e propri ghetti di cui non si conosce la natura giuridica.
Ma è con il “villaggio della solidarietà” di Mineo nel catanese – dove l’accoglienza è affidata ai cordoni della polizia, carabinieri, esercito e filo spinato – che si mira a ridisegnare e stravolgere ulteriormente l’intero sistema di accoglienza nel nostro Paese.
Il trasferimento forzato di migliaia di migranti dai CARA- centri di accoglienza per rifugiati richiedenti asilo - ma anche da Lampedusa, in barba alle rassicurazioni date agli amministratori locali, oltre a distruggere le relazioni sociali dei migranti e cancellare le procedure avviate per la richiesta di asilo, fa presagire la conversione degli stessi CARA in altrettanti CIE.
In questo modo si stravolge completamente il sistema di accoglienza dei richiedenti asilo che faticosamente in questi anni si è costruito, anche attraverso i legami col territorio.
Mineo è un campo di confinamento che non permetterà l’inizio di percorsi di integrazione come invece accade nei centri più piccoli, ma queste motivazioni non hanno peso rispetto agli appalti milionari che ne riguarderanno la gestione e il funzionamento.
Nel caos di questi giorni è praticamente passata sotto silenzio la notizia di un nuovo finanziamento alla “scandalosa” Protezione Civile italiana mentre la Croce Rossa si candida alla gestione milionaria di tutti i centri di detenzione per migranti (52 euro al giorno per 2000 presenze solo a Mineo!) nonostante continui a licenziare lavoratori precari e a chiudere servizi sanitari sul territorio.
Ancora una volta il collaudato “sistema dell’emergenza” serve a rimpinguare il sistema degli appalti sottraendoli ulteriormente a qualsiasi controllo pubblico, a sospendere i diritti per tutti, a derogare arbitrariamente a qualsiasi normativa.
Perché i Centri per i migranti in Italia - oltre alla funzione detentiva e repressiva per persone che non hanno commesso alcun reato – rappresentano sempre un gran bel giro d’affari.
Si sta riscrivendo la storia del Mediterraneo non possiamo permettere che questo avvenga attraverso le bombe, la violazione dei diritti dei migranti e la continua militarizzazione del territorio.
Fermiamoli e tutti.