Il Def Meloni, una bestemmia contro milioni di lavoratori e pensionati
Crescita dell’1% (nel 2022 era del 3,7) e deficit tendenziale che si attesta al 4,35 %: queste le cifre del primo Documento di Economia e Finanza (Def) del governo Meloni, che annuncia e consacra la logica dei tagli e dell’austerità.
Mentre una gigantesca emergenza salariale attraversa il Paese, acuita dall’impennata dei prezzi dei beni di prima necessità, per l’attuale governo la priorità è contenere l’aumento delle retribuzioni e perseverare nella logica della moderazione salariale. Una bestemmia nei confronti della condizione che vivono milioni di lavoratori e pensionati...
E così da quell’esiguo spazio fiscale aperto dal differenziale tra il deficit programmatico e quello tendenziale, spuntano 3 miliardi di euro da investire in un nuovo taglio del cuneo fiscale che si tradurrà in poche decine di euro in più in busta paga e in molti servizi pubblici in meno, falcidiati per scovare proprio i 3 miliardi di cui sopra...
Si conferma quindi la doppia strada perseguita da un governo che, dopo tanto blaterare in campagna elettorale, si mostra attentissimo e fedele esecutore dei diktat proveniente dall’UE in materia di conti pubblici.
Da un lato il contenimento della crescita salariale (a oggi inesistente) dall’altro l’utilizzo truffaldino della leva fiscale propagandato come forma di salvaguardia del potere d’acquisto delle retribuzioni.
Un governo in palese difficoltà, forte con i deboli e zerbino con i potenti, e in estremo affanno anche rispetto all’attuazione dei progetti del Pnrr, mentre da un lato usa il pugno duro adottando provvedimenti liberticidi, dall’altro anticipa con il Def il quadro economico che comporrà la prossima Legge di Bilancio.
Il tutto avvalendosi del silenzio complice di Cgil, Cisl, Uil.
Lo abbiamo detto al convegno del 31 marzo e lo ribadiremo nello sciopero generale del 26 maggio: nessuna truffa e nessun inganno, occorre alzare subito i salari a partire da 300 euro in busta paga per tutti!
Unione Sindacale di Base