IL 14 MARZO È SUONATA LA SVEGLIA, CONTRO SPENDING REVIEW E RIFORMA RENZI DELLA P.A. PER IL RINNOVO ECONOMICO DEL CONTRATTO E STABILIZZAZIONE DEI PRECARI
In allegato il volantone
Il 14 marzo in splendida solitudine siamo scesi in piazza contro una spending review che tutti danno per scontata a partire dai sindacati collaborazionisti, nonostante sappiano perfettamente che potrebbe essere l’attacco finale ad una pubblica amministrazione già ridotta ai minimi termini. Dietro la facciata del taglio degli stipendi ai dirigenti, si nascondono i veri obbiettivi: esuberi, mobilità, aziende partecipate, province, precari.
Per la mobilità gli annunciati 85mila esuberi iniziano a scomporsi in cifre estremamente più precise come ad esempio i 3236 ministeriali. Il segno di una manovra che intende andare a colpire più a fondo della precedente e quindi anche più preoccupante. Il taglio delle province, oltre a costituire di per sé un problema di democrazia, realizzerà la trasformazione di migliaia di dipendenti in profughi che si troveranno a migrare alla ricerca di qualche amministrazione a cui approdare non si sa con quale qualifica e con quale stipendio, così come i loro colleghi “esuberati” delle altre amministrazioni. Le aziende partecipate, definite come il buco nero dei soldi pubblici, contano circa 300mila dipendenti sul cui futuro sembra essere sempre più concreta l’ipotesi di licenziamento. Infine i precari per i quali il neo Ministro Madia non ha saputo fare di meglio che dire che devono vincere i concorsi. Peccato ne abbiano fatti già tantissimi, risultando spesso idonei. Peccato che lavorino ormai da anni nelle varie amministrazioni rappresentando un patrimonio in termini di expertise sul quale uno Stato degno di questo nome dovrebbe investire. Peccato che ormai sia tutta gente ultra trentenne, se non ultra quarantenne, che non può permettersi neanche di ipotizzare di perdere il lavoro.
D’altronde cosa aspettarsi da un governo che ipotizza di reperire dai tagli alla sanità le risorse per dare i famosi 80 euro in busta paga?
In buona sostanza siamo di fronte alla vera spending review targata Troyka (FMI, BCE, UE) che, attraverso l’ennesimo governo Napolitano, mira a realizzare il definitivo ridimensionamento del perimetro pubblico funzionale al nuovo modello sociale che l’Europa dei banchieri sta imponendo ai Paesi membri più “deboli”. Non solo risparmio quindi, ma una vera e propria modifica strutturale della pubblica amministrazione sia nel funzionamento che nella “mission”. Il riferimento principale di ciò che rimarrà del settore pubblico non saranno più i cittadini di questo Paese, ma le imprese. Altro che stato sociale e servizi! Si baderà a semplificare la vita delle imprese a partire probabilmente da una riduzione del sistema dei controlli che “opprime i poveri padroni”.
In mezzo a questo ridisegno del nostro assetto sociale ci sono i dipendenti pubblici che rischiano di rimanere stritolati nella morsa tra l’inviato FMI Cottarelli, il Governo Napolitano-Renzi e il sindacato collaborazionista che si candida a gestire questo processo invece di contrastarlo. CGILCISLeUIL non solo sgomitano come al solito per ritagliarsi un posto al tavolo dove si decideranno quanti lavoratori pubblici mandare in mobilità, oppure quante aziende partecipate tagliare con annessi dipendenti, ma stanno ormai giocando allo scoperto un ruolo di ammortizzatore sociale. Come definire altrimenti quella politica di riduzione del danno che CGILCISLeUIL si ostinano a praticare e che, non solo ormai non funziona, ma si è definitivamente rivelata come strumento di sedazione sociale.
USB è diversa. Da sempre abbiamo individuato il conflitto come l’unica modalità attraverso la quale fronteggiare questi processi, rispetto ai quali l’unica possibilità è costruire un fronte compatto di lavoratori disposti ad opporsi, senza tanti distinguo, ad una politica fatta, ora ed in prospettiva, di macelleria sociale.
Non è un caso se la manifestazione nazionale di USB del 14 marzo è rimasta l’unica iniziativa di lotta contro la spending review. Non è un caso se CGILCISLeUIL non hanno diramato comunicati dopo l’incontro con il Ministro Madia. Non è un caso se l’incontro con USB, chiesto il 14 marzo, è stato rimandato al 3 aprile.
Nell’incontro di domani con il ministro della Funzione Pubblica manifesteremo tutta la nostra contrarietà a quanto questo Governo si appresta a fare in tema di riforma della PA.
Chiederemo lo stanziamento dei soldi necessari al rinnovo del contratto nazionale, visto che il blocco dovrebbe terminare al 31 dicembre 2014. Quei soldi devono stare nel Documento di Economia e Finanza (DEF) propedeutico alla prossima legge di stabilità, se non ci dovessero essere il segnale sarà chiaro, niente contratto chissà fino a quando.
Chiederemo la stabilizzazione dei precari.
Chiederemo l’area unica di contrattazione.
Sicuramente non chiederemo di partecipare alla gestione processi di smantellamento della pubblica amministrazione e dello stato sociale.
Ma non ci limiteremo a chiedere. Vogliamo risposte. In assenza di risposte siamo estremamente determinati a dare battaglia fino alla proclamazione dello sciopero del pubblico impiego.
Semplicemente perché è ora di dire BASTA!