Il 1 e 2 Novembre si è tenuto a Cipro il Congresso Mondiale delle lavoratrici promosso dalla Federazione Sindacale Mondiale.
Hanno preso parte a questo importante appuntamento delegate di 26 paesi di quattro continenti, in rappresentanza di 45 organizzazioni sindacali affiliate alla Federazione Sindacale Mondiale.
Erano presenti delegate in rappresentanza di:
• Europa Francia, Spagna, Paesi Baschi, Portogallo, Italia, Grecia, Cipro, Russia, Bielorussia, Repubblica Ceca, la parte di Cipro occupata dalla Turchia
• Africa Somalia, Camerun, Repubblica Democratica del Congo, Sud Africa
• Medio Oriente Palestina Syria Egitto
• Asia India, Nepal, Vietnam
• Sud America Cile, Venezuela, Brasile
• Centro America Panama e Messico
Usb ha partecipato ai lavori del Congresso ed ha centrato il suo intervento sulla condizione delle lavoratrici in Europa.
Con la costruzione dell’Unione Europea, infatti, le condizioni delle lavoratrici stanno subendo attacchi pesantissimi che tentano di riportare le condizioni di vita e di lavoro delle donne 100 anni indietro.
Lotte e mobilitazioni di un imponente movimento avevano consegnato all’Italia ma anche agli altri paesi europei i diritti fondamentali e condizioni di lavoro avanzate per le donne: dall’abolizione del lavoro notturno, alla parità di retribuzione con gli uomini per la stessa funzione., dal divieto di licenziamento durante i mesi di astensione obbligatoria dal lavoro per maternità alla assistenza sanitaria gratuita, possibilità di andare in pensione dopo vent’anni di lavoro e con un figlio minore.
Ancora servizi sociali pubblici e di qualità come sostegno al lavoro delle donne, assistenza sociale per gli anziani e assistenza sanitaria per gli anziani ammalati.
Insomma diritti sociali,del lavoro e democratici che hanno fatto dell’Europa del secolo passato un esempio importante nel resto del mondo.
Con l’avvio della costruzione dell’Unione Europea le condizioni sono cambiate repentinamente .
Già dagli anni novanta e con la complicità delle organizzazioni sindacali che hanno praticato il dialogo sociale e la concertazione si è avviato un processo di smantellamento dei diritti del lavoro , passaggio di cui avevano necessità i governi per offrire garanzie all’Unione europea che si stava costruendo , che prendeva forma e che iniziava a manifestare concretamente gli effetti devastanti delle sue politiche.
Ritmi e condizioni di lavoro inaccettabili e insopportabili; disuguaglianza contrattuale, dimissioni in bianco e licenziamenti per maternità per le donne che non sono disposte ad accettare la sussidiarietà del loro lavoro e le politiche d'austerità, che le vorrebbero “ ammortizzatori sociali “di un welfare in via d'estinzione.
Aumento dell’età pensionabile decisa da una direttiva UE nel 2009 per parificare i requisiti per la pensione con gli uomini , una parità al contrario e mirata a farci rimanere al lavoro fino ai 67 anni.
Diritto alla interruzione di gravidanza: ormai nei paesi europei sta dilagando l’attacco a questo diritto conquistato negli anni settanta con le lotte di un movimento forte e determinato. Cattolici, nazionalisti e partiti di destra e centro sinistra tentano di far ritornare le donne nell’isolamento totale.
Reintroduzione del lavoro notturno per le donne nell’industria attraverso una Direttiva apposita dell’Unione Europea che ha imposto l’adeguamento delle legislazioni nazionali dei paesi membri.
Riduzione drastica dell’assistenza sanitaria per le donne in gravidanza con la conseguenza che le donne disoccupate, licenziate o che hanno perso il lavoro non possono accedere ai controlli sanitari se non pagando ticket esoso.
Da anni ormai nel lavoro pubblico si stanno sollecitando trasformazioni dal lavoro da tempo pieno a tempo parziale per poi arrivare ad utilizzare questo per cancellare quel posto di lavoro.
Il confronto che si è tenuto nei due giorni è stato un confronto aperto,concreto e molto interessante che ha fatto emergere la condizione delle lavoratrici nei vari Paesi di provenienza.
Le loro condizioni, l’attacco ai loro diritti, la loro espulsione dai processi produttivi sono comuni in tutti i Paesi in cui il modello sociale imposto è quello capitalista, dove sfruttamento, disoccupazione, smantellamento dei servizi e dello stato sociale, aumento dell’età pensionabile, cancellazione della assistenza sanitaria per le donne disoccupate o licenziate,costringono le donne ai margini della società di cui fanno parte.
Donne costrette a svolgere compiti di cura per figli, anziani e malati, obbligate quindi a farsi carico di servizi socialisempre più ridotti a causa dei tagli alla spesa pubblica, obbligate a rinunciare anche alla maternità e derubate del diritto ad una maternità consapevole.
La crisi finanziaria diventata sociale dal 2008 sta portando con sé conseguenze ancora più gravi che in Europa hanno provocato la reintroduzione del lavoro notturno per le donne che lavorano nel settore dell’Industria, riduzione delle retribuzione rispetto a quelle dei lavoratori, aumento della precarietà e del lavoro flessibile.
Ancora peggiore e drammatica la condizione delle donne nei Paesi in guerra.
Guerre prodotte e imposte dalla competizione tra Paesi imperialisti che vogliono impadronirsi delle risorse naturali dei beni di quei paesi , che generano violenze e barbarie, distruggendo intere società e rubando il futuro ai giovani, che costringono migliaia e migliaia di donne e bambini all’esodo verso Paesi che, invece di assicurare loro una vita degna di questo nome proprio perché scappano dalle guerre, continuano nella persecuzione e nelle violenze.
Dure parole di condanna sono state pronunciate da tutte le partecipanti nei confronti del femminicidio, crimine comune a tutti i Paesi del mondo e che poggia il suo presupposto sul concetto di possesso totale del corpo della donna.
La necessità emersa nei due giorni di ampio dibattito e confronto è quella dell’organizzazione, della definizione di un programma di lavoro concreto, di un piano di azione che metta al centro le lotte per la riappropriazione dei diritti delle donne che lavorano ed anche di quelle che il lavoro lo hanno perso o che sono state licenziate.
La strada da fare è lunga e ardua. Le difficoltà sono enormi la determinazione e la forza delle donne sono grandi.
Le donne hanno una grande compito e una grande responsabilità e non possono che continuare a lottare.
Questa la scelta fatta dal Congresso Mondiale delle lavoratrici della federazione Sindacale Mondiale a Cipro.