I metalmeccanici vogliono lottare ma per un contratto vero
Il rinnovo del contratto nazionale dei metalmeccanici per tantissimi anni ha rappresentato il punto più avanzato della lotte dei lavoratori nel nostro paese. I meccanici, il loro contratto, le loro lotte hanno segnato un’epoca ed aperto nuovi diritti, nuovi spazi di democrazia e reali aumenti contrattuali.
Oggi questa forza che ha una storia gloriosa, fatta di lotte durissime dentro e fuori dalle fabbriche, è stata soffocata dalla politica di complicità di CGIL, CISL e UIL.
I metalmeccanici sono ancora oggi la forza motrice dell’industria e dell’economia, il loro numero è ancora enorme, la loro forza, seppur intaccata dai processi di deindustrializzazione, sarebbe ancora rilevante, eppure sembra che l’operaio metalmeccanico sia scomparso, non è più il protagonista delle lotte per l’estensione dei diritti, per l’aumento dei salari, per nuovi e più avanzati spazi di democrazia.
Con un padronato che si fa sempre più arrogante e che vuole normalizzare quella che per decenni è stata l’anomalia dei metalmeccanici, il balbettio che proviene dai sindacati confederali e di categoria ci sembra uno scimmiottamento delle posizioni padronali, subalterni alle proposte di Federmeccanica e tesi a non intaccare le enormi risorse economiche che vengono drenate dai salari dei dipendenti alle loro casse, mediante gli enti bilaterali, gli osservatori, il welfare aziendale ecc.
Il rinnovo del contratto nazionale dei metalmeccanici può essere, viceversa, il momento in cui far sentire di nuovo la voce di chi ogni giorno, sulla linea di montaggio, nelle officine, negli uffici, in tutti luoghi in cui si lavora e produce ricchezza, di chi vuole affermare che i metalmeccanici ci sono ancora e non si sono arresi.
La linea seguita in questi anni dagli altri sindacati, di complicità e sudditanza a Federmeccanica ha totalmente fallito e non poteva essere altrimenti.
La condizione operaia è peggiorata, sono peggiorate le condizioni di lavoro, salariali, di sicurezza, i diritti sono stati calpestati ed oggi vogliono togliere anche il diritto di sciopero a chi non si piega ai voleri padronali.
Il contratto nazionale era e resta l’unico elemento che può offrire a tutti par diritti, salari e migliori condizioni di lavoro, nelle piccole come nelle grandi aziende.
L’asse Confindustria, Governo e sindacati confederali si muove nella logica opposta, ossia, meno diritti, meno democrazia, meno salari, peggiori condizioni di lavoro.
Siamo ancora in tempo a fermarli, rivendicando in ogni luogo di lavoro che il contratto sia fatto con elementi certi, con aumenti salariali veri, respingendo l’attacco alla democrazia ed al diritto di sciopero che vogliono inserire nel CCNL dei metalmeccanici, introducendo l'accordo del 10 gennaio e peggiorandolo a vantaggio di un maggiore controllo di CGIL, CISL,UIL e datori di lavoro in tema di diritti sindacali.
Lo sciopero del 20 aprile, al contrario fonda le sue ragioni in una trattativa in perdita, siamo di fronte all'ennesima mobilitazione costruita in modo da fornire un alibi al prevedibile cedimento da parte di CGIL, CISL e UIL.
L’alternativa esiste, in tantissimi posti di lavoro i lavoratori hanno rotto con CGIL CISL UIL e stanno dando forza all’Unione Sindacale di Base.
UNITI SIAMO IMBATTIBILI