Guerra sì, ma al carovita
Secondo un autorevole studio riportato oggi in prima pagina dal giornale dei padroni, il Sole 24 Ore, il 15% delle famiglie italiane e delle piccole imprese non paga le bollette del gas e dell’elettricità. In totale questi mancati pagamenti valgono ben 26 milioni di euro, a dicembre circa 17 milioni, pari quindi al 15,5% del totale, con un incremento in tre mesi del 5,5%.
Se ciò non bastasse a rendere evidente la drammaticità della situazione, il numero di distacchi delle utenze per morosità è aumentato, a febbraio, del 36% rispetto all’anno precedente. Cifre impressionanti di morosità, decisamente incolpevole, che raccontano meglio di ogni altra dotta discussione cosa possa voler dire per una famiglia, o una piccola impresa, l’impennata dei costi dell’energia e del gas, non ancora definitiva visto che questi dati non conteggiano quanto prodotto da guerra e sanzioni.
Per completare il quadro delle enormi difficoltà per lavoratori e famiglie dei ceti popolari, va rilevato che a gennaio per la prima volta da mesi l’occupazione è tornata a calare di oltre 7 mila unità, principalmente fra le donne e i 24/34enni, che gli inattivi sono saliti in un mese di 74 mila unità e la CIGS è cresciuta del 56% da gennaio.
Intanto a Milano il valore delle case ha raggiunto la cifra iperbolica di 6.000 euro al metro quadro. Aumentano a vista d’occhio le disuguaglianze mentre cresce dell’1% la ricchezza dei più ricchi. Gridare fuori l’Italia dalla guerra non è solo quindi uno slogan pacifista ma anche una parola d’ordine che dovrebbe essere fatta propria da tutti i cittadini e le masse popolari del nostro Paese.
È evidente a chiunque che gli effetti della guerra, il nostro intervento a sostegno, con l’invio di armi e le sanzioni comminate alla Russia, paese grande esportatore di gas e di energia, non potranno che ricadere pesantemente sui redditi più bassi e su quelli dei lavoratori come sta già avvenendo con gli enormi rincari delle bollette e della benzina.
Guardare alla tv gli effetti drammatici in vite umane che la guerra sta producendo, aumentati a dismisura da una propaganda bellicista profusa a piene mani e a reti unificate, sta producendo una difficoltà a mantenere alta l’attenzione e le lotte sulla devastante situazione economica della stragrande maggioranza del nostro Paese dovuta anche a salari ormai fanalino di coda in Europa e incapaci di reggere anche solo minimamente il vertiginoso aumento del costo della vita.
Non ci sono più gli automatismi come la scala mobile che, frutto di dure lotte dei lavoratori, sono poi state svendute da Cgil Cisl Uil e che servivano a recuperare in buona parte sui salari e gli stipendi gli effetti del carovita.
Non ci sono più le aziende pubbliche erogatrici di acqua, elettricità e gas da cui pretendere tariffe sociali e calmierate in relazione al reddito.
Soprattutto fatica a nascere un movimento di lotta popolare e del lavoro che si faccia valere e sappia contare.
È tempo di riavviare un processo di presa di parola dal basso che affermi con forza quali sono gli interessi dei lavoratori e che lotti per conquistarli. Il Parlamento oggi è troppo occupato a mettersi l’elmetto.
Unione Sindacale di Base