GLI AVVELENATORI DELLA REGIONE CAMPANIA SIEDONO NELLE ISTITUZIONI
AL FIANCO DELLE POPOLAZIONI AGGREDITE DAI CRIMINALI PROGETTI DEL GOVERNO
Avevano visto bene i Comitati Popolari e le popolazioni campane che in tutti questi anni hanno denunciato l’intreccio affaristico tra istituzioni, sistema delle imprese e grande criminalità organizzata a proposito della cosiddetta emergenza rifiuti.
Gli arresti di questi giorni, la messa in stato di accusa dell’intera struttura del Commissariato Straordinario Rifiuti dimostra – palesemente – dove stanno le vere responsabilità della devastazione ambientale e sanitaria della Campania.
Intanto il governo Berlusconi e l’amministrazione regionale di Bassolino continuano a scaricare le loro responsabilità e le loro inefficienze sulla pelle dei cittadini di Chiaiano, di Marano, di Serre, di Sant’Arcangelo Trimonti, di Savignano e delle altre località investite dal famigerato Decreto/Rifiuti.
E come se non bastasse il governo nazionale ha programmato ben quattro inceneritori mentre si sabota coscientemente la partenza della Raccolta Differenziata per non intaccare i collaudati interessi finanziari che sono stati costruiti dietro l’affare/rifiuti.
La Federazione della Campania dell’RdB/CUB aderisce ed invita a partecipare alla Manifestazione - per il prossimo 1 Giugno con concentramento alle ore 16 presso il piazzale della Metropolitana di Chiaiano - indetta dalla Rete Campana Salute ed Ambiente.
> No alle discariche ed agli Inceneritori;
> Varo della Raccolta Differenziata porta a porta;
> Bonifica dei territori e nuovo lavoro per disoccupati e precari;
> Ritiro dei provvedimenti autoritari del governo;
> Per un nuovo Piano Rifiuti discusso e condiviso con le popolazioni
Federazione Regionale RdBCUB Campania
Riportiamo il comunicato della Rete:
Dalla selva di Chiaiano, un appello ai movimenti. Per la salute, per l’ambiente, per la democrazia, per la libertà di movimento!
Chiaiano dopo Pianura, Giugliano Serre, Acerra, Savignano… le lotte ambientali che hanno infiammato tante realtà della Campania non nascono, come racconta la disinformazione mainstream, dagli “egoismi del popolo del no”. Queste insorgenze sono la risposta ad un esproprio di democrazia ultradecennale che, come avvenne per la lunga stagione affaristica del Commissariamento post-terremoto, ha consegnato i nostri territori alla speculazione economica e finanziaria, alle ecomafie e agli interessi più indecenti delle burocrazie politiche.
Le strategie della shock-economy campana hanno fatto della “categoria dell’emergenza” un dispositivo di comando e di profitto con cui ricattare continuamente le libertà collettive, censurare il dissenso e le concrete alternative possibili verso una indispensabile strategia Rifiuti-Zero che protegga l’ambiente e la salute collettiva, aprendo anche nuove opportunità lavorative.
Le istituzioni e quell’ampio ceto politico, che oggi strumentalizzano retoricamente “il bene collettivo”, hanno lavorato per oltre 14 anni alla frantumazione di questo concetto e alla contrapposizione tra le comunità, oscurando l’esistenza di alternative concrete incentrate sul porta a porta, il riciclo, la riduzione degli imballaggi, il compostaggio e gli impianti a freddo.
Il “decreto-rifiuti” del governo Berlusconi è la consacrazione di questo processo e impone l’apertura di dieci discariche e quattro inceneritori che devasterebbero ampie aree della regione! Proprio mentre in Sassonia ci dicono che riciclano almeno il 70% dei rifiuti campani con dei banalissimi impianti di differenziazione “a valle”…
E’ un modello di profitto sempre più aggressivo verso gli uomini e la natura, che ritiene di sopravvivere alla crisi distruggendo il territorio. Dal rilancio del Ponte sullo Stretto alla TAV ai Rigassificatori fino all’annunciato ritorno del cosiddetto nucleare civile si punta tutto sulle mega opere inutili e dannose e sul rilancio del business a scapito della sicurezza del lavoro, della salute e dell’intera vita.
Le lotte contro le megadiscariche e l’incenerimento hanno invece costituito luoghi di condivisione, spesso autentici “consigli dell’autogoverno”, magari ancora confusi e transitori ma capaci di fare rete tra le popolazioni e di ritessere dal basso nuovi modelli di bene comune.
La repressione che si sta scatenando violentemente a Chiaiano e che ha già ferito gravemente alcuni cittadini come quella che si annuncia verso le altre popolazioni coinvolte dai provvedimenti del governo, non è però l’ennesimo remake. E’ molto di più!
E’ la sperimentazione, con consenso pressochè bipartisan (vedi in Campania il forte appoggio di Bassolino), di un modello di relazioni sociali sempre più militarizzato.
Un autentico salto di qualità nei modelli di governance del territorio:
c’è la produzione di norme penali “Just-in-time” per colpire le figure sociali del dissenso, che affianca anche simbolicamente la decisione del sovrano e respinge chi si oppone nell’area della criminalità e dei “comportamenti antinazionali”. Lo “stato d’eccezione” – quindi - diventa categoria fondamentale per sostenere la qualità della decisione, rivelando in controluce la sua stessa debolezza, la sua delegittimazione sociale.
La repressione violenta, l’ostentazione di forza militare, la diffusione sul territorio regionale di una infinità di basi e depositi bellici, l’arrogante indifferenza alle sorti di intere popolazioni ne sono un corollario inevitabile. La generalizzazione del collaudato meccanismo della fabbrica della paura con cui provano a ghettizzare interi gruppi sociali, come i migranti e i rom, nei loro intenti deve allargarsi e intimidire ogni forma di conflitto sociale.
Perciò “il destino di Chiaiano” (e poi di Terzigno e Savignano e Ferrandelle…) è così cruciale. Lo sa bene il governo che si prepara a riprodurre lo stesso dispositivo per tutte le altre lotte ambientali (e non solo) ed ha fatto della “discarica a Chiaiano” un proprio manifesto politico. E non lo ignorano certamente i movimenti che in questi anni hanno declinato in autonomia ed indipendenza politica alcune pratiche di decisionalità e di democrazia dal basso che sono sempre più minacciate e represse dalla militarizzazione delle pratiche di governo e dalla limitazione degli spazi di lotta e di autorganizzazione.
Perciò facciamo appello ai cittadini, ai movimenti, alle comunità in lotta, dai No-Tav, ai No-Dal Molin, ai No-Ponte per una manifestazione a carattere nazionale a Napoli, domenica primo giugno. L’urgenza di questa mobilitazione è dettata dall’importanza generale della posta in gioco che in questi giorni si sta palesando in Campania.
Per infrangere la cappa repressiva e l’accerchiamento mediatico e politico contro le lotte sociali. Per fermare la deriva securitaria, la loro arroganza e la loro violenza! Perché la resistenza delle popolazioni di Chiaiano e Marano come quelle di tantissime altre realtà della regione e dell’intero paese sono momenti costituenti di un nuovo spazio pubblico in difesa dei beni comuni. Contro la devastazione dell’ambiente, contro la militarizzazione ed il disciplinamento coatto dei territori.
Per costruire nelle lotte e nella loro socializzazione il Patto di Mutuo Soccorso.
Comitati in difesa delle cave di Chiaiano
Reti campane contro la devastazione ambientale