Fiat. 29 novembre, sciopero in Sevel: L'USB chiama alla mobilitazione i lavoratori contro la disdetta degli accordi
In allegato il volantino
La Fiat cancella la democrazia rappresentativa dalle fabbriche con un vero e proprio golpe, finalizzato a mettere tutti di fronte al fatto compiuto: dopo aver annunciato l’uscita da Confindustria, disdice tutti gli accordi realizzati nel corso dei decenni nelle decine e decine di stabilimenti del gruppo Fiat. Le conseguenze saranno pesanti sia sul versante della democrazia che sotto l’aspetto economico e normativo.
Storici stabilimenti che hanno fatto la storia delle lotte operaie nel nostro Paese vengono di fatto trasformati in fabbriche-caserma, in cui i lavoratori, in assenza di una forte ed incisiva opposizione, saranno impotenti di fronte all’azienda, privati anche della possibilità di eleggere i propri rappresentanti sindacali, sostituiti da odiose rappresentanze aziendali, nominate dai sindacati servi della Fiat.
Marchionne ha deciso di mettere alla prova il tessuto democratico del nostro Paese e di verificare se può ancora contare su un governo complice, come lo è stato quello Berlusconi e dell’ex ministro Sacconi.
Il governo Monti, a cui chiediamo di intervenire per far tornare la Fiat sui suoi passi, sarà giudicato dai lavoratori anche sulla base di come si comporterà in questa vertenza.
Noi lavoratori della Sevel dobbiamo essere coscienti che questa è l'ultima chiamata: non ce ne saranno altre.
Rispondiamo numerosi alla mobilitazione nel nostro stabilimento -unico produttivo del gruppo-; possiamo e dobbiamo ottenere che non venga applicato l'accordo di Pomigliano.
Questo sarà possibile solo con la forte coscienza che bisogna lottare.
Mandiamo un messaggio forte ai sindacati confaziendali e aderiamo alla protesta che USB metterà in atto a partire da martedì, giorno del primo incontro di Fiat con i sindacati.
La USB dichiara