Fermiamo la secessione dei ricchi: il 15 febbraio alle 11.30 in piazza con USB a Montecitorio
Le notizie che stanno circolando in queste ore circa il rinvio della discussione in Consiglio dei Ministri per l'approvazione delle intese con le regioni Veneto, Lombardia ed Emilia-Romagna segnalano le prime difficoltà che sta incontrando il provvedimento sull'autonomia rafforzata. Un motivo in più per premere l'acceleratore sull'organizzazione della manifestazione di Roma e sulla costruzione di un largo movimento popolare di contrasto al federalismo per ricchi.
Il provvedimento rischiava di passare inosservato, così come in questi anni è stata approvata la gran parte delle norme che hanno costruito un sistema di trasferimenti di risorse pubbliche sempre più a favore delle regioni settentrionali e delle aree ricche del paese.
Sulla retorica degli sprechi al sud si è consolidata l'idea che la “responsabilizzazione” regionale della spesa ed il mantenimento territoriale degli introiti fiscali potessero favorire l'efficienza, e si è nascosto lo stato di abbandono nel quale versano i servizi pubblici, le infrastrutture e l'amministrazione pubblica in tutte le regioni meridionali e nel complesso delle aree interne del paese. Si è voluto far credere che il paese a due velocità fosse il prodotto di due diverse mentalità, una attiva e dinamica proiettata in avanti e l'altra parassitaria e colpevole di ostacolare la ripresa del resto del paese.
Il primo nemico che abbiamo da combattere è proprio questo racconto deformato della realtà. La verità è esattamente il contrario di quello che ci raccontano, è la continua spoliazione economica di risorse che ha indebolito tutto il sistema di gestione pubblica del Meridione e i numeri parlano da soli.
È l'ISTAT che ci dice per esempio che nel Mezzogiorno sono a rischio di povertà o esclusione sociale quasi la metà degli individui – il 46,9% della popolazione – mentre al Nord il rapporto è di uno a cinque (il 19,4%). E la spesa pubblica pro-capite è al sud 4472 euro contro i 6034 euro al centro nord, e nella sanità è 1606 al sud contro 1960 euro al nord.
Non c'è alcuna possibilità di rilancio e di riequilibrio attraverso una ulteriore drammatica riduzione delle risorse destinate al sud. Al contrario abbiamo bisogno di un Piano straordinario per il lavoro, l'ambiente ed i servizi che rilanci l'occupazione, affronti il dissesto idrogeologico e la tutela del territorio, combatta l'emergenza abitativa ed assicuri una dotazione di servizi sociali tale da garantire i diritti fondamentali a tutti.
Produrre un significativo riequilibrio del paese e combattere efficacemente le disuguaglianze sociali non sarà possibile se passerà questa nuova forma di redistribuzione delle risorse verso le zone più ricche.
Unione Sindacale di Base