Essere in piazza il 27 ottobre anche per costruire un sindacato che serve
Il 27 ottobre non è soltanto una giornata di protesta politica contro Monti, la Fornero, Passera e il loro governo, contro le loro politiche antipopolari, inique e funzionali ai poteri forti italiani e internazionali, alle banche e alla finanza che stanno affamando milioni di persone in Europa.
E il 27 ottobre non vuole neanche essere una scadenza di protesta soltanto contro quei partiti politici che "rappresentano" il 90% di un parlamento screditato e lontano dai problemi della gente normale e che da un anno appoggiano acriticamente il governo Monti.
I provvedimenti del "Monti pensiero" hanno infatti pesantemente ridisegnato i rapporti economici e sociali, distruggendo anche quel poco che rimaneva di solidarietà e di stato sociale, utilizzando il "sindacato complice" come grimaldello e dispensatore di sonnifero tra lavoratori timorosi, indecisi e fortemente preoccupati per il loro futuro.
Se possibile il ruolo peggiore lo sta svolgendo proprio la CGIL che, come avviene ormai da alcuni anni, si è distinta nel "coprire il lato sinistro" del dissenso, cioè, nel gioco ipocrita di denunciare a parole e nell'agire poi in modo non difforme da CISL e UIL.
La stessa FIOM che un anno fa, a dire il vero spinta più dall'arroganza di Marchionne che non da una reale modifica delle proprie posizioni, sembrava aver imboccato la strada dell'indipendenza nei confronti della Cgil e delle sue politiche concertative, da alcuni mesi ha abbandonato qualsiasi reale opposizione abbracciando nuovamente le logiche della propria confederazione e ricostruendo rapidamente uno stretto rapporto con la Camusso, anche attraverso l'esclusione della sinistra dalla propria segreteria nazionale.
Quindi è necessario partire anche dal dato sindacale per caratterizzare il NO MONTI DAY in senso sociale e fornire cosi ai lavoratori una chiave di lettura diversa ed alternativa.
Basta con l'ambiguità e l'ipocrisia di posizioni sindacali che parlano di diritti e di difesa del salario e poi consentono a Monti e Fornero di poter affermare in Europa che solo in Italia è stato possibile ottenere il peggioramento sostanziale delle pensioni, la cancellazione della contrattazione nazionale, la riduzione dei salari e la libertà di licenziare, senza un minuto di sciopero.
Basta con i danni provocati da questi sindacati: dimostriamo che i lavoratori sono stanchi dei loro contratti al ribasso e delle loro svendite proprio ora che si apprestano a sottoscrivere l'ennesimo accordo sulla produttività che si tradurrà in nuovi sacrifici e aumento dell'orario e dei ritmi di lavoro.
Il nostro impegno da anni è quello di rappresentare al meglio gli interessi dei lavoratori e indicare così un'alternativa credibile a livello sindacale: oggi è indispensabile andare oltre, superare qualsiasi indecisione e indicare con forza che l'alternativa a CGIL, CISL, UIL e UGL non è più una ipotesi e una opzione, ma da una parte una necessità non più rinviabile e dall'altra una possibilità concreta.
Per noi, per USB, anche per questo è importante manifestare: per noi il 27 ottobre 2012 non è soltanto il NO MONTI DAY ma anche un NO CGILCISLUIL DAY dal quale partire per costruire il sindacato che serve ai lavoratori e buttare a mare quella concertazione e quella "complicità" che hanno fatto del sindacato italiano il peggior sindacato europeo... e non solo!