E IL SETTIMO GIORNO DIO NON FECE GLI STRAORDINARI

Roma -

La Cassazione conferma quanto sostenuto dall'USB: non esiste l'obbligo al lavoro festivo. Ma questo non è soltanto il risultato di un ricorso legale che dura da anni. Questa è la giusta e sacrosanta risposta alla mobilitazione che USB sta portando avanti da anni e che Cgil, Cisl e Uil ignorano, o peggio, ostacolano.
I lavoratori del Commercio ora hanno un'arma in più: costruire l'alternativa sindacale nel mondo dei nuovi super-sfruttati del Commercio è per noi di USB un dovere ed un onore.

E' di agosto la sentenza della Corte di Cassazione ( sentenza n. 16592/2015) che sancisce: "il lavoratore non può essere costretto dal datore di lavoro a fornire la sua prestazione lavorativa nelle giornate festive infrasettimanali e che ogni sanzione disciplinare è da ritenersi nulla."

Così si conclude positivamente la battaglia legale intrapresa da una commessa e iniziata nel lontano 2004, ben 11 anni per confermare il diritto Costituzionale di "non obbligatorietà al lavoro festivo".

Questo a conferma di quello che USB denuncia ormai da anni: "Il datore di lavoro è libero di aprire nelle giornate di festa ma non può, in alcun modo, rendere queste giornate obbligatorie come purtroppo accade in molte realtà del commercio. Il lavoratore ha diritto di dare o meno la sua disponibilità al lavoro".

Nei luoghi di lavoro dove USB ha una forte rappresentanza, il datore di lavoro si è trovato costretto a chiedere al lavoratore la sua disponibilità al lavoro festivo. Questo dimostra che lottare per i propri diritti costringe il datore di lavoro al rispetto degli stessi.

Il diritto assoluto di vivere la famiglia, la propria casa e di avere una dignitosa vita sociale, non può continuare ad essere minato dai templi dello shopping, aperti 7giorni su 7, e dalle sfrenate regole del consumismo che vogliono scandire ogni istante della nostra quotidianità.

Su questi temi USB continuerà le sue battaglie nei luoghi di lavoro per ridare la libertà di vivere la propria vita ai milioni di lavoratori e lavoratrici del commercio schiacciati dalle aperture selvagge dei negozi e dei centri commerciali.