Due leggi di iniziativa popolare contro i guardiani dell'ortodossia liberista europea
Difficile dare un giudizio complessivo sul NADEF e sulla prossima manovra finanziaria districandosi tra le mille dichiarazioni, stop&go, marce indietro e improvvise accelerazioni che stanno caratterizzando questi giorni. Difficile pure fare previsioni credibili su come alla fine sarà composta davvero la legge di stabilità. Quello che però è evidente, e probabilmente farà la differenza, è l’atteggiamento dell’Unione Europea e delle istituzioni finanziarie.
Da quando si è avviata la discussione economica e il governo ha presentato le proprie intenzioni si è messo in moto quel micidiale fuoco di sbarramento fatto di innalzamento dello spread, lettere di ammonimento della Commissione europea, abbassamento del rating da parte delle agenzie economiche specializzate…
Insomma è stato tirato fuori e lucidato a puntino tutto l’armamentario a disposizione, quello stesso, per intenderci, utilizzato a piene mani quando a governare era Berlusconi e che, grazie a quel fuoco di fila, fu sostituito dal “tecnico” Monti con le conseguenze sulle nostre vite, i nostri salari, le nostre pensioni, i nostri contratti, il nostro welfare che tutti dovremmo ricordare.
La morale, mettendo per un attimo da parte il giudizio sui singoli capitoli della manovra che daremo quando si sarà diradata finalmente la nebbia, è che chi si azzarda a immaginare una gestione politicamente ed economicamente autonoma di un Paese aderente all’Unione Europea e/o interno all’area euro deve fare i conti con i guardiani dell’ortodossia liberista europea.
Difficile immaginare come andrà a finire, anche se è immaginabile che a un certo punto si affacci sul palcoscenico qualche nuovo tecnico o magari qualche banchiere a fine mandato in cerca di ricollocazione. Il governo terrà botta, anche se le marce indietro sono già all’ordine del giorno? O sbragherà già prima delle elezioni europee che sembra essere il vero traguardo a cui tutti guardano e per raggiungere il quale si è disposti a qualsiasi cosa? Quello che è certo è che o ci togliamo davvero di torno l’asfissiante cappa dei diktat e dei trattati europei oppure non saremo mai davvero liberi di decidere in proprio le nostre politiche economiche e sociali.
Cominciare non è difficile, ci sono in campo due leggi di iniziativa popolare, promosse da Eurostop e dall’USB, che puntano proprio a questo. Una all’abrogazione della modifica dell’articolo 81 della Costituzione che ha introdotto il dogma del pareggio di bilancio, cioè l’impossibilità di sforare nelle spese anche quando queste abbiano un profilo sociale; l’altra per consentire al popolo italiano di pronunciarsi, attraverso un referendum, sulle alleanze internazionali e sulle scelte di politica internazionale – prime fra tutte i trattati dell’Unione Europea – cosa attualmente espressamente esclusa dalla nostra Costituzione, che dice che in materia economica e in materia internazionale non sono ammesse consultazioni referendarie. Firmiamole tutti per riprenderci il nostro futuro.
Unione Sindacale di Base