Decreto Sviluppo e Testo Unico per l'Apprendistato. Due enormi spot elettorali a favore delle imprese
Il Consiglio dei Ministri di ieri, ad una settimana dalla tornata elettorale amministrativa, ha varato un poderoso spot elettorale approvando il cosiddetto Decreto Sviluppo e il Testo Unico dell’apprendistato.
Non si può definire diversamente infatti il contenuto dei due provvedimenti.
Nel primo si proibisce la persecuzione degli ispettori e della guardia di Finanzia nei confronti delle imprese e anzi si prospettano sanzioni per quei funzionari che ‘eccedono nel loro ruolo’ e più i ‘comportamenti saranno gravi più gravi saranno le relative sanzioni nessuna esclusa’ con buona pace della lotta all’evasione fiscale!
In un paese in cui gli unici a pagare le tasse sono i lavoratori dipendenti e i pensionati, in cui l’evasione supera i 120 miliardi l’anno di gettito, a pagare non saranno gli speculatori e gli evasori di ogni specie, ma i lavoratori del fisco.
Una vera e propria manna ricevono i padroni del mattone. Per costruire basterà il silenzio assenso che scatta nelle grandi città dopo 150 giorni dalla domanda.
Tutto ciò si traduce in un’ulteriore liberalizzazione nell’uso del territorio a favore della rendita e del profitto e in un’ enorme semplificazione per l’edilizia privata, con un impatto devastante in un panorama come il nostro devastato dall’abusivismo edilizio. Nello stesso le concessioni balneari cedono il passo al diritto di superficie per 90 anni, con sgravi fiscali per i distretti turistico/alberghieri e con libertà di ampliamento degli stabilimenti, di costruire e deturpare le coste e gli arenili, con porticcioli, attracchi per yacht, ecc.
Non poteva mancare neppure l’ennesima trovata per cercare di depotenziare i referendum per l’acqua pubblica: l’istituzione dell’Agenzia di vigilanza sulle risorse idriche, un’authority per l’acqua, con cui il governo cerca di affossare i due quesiti. L’ennesima farsa, come scrive il Comitato referendario, dato che non è chiaro cosa potrà regolare questa autorità visto che il decreto Ronchi, oggetto del referendum, stabilisce che le società a capitale pubblico debbono cedere il 40% delle azioni entro il 31 dicembre di quest’anno ai privati che sempre per legge avranno il 7% di profitti garantiti e che le gare d’appalto garantiranno a chi vince il monopolio sulla gestione del servizio idrico per un lungo periodo.
Tutto ciò naturalmente verrà meno, come ci auguriamo, in caso di vittoria di Sì ai referendum il 12 e 13 Giugno prossimo.
Lo spottone poi trova il suo clou nell’annunciato piano triennale di assunzione di precari della scuola; si parla di 67 mila precari tra insegnanti ed ATA, ma all’articolo nove del Decreto Sviluppo non c’è traccia di numeri né di tempi certi, si rinvia ad un decreto del MIUR di concerto con il Ministro dell’Economia e della P.A.
I numeri non vengono fuori perché non è chiaro quanti posti si renderanno vacanti nei prossimi tre anni, visto l’aumento a 65 anni dell’età pensionabile anche per le insegnanti, in una categoria dove l’80% è rappresentato dalle donne. Giova ricordare che i precari della scuola ammontano a 250.000 e che i tagli effettuati dalla Gelmini nei due anni trascorsi assommano a 113.000.
Ma la giornata di ieri ha visto anche il via libera al Testo Unico dell’Apprendistato presentato da Sacconi al Consiglio dei Ministri. Dopo il Patto sull’Apprendistato, firmato lo scorso Ottobre con CGIL CISL UIL, con cui già si concedeva al padronato di fatto il Contratto di Primo Impiego, il governo ha varato l’ennesima penalizzante normativa che a suo dire dovrebbe aprire le porte all’occupazione giovanile. Si abbassa l’età minima per il lavoro da 16 a 15 anni; potranno essere assunti in tutte i settori di attività i giovani che abbiano compiuto 15 anni e che potranno assolvere all’obbligo scolastico con un anno di lavoro. L’apprendistato potrà durare 3 anni per questi giovanissimi e fino a sei anni per chi ha tra i 17 e i 29 anni; viene spacciato come un contratto di lavoro a tempo indeterminato, ma in realtà alla fine di questo periodo si potrà essere licenziati senza troppe giustificazioni.
L’apprendistato varrà anche per attività di ricerca e di alta formazione, o per il conseguimento del diploma di scuola media superiore o universitario. Come dire forza lavoro specializzata a basso costo per le imprese.
Il Testo prevede l’apprendistato anche per la Pubblica Amministrazione e per l’assunzione di lavoratori in mobilità ai fini di una loro qualificazione!
Non va dimenticato che in forza del Decreto Legislativo 276/2003 applicativo della cosiddetta Legge Biagi, l’inquadramento degli apprendisti può essere di due livelli inferiore all’inquadramento previsto per lavoratori normalmente assunti che svolgano le stesse mansioni e che molti contratti prevedono che solo alla fine del periodo di apprendistato si possa arrivare allo stesso inquadramento.
In sostanza si tratta veramente di un altro bel regalo alle imprese, che potranno contare su migliaia di lavoratori precari a basso costo, visto che la stessa ISFOL definisce la formazione nelle imprese alla stregua di una cosmesi che solo nel 20% dei casi viene attuata una qualche sorta di formazione.
Un esercito di giovanissimi, giovani e meno giovani che potranno essere licenziati alla fine del contatto sulla base di un giudizio del datore di lavoro e per questo soggetti a ricatti e sfruttamento.
Non sorprende che la CGIL, al pari di CISL e UIL, abbia valutato positivamente questo provvedimento e si sia detta pronta a sottoscriverlo.
Sorprende di più che si erga a paladina dei precari, tanto da farli sfilare oggi in testa ai cortei del suo sciopero generale, e che ad esso abbiano aderito tante istanze e settori di movimento che della lotta alla precarietà hanno fatto in questi anni la loro bandiera.