Dalla Corte Costituzionale un nuovo colpo alle leggi che hanno smantellato il diritto del lavoro e aperto la strada alla libertà di licenziare

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Con un comunicato del 24 febbraio 2021 la Corte Costituzionale ha informato di aver dichiarato anticostituzionale la parte della Legge Fornero che disciplinava la possibilità di reintegrazione sul posto di lavoro per i licenziamenti di natura economica.

L’allora ministro Fornero, come noto, con la legge n.92 del 2012, colpì pesantemente il diritto alla reintegrazione sul posto di lavoro in caso di licenziamento ingiustificato, in particolare per quelli di natura economica. Il governo “tecnico” di Mario Monti smantellò con questa legge una delle più grandi conquiste del movimento operaio italiano, l’art. 18 dello Statuto dei Lavoratori, che prevedeva che il lavoratore illegittimamente licenziato venisse reintegrato nel posto di lavoro con pagamento anche delle retribuzioni spettanti dal momento del licenziamento fino alla reintegrazione nel posto di lavoro.

La legge Fornero aprì la strada alle aziende per poter licenziare impunemente, poiché consentiva il licenziamento per “motivi economici” e il giudice, anche quando riscontrava che il licenziamento fosse palesemente ingiustificato, poteva arbitrariamente decidere di condannare l’azienda ad un risarcimento economico invece della reintegrazione del lavoratore. L’obbligo della reintegrazione rimase invece in piedi per i licenziamenti effettuati per giusta causa e ritenuti illegittimi dal giudice.

Con questa sentenza la Consulta dichiara incostituzionale questa disparità di trattamento nelle sentenze aventi ad oggetto i licenziamenti illegittimi comminati per motivi economici e quelli per giusta causa, ovvero l’obbligo di reintegrazione per i licenziamenti comminati dall’azienda per giusta causa e ritenuti illegittimi e la facoltà del giudice di decidere sulla reintegra o, in sua sostituzione, una indennità risarcitoria nel caso di licenziamenti per motivi economici.

Contro la Legge Fornero e a difesa dell’art. 18 dello Statuto dei Lavoratori, l’USB dette avvio immediatamente a scioperi e manifestazioni in tutto il Paese, culminati con la grande manifestazione di Milano che denominammo “No Monti Day”. Da allora non abbiamo mai rinunciato a batterci per il ripristino dell’art.18 dello Statuto dei Lavoratori. Con questa sentenza i lavoratori e le lavoratrici tornano ad avere un reale elemento di tutela contro i licenziamenti illegittimi, oggi ancora più necessaria a causa degli effetti che la pandemia sta avendo sui posti di lavoro.

In ultimo vogliamo ricordare che già nel 2018 la Corte Costituzionale aveva colpito una delle leggi infami contro i lavoratori, il famoso “Job act” del governo Renzi che prevedeva le cosiddette Tutele Crescenti. Anche in questo caso la Consulta dichiarò anticostituzionale il fatto che, nel caso di licenziamento ingiustificato, al lavoratore dovesse essere erogata dal datore di lavoro una semplice indennità sostitutiva della reintegrazione nel posto di lavoro calcolata unicamente sulla base dell’anzianità di servizio.

Sono due sentenze che smontano un pezzo importante delle leggi filo padronali che negli ultimi anni hanno consentito alle imprese di esercitare un forte potere ricattatorio sui lavoratori e le lavoratrici.

Le lotte di questi anni hanno prodotto un risultato importante e le sentenze della Corte Costituzionale dimostrano quanto le nostre battaglie fossero fondate.

Unione Sindacale di Base

27-2-2021

 

IL LINK AL COMUNICATO DELLA CORTE COSTITUZIONALE