DA BRUNETTA ALLA MADIA LA MUSICA NON CAMBIA

Nazionale -

Ci risiamo.  Il Ministro Madia torna alla carica e fa riempire i giornali di titoli che inneggiano alla “caccia al fannullone del pubblico impiego”.


Contratti bloccati dal 2009.
Migliaia di precari in attesa di stabilizzazione.
240mila posti di lavoro persi in dieci anni.
835mila lavoratori che andranno in pensione nei prossimi anni.
Età media superiore a 50 anni.
Servizi pubblici ormai al collasso in  molti settori.


Questi i veri problemi della Pubblica Amministrazione che però in tre anni di governo il Ministro Madia si è ben guardata dall'affrontare.


Licenziamenti, stretta sulle malattie e sui permessi della L.104.


Questi i provvedimenti del Ministro che, in perfetta continuità con l'azione di governo sul settore pubblico inaugurata da Brunetta, continuano nella direzione  dell'attacco alla Pubblica Amministrazione voluto dall'Unione Europea e perseguito da tutti i governi. 

      
Nessun dato infatti giustifica interventi come quello che in questi giorni viene strombazzato da tutti i media relativamente a  licenziamenti e malattie.


Il fenomeno dei cosiddetti furbetti del cartellino, che ben ci guardiamo dal difendere, riguarda una percentuale infinitesimale di dipendenti pubblici e i dati ci dicono che le assenze per malattia sono in calo. Non c'è nessuna evidenza oggettiva che rende necessario questo tipo di intervento.


E allora il perché di questa nuova campagna si può trovare solo nell'esigenza di rimettere i lavoratori pubblici alla berlina per poter continuare nell'annientamento del settore pubblico perseguito con feroce determinazione dall'Unione Europea.


Non a caso nella costruzione artificiosa del contesto per la nuova campagna “anti-fannulloni”,  su alcuni giornali vengono citati i dati sulle troppe assenze,  sommando a quelle per malattia quelle relative ai permessi retribuiti, nei quali magari comprendere anche le assemblee sindacali. Si mette tutto insieme come se tutto fosse frutto di un abuso. O di un eccesso di diritti.


È chiaro che siamo di fronte ad un nuovo pesante attacco ai diritti nel senso più complessivo del termine e quindi anche alla possibilità per i lavoratori di organizzarsi e reagire. Mortificare i lavoratori, ridurli in uno stato di non reattività, privandoli persino degli strumenti minimi di organizzazione e difesa dei propri diritti.


Questo è il piattino che ci stanno preparando, chiaramente avvelenato, ed è molto probabile che ci venga servito con il rinnovo del contratto diventato ormai, soprattutto grazie alla complicità di CGILCISLUIL, uno strumento padronale più che dei lavoratori.


Dobbiamo reagire con urgenza, riprenderci ciò che ci spetta di diritto e mandare a casa i sindacati complici.  


Se non saremo in grado di impedire che questo progetto si compia definitivamente, dopo sarà troppo tardi e cercare di risollevarsi sarà mille volte più difficile.                                                                                                                      USB Pubblico Impiego