CRI: IL PRECARIATO ISTITUZIONALIZZATO

In allegato il volantino

Nazionale -

    In data 28 maggio si è svolto un incontro tra Amministrazione e OO.SS., su tavolo nazionale, sui seguenti argomenti: sottoscrizione definitiva C.I.E. 2007, situazione precariato, rivisitazione complessiva impianto contrattuale, calendarizzazione progressioni giuridiche ed economiche.


    Sin dalla vigilia era fin troppo chiaro che, nonostante l'importanza e l'urgenza di un confronto sul terzo punto dell'O.d.G., da noi fortemente richiesto e più volte sollecitato, relativo ad una rivisitazione dei principali istituti contrattuali (incentivazione, sistema indennitario, straordinario, maggiorazioni e turni), il tema di discussione più caldo sarebbe stato quello relativo alla situazione del precariato, soprattutto in considerazione dell’imminente scadenza del 31 maggio, vale a dire tra  due giorni, imposta dal D.P.R. del 29.12.07 emanato ai sensi del’art.1 comma 19 Legge 296/2006 (Finanziaria 2007) con il quale la CRI è stata autorizzata alla stabilizzazione di 16 unità.


    Sulla questione, in termini complessivi, l'Amministrazione ha illustrato alle OO.SS. la posizione di tutti i lavoratori con contratto di lavoro a tempo determinato in forza sul territorio nazionale, aggiornata e dettagliata per requisito temporale e tipologia; a corredo della relazione esplicativa verbale, sono stati distribuiti vari elenchi ed elaborati.


    È apparso, nell'occasione, un aspetto nuovo della tecnostruttura della CRI, decisamente accresciuto nella gestione e nel governo dei dati del personale, rispetto alla cronica e palese approssimazione dimostrata puntualmente in ogni analoga circostanza.


    Chissà se questa inaspettata dote sia destinata a diventare patrimonio della CRI o sia solo da collegare all'esigenza di favorire qualche sporadico caso...................


    Ma procediamo per gradi.


    Innanzitutto cerchiamo di collocare con precisione la questione nel contesto complessivo che la caratterizza. Oggi il mondo della Pubblica Amministrazione è nel pieno turbine di una ondata propagandistica orientata al massacro qualunquistico. Tutto ciò che è pubblico, compresi i lavoratori, peraltro affetti dalla “sindrome del fannullone”, rappresenta un peso per la collettività, una perdita per il bilancio dello Stato. D'altra parte gli slogan mediatici che hanno caratterizzato le recenti elezioni politiche ed amministrative, su entrambi i fronti, erano palesemente orientati, oltre alla battaglia sulla sicurezza, proprio ad una demagogica ristrutturazione della macchina pubblica del paese.    È evidente che chi ha vinto le elezioni e che oggi governa, abbia l'esigenza di mantenere il diabolico impegno assunto con gli elettori.


    Ecco, appunto, veniamo all'attualità: proprio ieri il neo Ministro della Funzione Pubblica ha convocato le parti sociali per svelare il suo “prezioso piano industriale”. All’incontro la RdB CUB, per una precisa scelta politica, non ha partecipato (per le motivazioni rinviamo alla lettura dei nostri comunicati stampa sul nostro sito www.nazionale.rdbcub.it). 

 
    È chiaro ed evidente, facilmente prevedibile peraltro, di cosa tratti questo “piano industriale”. Per saperlo basta leggere qualsiasi quotidiano.
Quello che ci preme precisare nel presente comunicato è che gli scenari che rappresenta questo “fantomatico piano industriale”, nelle sue linee di indirizzo, per il futuro del precariato della Pubblica Amministrazione, appaiono senza ombra di dubbio neri.


    Alla luce di quanto sopra precisato è evidente che per i precari della CRI rientrare nell'ultimo  citato DPR del 29 12 07 che autorizza le ultime stabilizzazioni, per le quali la CRI, come abbiamo già precisato, deve trasmettere i relativi elenchi alla Funzione Pubblica entro il 31 maggio p.v., rappresenta la sola possibilità di trasformazione del proprio rapporto di lavoro.  

Bene veniamo a noi.   

L'Amministrazione, al termine di un percorso interminabile di verifiche e confronti, dopo mesi e anni impegnati nello studio della questione, dopo aver valutato analiticamente caso per caso, alla luce della normativa vigente, ha ufficialmente comunicato al tavolo che, a fronte di un numero complessivo di 1894 unità di dipendenti della CRI con contratto a tempo determinato, con esclusione del personale militare ed ex ARES, la situazione è la seguente:


1.    n.   15 lavoratori (15 e non 16 per motivi non ben precisati), essendo in possesso del requisito utile alla stabilizzazione, in quanto adibiti a compiti istituzionali, rientrando nel numero della autorizzazioni previste dal DPR del 29 12 2007, hanno diritto all'assunzione. La CRI deve trasmetterne i dati alla F.P entro il  31 maggio p.v.;


2.    n. 1450 lavoratori, pur essendo in possesso del requisito utile alla stabilizzazione, essendo stati assunti in regime convenzionale, nell'impossibilità quindi della CRI di procedere all'assunzione, restano in attesa di una soluzione;


3.    n. 4 lavoratori, pur in possesso del requisito utile alla stabilizzazione od in attesa di maturarlo, non avendo consegnato nei tempi la domanda di partecipazione al bando per la stabilizzazione, restano esclusi da qualsiasi soluzione;


4.    n. 432 lavoratori, non avendo ancora maturato il requisito utile alla stabilizzazione ed in attesa di maturarlo, essendo stati assunti in regime convenzionale e nell'impossibilità quindi della CRI di procedere all'assunzione, al maturare del requisito anzidetto, andranno ad aggiungersi  ai n.1432 di cui sopra in attesa di una soluzione.



    E' quindi ormai ufficiale: l'ultimo autobus è partito, ma senza gli oltre 1800 lavoratori a tempo determinato della Croce Rossa Italiana, che sembrano condannati ad una vita da precari, un vero e proprio esercito, oltre la metà della pianta organica dell'Associazione.


    Dopo avere assistito alla definizione e all'applicazione di ben due Finanziarie, che hanno previsto la definizione di un percorso di stabilizzazione e che ha anche visto l'elaborazione di una norma speciale per i precari della CRI, ebbene sì, il risultato è che vengono stabilizzati solo 15 lavoratori.


    Tale drammatica prospettiva ha scatenato una reazione molto forte da parte di tutte le OO.SS., che unitariamente hanno rigettato quanto rappresentato dall’Amministrazione, proclamando  l’immediato stato di agitazione di tutto il personale.


    Il fronte sindacale, nella contrapposizione, è apparso compatto nella volontà di proseguire nella battaglia fino al raggiungimento dell’obiettivo della stabilizzazione di tutto il personale precario.


    Certo è che se tale omogeneità si fosse manifestata sin dai tempi immediatamente successivi all’accordo del 20 12 2006 sottoscritto al Ministero della Salute con il Sottosegretario Zucchelli e se tutti insieme ci fossimo schierati per il rispetto dello stesso, probabilmente la situazione attuale mostrerebbe aspetti meno drammatici.


Il nostro dissenso, lo ricordiamo, origina dal sorgere di quella dannata ipotesi di coinvolgere le Regioni, ipotesi chiaramente alternativa all’applicazione del comma 519 della Finanziaria 2007.


Su questa riflessione sembra essersi orientato recentemente anche il Presidente Nazionale che, in una nota diretta ai Ministri del Lavoro, Economia e Funzione Pubblica, esplicita la propria preoccupazione per il destino del personale precario, in ragione della specifica funzione particolarmente importante e delicata per la collettività. A tale scopo il Dott. Barra, sollecitando un intervento fattivo e risolutivo da parte delle Regioni stesse, evidenzia, a nostro parere, di aver preso coscienza che il  percorso è assai complicato e di difficile attuazione.


    Da non sottovalutare un aspetto: c’è qualcuno che afferma la non legittimità della posizione dei 15 fortunati destinati all’assunzione. Per la RdB CUB, al di là dei nominativi e delle posizioni, non esistono né 1 né 15 ma solo 1894 lavoratori.   


La RdB CUB ribadisce la propria posizione sulla questione (a tale scopo si invita alla consultazione dei nostri precedenti comunicati del 31/5, 1/6, 13/6, 28/8, 13/9, 27/9, 8/10, 12/ 10, 5/11, 12/11, 23/11, 27/11, 21/12 del 2007 ) come peraltro pubblicamente affermato sia nel corso dei vari incontri effettuati alla CRI, alla Funzione Pubblica e al Ministero della Salute, sia nel corso di ben due assemblee pubbliche organizzate presso la Camera dei Deputati nel periodo di discussione della Finanziaria 2008. Per questo motivo abbiamo più volte abbandonato il tavolo di confronto e, come massima espressione di lotta, abbiamo anche chiamato i lavoratori in sciopero.  


Invitiamo tutti i lavoratori a  partecipare attivamente allo stato di agitazione indetto.

 

29 maggio 2008