Congresso Nazionale RdB - Documento USI RdB Ricerca - 21/23 maggio 2010
In allegato il documento impaginato
Questo documento congressuale intende essere uno strumento agile di discussione e di riflessione, in quanto riteniamo inopportuno ripetere le analisi fatte in occasione dell’ultimo congresso di USI/RdB e dell’Assemblea Nazionale della CUB che purtroppo si stanno rivelando drammaticamente esatte. Pertanto lo scopo di questo documento è quello di fissare solo alcuni punti che riteniamo debbano essere oggetto della discussione nei congressi aziendali ed in quello nazionale.
La fase politica attuale così come l’abbiamo analizzata nel documento congressuale di USI/RdB del dicembre 2008 e poi nel documento dell’Assemblea Nazionale della CUB del maggio scorso, si sta materializzando in tutta la sua drammaticità.
La crisi è ormai un elemento strutturale con il quale dovremo fare i conti per molti anni, e che sta producendo già oggi effetti devastanti. Licenziamenti, cassa integrazione, mobilità, precarietà stanno ormai aumentando di giorno in giorno con un sindacato collaborazionista avendo dismesso ormai da tempo le vesti di rappresentante degli interessi dei lavoratori è impegnato soprattutto a circoscrivere e diluire il conflitto che si sta producendo naturalmente. Nel frattempo i padroni con la complicità del Governo mettono mano alle leggi sul lavoro realizzando la più grande offensiva di classe che si è registrata dal dopoguerra ad oggi. Una serie di provvedimenti che stravolgono il mondo del lavoro così come lo abbiamo conosciuto nel secolo scorso, cancellando tutte le conquiste frutto delle lotte dei lavoratori. Un esempio su tutti il recente collegato al lavoro che oltre alla modifica dell’art.18 riduce i diritti dei lavoratori ai minimi termini. Lo stesso ruolo del sindacato viene oggi modificato, con l’assenso dei diretti interessati, per assicurare l’azzeramento del conflitto. Il movimento dei lavoratori non è in questo momento in grado di rispondere adeguatamente a questi attacchi in quanto ormai privo di una coscienza di classe, conseguenza diretta della destrutturazione realizzata con l’introduzione massiccia della precarietà e con l’abbattimento culturale dei riferimenti classici del movimento dei lavoratori, che gli consenta di interpretare la realtà secondo un ottica non individuale, ma collettiva, appunto di classe. In questo senso i sindacati collaborazionisti hanno giocato un ruolo fondamentale riducendo il sindacato ad una società di servizi e diventando di fatto co-gestori del potere. Un movimento, quello dei lavoratori, che oggi quindi non trova riferimenti credibili nel sindacato classico, si muove sullo spontaneismo, rispondendo alla crisi con gesti disperati di piccoli gruppi di lavoratori disorganizzati che vengono poi convogliati dalla politica, con il conforto dei media, nell’ambito dei casi umani e quindi disinnescati della loro valenza politica e del loro potenziale conflittuale.Nel pubblico impiego la situazione non è più allegra perché se da un lato ancora non assistiamo ai licenziamenti che si stanno verificando nel privato, dall’altro è indubbio che l’attacco nei confronti del lavoro pubblico è particolarmente aggressivo e sta trasformando anche questo settore erodendo diritti ed eliminando garanzie. Come già è stato detto nei documenti citati, l’attacco ai dipendenti pubblici è funzionale allo smantellamento del settore pubblico e quindi il danno che viene prodotto è doppio: un danno diretto che pagano i lavoratori del pubblico impiego ed indiretto che pagano tutti i cittadini con la riduzione dei servizi sia in termini quantitativi che qualitativi.La Ricerca a partire dalla legge 133 non è stata risparmiata da queste dinamiche e solo un grande movimento, del quale USI/RdB è stata protagonista, ha consentito di limitare i danni che le iniziative legislative del Ministro Brunetta hanno comunque realizzato. È interessante analizzare a fondo perché solo rispetto a questo settore il Ministro ha dovuto fare qualche passo indietro.Sicuramente c’è la percezione che l’opinione pubblica ha della ricerca che crea intorno al nostro settore un alone di “nobiltà” che rende difficilmente sostenibile un attacco troppo diretto. C’è poi un dato soggettivo rappresentato dalla tipologia di lavoratori del settore che per estrazione culturale e provenienza politica mostrano solitamente una consapevolezza che non si ritrova negli altri comparti. Entrambi questi fattori potrebbero essere comuni anche alla scuola, settore che però non è riuscito ad incidere minimamente nelle controriforme ancora in atto ed oggi registra una sconfitta drammatica. La differenza sostanziale tra il nostro settore e la Scuola è la presenza di un sindacato di base conflittuale estremamente radicato nei posti di lavoro. La presenza di USI/RdB ha giocato una doppia funzione. Una diretta in quanto ha materialmente mobilitato migliaia di lavoratori su parole d’ordine estremamente chiare e radicali creando conflitto nelle piazze e nei posti di lavoro.Uno indiretto in quanto rispetto a questa capacità di radicalizzazione dello scontro gli altri sindacati, in particolare la CGIL, hanno dovuto, loro malgrado, cercare di correrci dietro rafforzando le nostre posizioni.Nonostante tutto ciò c’è da dire che la Ricerca continua ad essere posta sotto attacco attraverso i tagli ai bilanci, il blocco delle stabilizzazione e l’incremento della precarietà, il coinvolgimento nelle leggi di Brunetta come quella sulla falsa meritocrazia, la modifica dei comparti. Quest’ultimo aspetto rischia di vedere cancellate le peculiarità del nostro comparto, con danni gravissimi per i lavoratori e per il funzionamento degli Enti. È evidente che alcune dinamiche si decidono in ambienti al di sopra dei settori e questo pone alcuni interrogativi rispetto agli strumenti dei quali siamo dotati per intervenire in queste dinamiche. Per quanto sarà possibile resistere agli attacchi che la ricerca sta subendo rispondendo esclusivamente come sindacato di settore? Ha senso continuare a difendere il nostro piccolo mondo mentre tutto intorno stanno si stanno facendo macerie dei diritti conquistati da un secolo di lotte dei lavoratori?È chiaro che per far fronte a questo stato di cose non basta un sindacato di settore, ma è necessario un sindacato generale che sia in grado di rappresentare esclusivamente i bisogni dei lavoratori senza nessuna sorta di compatibilità e di fare fronte alle trasformazioni che hanno ormai profondamente mutato la natura dei rapporti di lavoro. Un sindacato nel quale le categorie ed i settori trovino il completamento delle loro rivendicazioni anche sul piano generale.Se l’analisi di questo documento è corretta ed esistono le condizioni oggettive per la costruzione di una nuova ed adeguata Confederazione sindacale, si pone con forza la necessità di corrispondere soggettivamente ed in maniera organizzata a tale esigenza. È ovvio che la costruzione di una nuova organizzazione prevede la fine delle precedenti forme organizzative e la ridefinizione completa di un nuovo progetto condiviso che tragga e faccia propri i risultati e le esperienze più riuscite dei soggetti che lo vanno a comporre. Per questo il nuovo soggetto si doterà di una forma organizzativa che risulterà diversa dalle precedenti, per noi come per le altre organizzazioni che aderiscono al progetto, e che sarà articolata come segue.Due sindacati di categoria, due vere e proprie macro aree intercategoriali, una del lavoro pubblico e una del lavoro privato, daranno vita al soggetto Confederale nazionale e generale che si articoleràsul territorio regionale e provinciale. La Confederazione dovrà assumersi il compito di elaborare gli indirizzi strategici complessivi ed unitari in stretta relazione con i sindacati di categoria;programmare, favorire ed attuare lo sviluppo, la crescita organizzativa, il ricambio generazionale;favorire la formazione e la crescita di un gruppo dirigente largo e diffuso sempre più omogeneo;progettare la crescita e/o la nascita degli strumenti di servizio e di assistenza ai lavoratori in materia fiscale, di tutela legale, di patronato; rappresentare anche attraverso le proprie articolazioni territoriali le scelte politiche del nuovo sindacato nei confronti del governo nazionale, di quelli territoriali, della rappresentanza delle imprese.Le due macroaree intercategoriali risponderanno all’esigenza di ricomposizione del mondo del lavoro artatamente diversificato in mille rivoli contrattuali pur se operanti nello stesso specifico lavorativo e garantiranno, con questa forma, la nazionalità alle organizzazioni di settore in cui le macro aree si articoleranno dotandosi di regolamenti interni che ne garantiscano autonomia negoziale ed economica all’interno di un quadro generale politico condiviso. Ogni articolazione, confederale, nazionale di categoria, di settore, territoriale avrà la propria autonomia economica realizzata attraverso una progressiva armonizzazione del valore delle quote sindacali e un meccanismo automatico e garantito di ripartizione delle risorse ad ogni livello. Dovendo necessariamente armonizzare modelli e comportamenti assai diversi tra loro, frutto delle storie di ciascuno, sia sul piano del modello organizzativo che su quello economico, il nuovo soggetto sindacale attraverserà una fase transitoria lunga il tempo necessario a portare a regime quanto prevedremo negli Statuti unitari e avendo così il tempo per definire concordemente eventuali modifiche sia agli statuti che ai regolamenti attuativi.USI/RdB assumerà lo statuto del nuovo sindacato, ma non cambierà immediatamente nome conservando l’attuale denominazione fino al completamento delle elezioni RSU previste per novembre 2010. Questo allo scopo di non disorientare l’elettorato e di non incorrere in problemi di rappresentanza.Come USI/RdB mettiamo a disposizione del nuovo soggetto sindacale la nostra straordinaria esperienza già frutto di un’operazione unificante, nella convinzione che USI/RdB rappresenti un patrimonio che proprio nel progetto del nuovo soggetto sindacale potrà trovare continuità ed essere ancor più valorizzata. In questo senso continuiamo nel percorso partito lo scorso anno con la partecipazione all’assemblea nazionale CUB e continuato con il lavoro nelle commissioni che hanno studiato le migliori modalità per realizzare il nuovo soggetto sindacale. Pertanto in questo congresso siamo chiamati a formalizzare la fusione per incorporazione di USI/RdB nella nuova confederazione USB, inizia una nuova avventura nella quale ci caliamo con tutto l’entusiasmo possibile di chi sta cercando di realizzare un passo importante per i lavoratori, per il sindacalismo di base e per il Paese. Lanciamo il cuore oltre l’ostacolo, chiudiamo un’esperienza straordinaria, per creare un nuovo sindacato che raccolga e valorizzi le variegate esperienze del sindacalismo di base e di quello autonomo proponendosi come alternativa concreta e credibile per quel movimento dei lavoratori che oggi vaga orfano tra le macerie lasciate dalla crisi.